“Avanzava settembre”: il titolo di questa silloge intensa
,vitale, che analizza la vita, il suo percorso a volte triste, altre doloroso,
altre ancora intimo, profondo, in tutte le angolature dell’esistere. Scrive la
Nostra: “… Ora alla foce seduta/ la vastità che spaurisce
fronteggiando,/mi chiedo dove annegate sono le mie giovanili illusioni”.
Partire dalla composizione incipitaria significa andare da subito a fondo nella
intenzione emotiva della Cecere. Tanti sono gli stilemi che ci danno il segno di
una poesia triste, intima, riflessiva:
già il titolo ci annuncia un percorso emotivo
che parla di vita, di recondite armonie, direbbe il mio maestro Puccini,
Vita fugit, non c’è scampo, la vita è precaria, come è precario tutto ciò che si tocca. La Cecere analizza
nelle sue poesie a livello filosofico i vari momenti dell’esistere con scrupolo
e maestria andando anche oltre il senso del vivere. Quotidie morimur, scrive
Seneca. Ogni giorno parte una gran fetta di noi e quello che ci salva sono le
memorie. Asserbiamole, sono utili e determinanti, per ripescare i momenti più
belli o più tristi del nostro cammino, lo scorrere dei giorni, il fluire del
tempo. Lo stile è maturo, fatto di estensioni verbali, di completamenti
aggettivali, di rifiniture metaforiche, di interventi personali, che danno lustro a questa poesia.
Nazario Pardini
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