Claudia Piccinno. Già partendo dalla nota di quarta ci troviamo a leggere l’introduzione attenta e chiara della poetica della Piccinno: “La poesia di C. Piccinno si snoda su un percorso emotivamente fluente e epigrammaticamente coinvolgente. Ibi omnia sunt: i turbamenti, l’amore, gli affetti che lo rendono umano. Una vera navigazione, un odeporico cammino verso la luce, verso un’isola di cui si conosce poco; neppure la rotta e il mistero che contiene”. Qui è contenuta la polimorfica andatura della poetica della Nostra : una silloge complessa e plurale dove l’animo della poetessa appare chiaro e lampante attraverso le poesie e resoconti che si leggono a mano a mano durante la lettura. Un vero capolavoro dove occorre leggere più volte le poesie per entrare in profondità dell’animo dell’autrice. Partendo dalla prima composizione già siamo in grado di capire gli intenti e la maestria con cui la Piccinno vuole esternare i suoi battiti, le sue emozioni. Questo il titolo:
LA SFINGE DI PIETRA E ALTRE POESIE:
“E se anche in questo momento di connessione
Tu decidessi di defilarti
Io capirei.
E se io continuassi a scrivere
Con penna molesta,
e a te nuocesse, mi fermerei…”
fin dalla poesia incipitaria è chiaro il discorso di remissione e di affetto,
di amore e di di dolcezza con cui la Piccino si rivolge al patner…
Una silloge
quindi di grande portata spirituale, in cui
gli affetti e le relazioni occupano il primo posto dell’intero processo di navigazione. Una navigazione in cui la nostra affronta mari e burrasche senza mai
perdersi d’animo, perché il suo intento è quello di raggiungere la meta. Come
d’altronde si capisce procedendo con la lettura della XXII composizione: “Ti
fai di pietra/ quando hai paura/Ti fai di marmo per non sbilanciarti/ Ti fai di
legno/ per non esporti…”. Indecisioni, incertezze, inquietudini, come spesso
avviene nel rapporto umano, e qui di umano ce n’è molto, anzi moltissimo. Diceva
Seneca: “si vult amari ama”. Non c’è misura nell’amore. Tutto porta con
sé, fino alla pazzia. Mi piace chiudere la mia nota con l’ultima
composizione che ritengo simbolica ed esaustiva
“Mi annebbia la visuale
il tepore dei tuoi baci,
ne conservo l’alone
perché io sono vetro “ (XL)
Nazario Pardini
Ho avuto l'onore di leggere e di provare a recensire questa magnifica Opera di Claudia, ma di fronte al Vate prendo atto che le capacità di esegeta non si inventano. In questa pagina il Nostro affresca la Silloge della poliedrica poetessa e traduttrice mettendo a fuoco i punti salienti del suo itinerario lirico. Trovo sublime questo estratto: "Una vera navigazione, un odeporico cammino verso la luce, verso un’isola di cui si conosce poco; neppure la rotta e il mistero che contiene”.. Complimenti all'Autrice e al Maestro. Mi sono commossa. Li abbraccio entrambi!
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