Può assumere diversità d'intensità e di
calore a seconda della persona o dell'evento a cui si riferisce. L'uomo ha
momenti della sua vita in cui ha bisogno di solitudine in cui immergersi e da
cui trarre conforto o evasione. Il silenzio, anche come parola. ha il suo
fascino. Può assumere le sembianze di un mostro e stritolarti, o
l'inconsistenza gassosa di una nuvola che t'irradia di luce. Ogni atto creativo
nasce dalla meditazione e dal silenzio. Il silenzio si vive, si racconta. La
poesia, nella magia delle sue immagini, pause, sogno, nasce dal silenzio
costruttivo in cui si muove il poeta. La sua ricerca è di suoni melodici,
onirici che, trasportandoti oltre il razionale, aprono la porta al dolore o
alla gioia.
Essere avvolti dal silenzio è come
essere a fior di un'acqua ignota o vagare nelle nebbie dell'inconscio. Alla
base rimane la ricerca incessante d'amore, linfa vitale di ogni uomo.
Silenzio, ricco di parole non
pronunciate ma che scalpitano come cavalli alla ricerca di spazi in cui
perdersi. La meta è l'infinito che può divenire una forma d'arte. Solo la
parola quando assume valore di poesia, può infrangere il silenzio e librarsi.
Puoi leggere, rileggere uno scritto non curandoti del tempo ma solamente
dell'emozione che può suscitare. Silenzio è dolore, gioia, immersione
nell'indefinito che può appagarti come distruggerti.
Tomas Tranströmer è il poeta che
cantava il silenzio ed è dal silenzio, che scaturisce come musica (da lui molto
amata[1]), la sua
parola.
Silenzio, inteso come flusso vitale.
Uomo che viveva appartato; amante della natura, ma, al contempo, con la sua
professione di psicologo, negli anni sessanta, aveva lavorato in un centro per
il recupero dei ragazzi “perduti”. Uomo sensibile, attento e partecipe al
dolori che straziano la vita. Nel 1990 è colpito da un ictus che lo priva di
gran parte del movimento e della parola (afasia). Tutto questo non gli impedì
di continuare a scrivere. Si ricorda per la sua completezza e importanza La
lugubre gondola del 1996. Dal silenzio sgorgavano la sua presa di coscienza
del mistero, la luce che vince le tenebre, il sogno che può rendere luminosa la
vita.
Adotta come metodo di scrittura il
frammento e la metafora che eludono i limiti imposti dal tempo e accrescono la
magia dei concetti, attraverso l'essenzialità della parola. Veniamo a
conoscenza della visione della sua realtà attraverso immagini cristalline come
l'acqua nel suo scorrere. Con i suoi versi ci ha introdotto nella sua
interiorità la più segreta. Il suo sentire va oltre l'esistenza terrena e,
sulla carta, concetti, parole, visioni d'eterno. La natura, le passeggiate
nella neve al chiaro di luna e l'acqua di Runmarö, un'isola dell'arcipelago di
Stoccolma, quasi deserta. Nella sua palude, orchidee di specie diverse. Ogni
poeta ha la sua isola. Il suo mondo costellato di visioni traslucide in cui
perdersi per poi ritrovarsi.
Abbiamo la visione di lui bambino perso
nelle strade di Stoccolma; i ricordi di scuola, la maestra, severa che esigeva
silenzio ma che poi offriva una caramella. Con l'immaginazione, Tomas che amava
la luce, poteva scorgere notti dal sole splendente e, nel silenzio, sentirsi
libero da ogni legame e leggero, fluttuare in spazi aurorali.
Ho pensato di riportare alcuni
frammenti della poesia di Tranströmer tratti da Poesia dal silenzio –
Crocetti Editore – Testo tradotto a cura di Cristina Lombardi.
