PRESENTAZIONE
L’arte di Roberto Mestrone nei ricami del
verso, nella profondità delle tematiche.
Fin da subito è da mettere in evidenza la
preziosità delle immagini che accompagnano in modo aderente ogni poesia, ogni
ambito scritturale in cui lo scrittore si dimostra un vero maestro di stile e
di varietà compositiva.
PINOCCHIO
Mi sagomò Geppetto con ingegno,
divenni burattino non per caso;
avevo gli arti rigididi legno,
una menzogna mi allungava il naso.
Ero un briccone esente dal
rimorso,
ma assolta è la coscienza da
ogni pecca:
tutelo chi ha bisogno di
soccorso,
il mio contegno non fa più
cilecca.
Adesso sono un docile ragazzo
E i fatti riprovevoli rinnego;
i bulli e i bighelloni li
strapazzo,
le norme del dovere a loro
spiego.
Se la scuola frequenti di
sfuggita
da adulto incrocerai
la malavita.
Iniziare da questo riferimento testuale
significa entrare da subito nel mare magnum della poetica di Roberto Mestrone;
nella sua apparente semplicità che nasconde al suo interno parenetici impulsi a
ben fare, a ben agire. È il finale di queste favole in versi che ci riportano
ad una storia di annosi richiami, a partire da Fedro, o da tutti quegli
scrittori che hanno contribuito in qualche misura a influenzare l’aspetto etico
della società.
Leggere Roberto Mestrone è come essere
accarezzati da una piuma che leggermente ti sfiora; il suo fluire empatico, il
suo euritmico proporsi, la sua verve espressiva ci arrivano come manna dal
cielo. Questa è la sua opera, questi i
suoi intenti emotivi, i suoi affondi
apologetici. Basta leggere l’inizio di questa composizione in versi per rendersi conto
della sua qualità, per avvicinarsi al suo mondo, alle sue gentilezze ispirative; tanti
racconti a sfondo educativo che, per ragazzi, sono atti ad educare gli adulti,
soprattutto quelli che spesso si
dimenticano di essere stati bambini. Basterebbe che i loro sentimenti si
radicassero in queste fiabe, in questi versi di armoniche risonanze, di
pregevoli riscontri metrici, per migliorare i rapporti tra gli uomini in un
mondo tanto distante, quanto estraneo. La purezza, l’eleganza, la schiettezza,
la finezza di questo scrittore si palesa nella sua opera che tanto rivela animo
e natura; pathos e logos tra loro integrati e reificati in sentimenti richiamanti
autori che già si sono rivolti ai giovani, come Rodari che ambiva a essere
considerato scrittore a tutti gli effetti. Il verso si fa elegante, sciolto,
emotivamente acccattivante, esemplificativo; composizioni che denotano una
storia, una tradizione di arte poetica, un costante contatto con un mondo che
pretende conoscenza, sensibilità, armonia. Apologetica finalità, che l’autore
rende in versi affidati alla maestria versificatoria, all’incedere verso un
tipo di poesia che pretende armoniche iuncturae. La silloge è costituita da diverse
composizioni varie e articolate, che rivelano una penna adusa ad una
scrittura consolidata, a cui un autore perviene
dopo anni di studi e di lavoro per affidare tutto il suo mondo, il modus scribendi et cogitandi, concretizzandosi
nelle parole; nei sintagmi, nei fonemi, nelle costruzioni rivelanti sentimenti
di alto profilo empatico: ibi omnia sunt: energia esplicativa, possesso del
verbo, dei suoi nessi, memoriale, esistenzialismo, gioia di vivere, turbamenti
del fatto di esistere, amore, società, aporie del quotidiano, vita… padronanza
del verbo e del suo intreccio figurato. Ogni argomento affrontato rivela la
grande duttilità espositiva, il generoso impatto sociale di un poeta che dà
tutto se stesso alla cultura, al mondo umano sempre per il miglioramento della
società, rivelando, anche, e non è poco, la grande intelligenza costruttiva. E
cosa, non ultima, il prezioso contributo di un artista, pittore, incisore,
grafico, disegnatore, che con tutta la
sua eleganza rende visivi, ricorrendo a pennellate di realistica attuazione, i
contenuti di tali composizioni, dacché a fianco di ogni opera lirica c’è un
disegno ad illustrarne il significato ed il significante. Questo il prezioso apporto
di un artista che, con il suo intelletto fattivo, costruttivo, rielaborativo, dà forza e consonanza, armonia e visività a
questi versi. Tutta qui la complessità, la semplicità espressiva di un autore
che ama il canto, facendone motivo di vita, ispirazione per accentuare il
pathos che dentro urge. E il risultato è
in questa plaquette che, con la sua plurivocità, ci chiama a gioire di una
poesia che rispetta, finalmente, la nostra tradizione petrarchesca, rifiutando,
a priori, ogni sperimentalismo di positura prosastica, nato per tradire il nerbo
del vero canto. Un’opera di valenza umana e umanistica che, col suo pieno
equilibrio tra pathos e logos, abbraccia ogni valore facendone vessillo di arte
matura e propositiva.
