martedì 24 novembre 2020

LOREDANA D'ALFONSO LEGGE "IL TUFFO"DI LUCA GIORDANO

Loredana D’alfonso su “Il tuffo” di Luca Giordano



In questa raccolta di racconti Luca Giordano, poeta e scrittore,  dà vita ad un insieme di spunti narrativi estremamente godibili.

“Il tuffo”, il racconto di apertura che dà il titolo all’intera silloge, è una potente metafora della vita e della grande occasione di crescita e di conoscenza che rappresenta per tutti noi.

La costa tra Gaeta e Sperlonga rappresenta la gioventù dell’Autore, durante la quale “si beve la luce calda senza l’urgenza del tempo che scorre”.

Il mare può essere calmo come il rincorrersi regolare dei giorni, ma può nascondere l’insidia di un’ improvvisa burrasca.

E quando l’onda arriva, limpida o torbida che sia, la bracciata deve arrivare.

Non ci si può mai fermare.

Luca analizza il senso del tuffo, che è una domanda di vita.

Il momento in cui i muscoli si tendono, la loro plasticità, l’attimo di sospensione in aria, lo srotolamento del corpo e l’impatto con l’acqua che sembra aprirsi al contatto del corpo teso come una freccia.

E’ la rappresentazione evidente dell’intelletto, della sensibilità e  della fisicità che penetrano l’esistenza.

L’Autore affronta, nella sua opera, temi interessanti , in primis la follia. Il suo racconto dedicato all’accumulatore seriale destabilizza i nostri pensieri, e, con una forte dose di ironia, l’Autore accosta la stravaganza del personaggio alla nostra “normalità”.

Prima di leggere questa raccolta, edita da “Enoteca letteraria” nel 2017, ho sempre ascoltato e letto Luca come poeta e non come narratore, ma sicuramente i suoi racconti hanno un’impronta fortemente poetica.

Con “Il Professore e Memnosine”  si entra in una dimensione decisamente lirica.

Il sorriso di Memnosine ed i suoi dialoghi con il Professore sono un distillato della Poesia di un Autore che ama la profondità e la bellezza, concetti che introducono un altro tema caro al Nostro e sempre presente nella sua produzione artistica: la donna, elemento salvifico e necessario. Queste donne scultoree, che si vestono della loro nudità, sono molto presenti nella produzione letteraria di Luca.

Penso ad esempio alla sua Venere di Lampedusa - estremamente attuale -  con la pelle che sa di cherosene che emerge dall’acqua, penso a Giuditta, vestita di bianco, (spesso citata da Luca nei nostri splendidi incontri letterari, purtroppo interrotti a causa di questo tempo sospeso che stiamo vivendo), che libera dall’assedio la città giudea di Betulia e uccide il generale assiro Oloferne.

Le donne dell’Autore vincono le battaglie con la forza immensa della loro luminosa fragilità.

Nel racconto “Intervista ad un sopravvissuto”, è  ancora la donna, questa volta una  straniera, tenera, accogliente, che bacia le ferite del naufrago e se ne prende cura.

Anche la natura ed il mondo animale hanno il loro posto nella narrativa di Luca Giordano.

Il gatto Platone ci racconta gli uomini visti dai suoi occhi ed è molto bello e condivisibile il concetto che ci trasmette a proposito dei libri.

“I libri sono una specie di prolungamento della memoria, questi oggetti ricordano agli uomini qualcosa che, altrimenti, scorderebbero.

Credo che dentro i libri ci sia qualcosa di magico…”.

Chi può saperlo più di noi?

Come in effetti è magico Lepisma, l’insetto che vive tra i libri, al quale è dedicato un altro breve e divertente racconto.

“Raffaele e la realtà” ci porta in un mondo molto vicino all’impegno quotidiano di Luca, la disabilità.

Handicap fisico, psichico, che tramite un narrare toccante e uno stile fluido, diventa unicità.

La storia di Raffaele, affetto da sindrome autistica, è narrata dal suo Angelo custode.

Raffaele parla di sé stesso in terza persona, non riesce ad immaginare nulla che non sia reale, si dondola quando è nervoso.

L’Angelo, quindi, racconta quello che lui non può e la penna di Luca disegna  i genitori del protagonista in modo perfetto.

“Il padre è il timore di essere nulla”.

Poche parole, come graffi, di una efficacia che fa male, evocano una figura di genitore autoritario, distante.

“La mamma - invece -  è un colore caldo, dolce. La mamma è la terra dove è nato questo albero storto”.

Questo albero storto è unico, è un capolavoro, sembra gridare Luca al mondo, è un gioiello cesellato dalle mani di un Dio che ama gli uomini.