Da Dister – 1954:
Immagini
si susseguono: “sotto la quiete punto volteggiante della poiana/ avanza
rotolando il mare fragoroso nella luce...”. La luce che è incorporea, acquista massa e la poiana, se ferma il
suo volo,
diviene stella. Quindi luminescente e
ferma in un cielo buio. Questa trasposizione
di elementi e in altri di consistenza
e natura diversa, provocano nella
mente un ondeggiare di immagini che, mutate nel
loro iniziale significato, creano simboli sonori. Si va oltre
lo scibile in una celeste armonia.
“L'alba
batte e ribatte sui/ cancelli granitici del mare e il sole crepita/ vicino al mondo”.
La visione del mare diviene simile a cancelli di granito. Un
mare che ha perso la
sua fluidità guadagnando in forza e il sole si
avvicina al mondo crepitando come un fuoco
tra le braci. Il sogno si anima e navi sospese
nelle nebbia gridano in spazi di immobile
acqua.
“Eppure
la tempesta infuria/ il vento sta/ forte contro il volto di chi abborda./” Salire
è andare verso la Morte. Il silenzio si anima e “suona come una
sveglia/ un'improvvisa corrente... e una porta
si chiude”.
Sulle speranze dell'uomo? Non ci è dato
saperlo.
C'è un luccicare frammisto al silenzio
di città scomparse. In alto le stelle e “nella profondità/ della montagna dov'è
la grotta dei pipistrelli/ vi stanno fittamente appesi anni ed eventi…/
Nell'albero scuro si volta una foglia".
I
versi di Tranströmer si susseguono come sospesi in
un cielo fuori del tempo. Non c’è razionalità, ma immagini che
volteggiano come
uccelli in alternanza di luce e tenebra.
In una
Svezia dai lunghi, bui inverni “estate sotterranea vicina ad ogni uomo”.
1958 –
Da segreti sulla via: “Come quando un uomo è così immerso in un sogno/ che mai/
ritornato al suo spazio,/ ricorderà di esserci stato”.
Ricorrente
il sogno, che schiude orizzonti di magia, e
di luci senza corpo che svaniscono all'alba e forse nemmeno
resta il ricordo!
Descrizioni
di una natura in cui nei campi vuoti “un brusio di voci segue l'uomo
all'aratro./… Una dopo l'altra si staccano le ombre/ e precipitano nell'abisso
del cielo d'estate…”
“Il
villaggio odorante di stalla con gracili cani./ Il funzionario del partito
sulla piazza del mercato/ del villaggio odorante di stalla con le case
bianche…”
Descrizioni
che trasmettono gli odori di una natura dal
poeta amata che ha il suo fascino agreste in una atmosfera
permeata di silenzio. Case, visioni di un villaggio
“ad ali spiegate sul pendio della
montagna”.
Da Il
cielo incompiuto – 1962:
“un
albero vaga nella spiaggia,/ ci passa in fretta davanti nel grigio
scrosciante…/ Prende vita dalla pioggia/ come un merlo in un frutteto./ Appena
smette di piovere l'albero si ferma/ S'intravede dritto e fermo nelle notti
chiare./ come noi in attesa dell'istante/ in cui i fiocchi di neve si
rovesciano nello spazio.”
Poesia
incisiva. Un albero umanizzato; la pioggia
gli dà vita. Se la pioggia si placa, l'albero si ferma e aspetta.
Cоsа? L'istante in cui
i fiocchi di neve si rovesciano nello spazio.
Poesia che non ha chiusure, animata da
immagini simboliche. Il tutto in brevi istanti.
Concetti vaganti in una notte pensata senza
confini.
Da Echi
e tracce – 1966 – Il poeta e gli uccelli.
… “Da
una porta sul retro del paesaggio/ arriva la gazza/ bianca e nera…/ E il merlo
si muove a zig zag/ finché tutto diventa un disegno a carboncino… Non ci sono
qui spazi vuoti/ Stupendo sentire come la mia poesia cresce/ mentre io mi
ritiro,/ cresce, prende il mio posto/ si fa largo a spinte,/ mi toglie di
mezzo. La poesia è pronta”.
La
forza della parola poetica s'impone; acquista
quella identità che le permette di vibrare e diffondersi oltre
ogni limite.