Nazario Pardini
Nazario mio, come sempre, hai centrato l'essenza del testo che hai recensito. Il caro Roberto Mestrone si è cimentato nel genere più difficile, ovvero le favole, rielaborando in versi quelle classiche e componendone alcune adatte ai nostri tempi. Padrone del metro classico, che sa modernizzare e rendere fresco e giovane ha attinto al realismo magico tanto caro a Gianni Rodari a Italo Calvino, ma anche a Federico Garcia Lorca e al nostro Dino Buzzati e ha dimostrato quanto nella fiaba per adulti e per bambini sia indispensabile l'insegnamento morale. Nel suo lavoro è stato coadiuvato dal grande Italo Fosfori che ha illustrato ogni lirica con disegni straordinari. E come affermi con la consueta superba capacità critica: "il risultato è in questa plaquette che, con la sua plurivocità, ci chiama a gioire di una poesia che rispetta, finalmente, la nostra tradizione petrarchesca, rifiutando, a priori, ogni sperimentalismo di positura prosastica, nato per tradire il nerbo del vero canto." Ti ringrazio mio Vate per aver dedicato la tua Voce a quella di un altro Maestro della poesia e per aver dato il giusto risalto alle Opere di Italo. Vi abbraccio tutti con immenso antico affetto.
RispondiEliminaConfesso che la fiaba del Collodi mi ha sempre lasciato perplesso, come immagino lasci perplesso chiunque si senta affascinato dalla poetica del fanciullino di memoria pascoliana, che promuove una valutazione diametralmente opposta dell'infanzia e della maturità. Al di là di queste considerazioni, il cui sviluppo ci porterebbero fuori dal seminato, apprezzo profondamente la poesia qui proposta, di Roberto Mestrone, per due motivi fondamentali. Primo, per il senso etico che ne traspira, quello del dovere e della responsabilità (che a mio parere andrebbe rivolto molto più agli adulti che ai bambini). Secondo, per lo stile nitido, ritmico, elementare e suasivo da cui è contraddistinta, che, al di là dei contenuti, dà l'idea di un monito lanciato in filigrana al mondo adulterato degli adulti, molto più che a quello innocente della verde età. La musa di Roberto Mestrone è dominata, in generale, da questo vento gentile di rinascita e di tenerezza, in grado di dissolvere sul nascere qualsiasi corazza e qualsiasi disputa dottrinale. Ha ragione Pardini: "Basta leggere l'inizio di questa composizione in versi per rendersi conto della sua qualità, per avvicinarsi al suo mondo, alle sue gentilezze ispirative; tanti racconti a sfondo educativo che, per ragazzi, sono atti ad educare gli adulti, soprattutto quelli che spesso si dimenticano di essere stati bambini".
RispondiEliminaFranco Campegiani