Queste sono le verità dell’Autore che in “Maledetti poeti”, racconto che è diventato un soggetto teatrale messo in scena con grande successo, raggiungono vette elevatissime di sensibilità e lirismo.

 

Tre grandi personaggi, Primo Levi, Dino Campana e Pier Paolo Pasolini si interrogano sui loro personali destini e su quelli di tutti gli esseri umani.

Primo Levi, perseguitato dagli aguzzini della purezza ariana, Dino Campana, il poeta diventato invisibile al mondo sotto il marchio della follia, Pasolini, il  capro espiatorio sacrificato  - come ci dice Luca -  sulle fondamenta della società dei consumi.

“A volte ci si chiede perché il destino si accanisca contro individui armati solo della parola…..la notte è scura come la nostra coscienza, quando si è addormentata dall’abitudine e dalla rassegnazione..…Sono poche le luci che la illuminano…e queste luci passano attraverso le fessure che sono gli sguardi di poeti…..spesso non capiamo la loro grandezza, odiamo quello che ci fanno vedere e gridiamo: “Maledetti Poeti!’”.

La danza dei migranti ci rapisce dal palco del teatro, con il suo volteggiare di stracci colorati, e Luca ci presenta la Poesia che è la sua compagna di vita, colei che gli sussurra nell’orecchio tenendo desta la sua coscienza.

Ci sono ricordi di infanzia, cronache di solenni indigestioni, nei racconti dell’Autore, e ci sono, infine, gli Angeli.

 

Anche dove non dovrebbero esserci, anche dove non c’è il coraggio di invocarli e nemmeno di nominarli.

Perché Luca ha il suo segreto e sa dove incontrarli.

Mi troverai nelle pieghe della vita degli uomini, mi troverai negli sguardi più insignificanti, in un mendicante per strada, negli occhi di un anziano in Istituto, perché non tutti gli uomini si ricordano di avere in se stessi un angelo, che permette loro di vivere non come un insetto affamato, aggrappato all’ultimo boccone di cibo che ha trovato, ma  come un essere che ha in eredità l’universo e la sua bellezza’.

Loredana D’Alfonso

 

 

 

2 commenti:

  1. Questa recensione della Raccolta di Racconti del nostro carissimo Luca, scritta con la penna intinta nel cuore e nel sangue da una Loredana D'Alfonso immensa, è il giusto tributo alle capacità letterarie dell'Autore, conosciuto dai più in veste poetica, che sa cimentarsi in prosa in modo geniale. Conosco molto bene l'Opera in oggetto, Lory ha saputo donarle pennellate magistrali esaltando gli aspetti fondanti dei racconti e della vita di Luca. Egli si dedica alle persone affette da instabilità psichica all'interno della Comunità di Sant'Egidio e le tematiche narrate mettono in rilievo l'attenzione e la sensibilità con la quale sa accostarsi a questi problemi. Il motto del nostro amico è che nella vita i punti di debolezza possono rivelarsi punti di forza. Ed è un messaggio che Loredana sottolinea nella sua esegesi con attenzione encomiabile. Nel testo è contenuta, inoltre, la sceneggiatura di "Maledetti Poeti", che grazie al regista Pio Ciuffarella, caro ai nostri cuori, è divenuta una splendida, commovente rappresentazione teatrale. L'Opera, suggerisce un raffinato accostamento tra gli esclusi della Letteratura del '900, Campana, Levi e Pasolini, come ha evidenziato Lory e i migranti del nostro tempo. Un libro che tutti dovrebbero leggere, in particolare in periodi di dolore come quello che ci troviamo ad attraversare, per riflettere sulle grandi verità dell'esistenza. Ringrazio Loredana per aver scelto questo testo nel suo periodo di lavoro 'matto e disperatissimo' di recensioni dei libri presentati a Roma e ringrazio Luca per la sua grandezza morale e letteraria. Concludo abbracciandoli fraternamente insieme al Nume Tutelare che rende possibili queste magie.

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  2. Carissima Maria, grazie innanzitutto per il tuo bellissimo commento. Abbiamo condiviso tante presentazioni di libri, spesso ottimi, e ricordare questa Opera di Luca Giordano mi è sembrato giusto, soprattutto se la rileggiamo in questi tempi sospesi.
    Tutta La silloge è stupenda, ma la parte finale dedicata agli Angeli riassume, e lo dico con il cuore, il significato più autentico della vita.

    Un forte abbraccio a te e al nostro Nume tutelare che protegge l'Isola felice di Leucade!

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