“Qui fui
sul punto di morire una sera di febbraio./… Il mio nome, le ragazze, il lavoro/
lontanissimi mi si sciolsero e rimase/ soltanto il silenzio… Ero anonimo…”
Silenzio,
unica realtà. Silenzio, cantato dal poeta.
Silenzio, che acquista vigore negli attimi più scuri del vivere;
silenzio che è poesia del vivere e del morire.
Da La
piana selvaggia – 1983.
“Stanco
di chi non offre che parole, parole senza lingua/ sono andato sull'isola
coperta di neve./ Non ha parole il deserto./ Le pagine bianche dilagano
ovunque!/ Scopro orme di capriolo sulla neve/ lingua senza parole.”
Stanchezza;
bisogno di andare metaforicamente
sull'isola: isola coperta di neve; non sole, né uccelli.
Solitudine, deserto. Vanità della parola. Se la
parola scompare, rimane il silenzio.
E
allora, …“uscire nel verde gremito/ di ricordi e mi seguono con lo sguardo:
così vicini che li sento respirare benché il canto degli uccelli sia
assordante…”
Ma cosa resta realmente al poeta?
Percorrere la strada dove i suoi passi muoiono “e cosi lo scritto, la mia
prefazione al silenzio…” Il silenzio è connaturato in lui anche nel cammino
verso casa (qualcosa di concreto): Il poeta è osservato “dalla luce del giorno
estivo/ dalla pioggia e dal silenzio,/ osservato dalla luce”.
Anche
la luna immobile nel suo pallore, è ammantata
dal silenzio. Silenzio di stelle, di pianto, silenzio del vivere.
Mi piace
concludere con qualche lirica haiku:
“Il sole
bianco/ s'allena e corre al monte/ blu della morte”.
“Il sole
è basso./ Ombre nostre giganti./ Sarà tutt'ombra”.
“Scorre
la notte/ da est ad ovest svelta/ come la luna”.
Presenza
di Dio.
Nel
canto degli uccelli
s'apre
una porta.
La
speranza.
Firenze,
29 gennaio 2025
Anna
Vincitorio
NOTA BIOBIBLIOGRAFICA.
Tomas
Tranströmer (Stoccolma, 15 aprile 1931 – Stoccolma, 26 marzo 2015).
Scrittore,
poeta e traduttore svedese. Molto apprezzato in patria.
La sua
opera è stata tradotta in 60 lingue. Suo traduttore e amico negli Stati Uniti
Robert Bay. Nel mondo arabo, Adonis. In Italia è stato tradotto da Giacomo
Oreglia (Poesie Cusl stampe, 1999), da Gianna Chiesa Isnardi – La lugubre
gondola, Herreubaus, 2003, e dal 2001 da M. Cristina Lombardi per Crocetti –
Poesia dal silenzio.
Vincitore
del Nordic Council's Literature nel 1990; dello Struga Poetry Evenings; del
Neustad International price for Literature nel 1990. Nel 2011 vince il Premio
Nobel per la letteratura. Motivazione: “perché attraverso le sue immagini
condensate e traslucide, ci ha dato un nuovo accesso alla realtà”.
Elenco
delle opere
·
17 dikter (17 poemi, 1954)
·
Hemligheter på vägen (Segreti sulla strada, 1958)
·
Den halvfärdiga himlen (I semilavorati del cielo, 1962)
·
Klanger och spår (Canti e suoni, 1966)
·
Mörkerseende (Visione notturna, 1970)
·
Stigar (Percorsi, 1973)
·
Östersjöar (Lago dell'est, 1974)
·
Sanningsbarriären (Un muro di verità, 1978)
·
Det vilda torget (La piazza selvaggia, 1983)
·
För levande och döda (Per i vivi e per i morti, 1989)
·
Minnena ser mig (I ricordi mi guardano, 1993)
·
Sorgegondolen (La gondola del dolore, 1996)
·
Den stora gåtan (II grande mistero, 2004)
· Galleriet: Reflected in Vecka nr.II (Galleria: riflessi della settimana n°2, 2007)
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