UMBERTO CERIO,
apre il suo libro, “IL POETA NON MUORE”, con un esergo di grande densità memoriale e intima :” come e dove rifiorire odoroso/ tigli o cipresso solitario/ presso altre riviere”. Un libro intenso, ricco, polivalente di circa 17 poesie, che parlano d’amore, di speranza, di gioia e di morte. Sì, di morte in quanto il nostro amico sentiva che la sua ombra si stava per avvicinarsi, e forse per questo le sue poesie sono di una densità tale da lasciarci la voce dentro. Un vero capolavoro dove amore, vita e memoria,si integrano per il via ad un libro che io personalmente ho letto due volte, commuovendomi fin alle lacrime. Scrive il nostro amico: “e come è triste il poeta che canta/catastrofi e morte solitaria/ destini crudeli di uomini e donne/tramonti di solitudini/ amarezze e vane lusinghe./ Anche se il poeta non muore!”
Una poesia dove patos e logos si accavallano per dare forza ad una lirica nuova, moderna, eterna. Eterna perché la vera poesia non muore mai, sopratutto quando l’intimità la nutre di fervidi palpiti umani e sovrumani
Nazario Pardini
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