venerdì 25 luglio 2025

Floriano Romboli legge Michele Miano: l’eredità spirituale del padre e il coraggio della poesia

                                               

Confesso l’indubbio coinvolgimento emotivo suscitato in me dalla lettura del libro recente di Michele Miano So che ti prenderai cura di me, e segnatamente della parte dedicata al padre Guido, intellettuale sensibile e coerente, poeta, editore, instancabile organizzatore di cultura insieme al fratello Alessandro.

La perdita di un genitore costituisce per i figli una lacerazione tremenda, a tratti intollerabile, un trauma fortissimo e mal governabile. Ricordo che il grande economista e sociologo Vilfredo Pareto rammentava , in una lettera del gennaio 1919 all’amico Guido Sensini a cui era morto il fratello, con queste toccanti parole l’effetto prodotto nel suo animo dalla scomparsa della madre Marie Métenier, avvenuta nel settembre 1889: “Nella sua sventura non è piccola fortuna lo avere conservato la madre. Quando ho perduto la mia mi è parso che il mondo diventasse interamente diverso da quello di prima”.

L’autore nel rendere omaggio al papà sa mantenere un grande equilibrio fra la sfera sentimentale, la triste presa d’atto del grande vuoto affettivo, e la rivendicazione orgogliosa delle doti non comuni dell’uomo di “generosa umanità”(p.10), di cui elogia con sobrietà l’indole tenace e laboriosa, la vocazione all’impegno fecondo e disinteressato: “Guido Miano si è sempre definito un operatore culturale, un uomo con una missione da compiere: diffondere cultura. Poco incline alle mode, riservato e taciturno. La sua missione iniziata sabato 18 giugno 1955 (data in cui è nata la Casa Editrice), termina sabato 18 giugno 2022 (giorno del suo decesso)” (p.19).

Ritengo che un coefficiente importante dell’equilibrio ideale-morale di Michele sia il riferimento pensoso a quanto di “non detto” c’è stato fra loro, alla differenza ineliminabile di aspirazioni e di prospettive, e quindi all’accoglimento attivo e meditato di una preziosa eredità: “Come se mi volesse dire tante cose, lui che è sempre stato parco di parole, e io gli volessi raccontare ancora i miei sogni e progetti di un’altra vita che avremmo dovuto vivere. Ma non c’è stato tempo” (p.9, corsivi miei, come sempre in seguito).

Tale atteggiamento critico si riscontra altresì nella silloge di liriche di cui consta il volume; queste sono caratterizzate da frequenti annotazioni naturalistico-descrittive, permeate da un delicato, intimo vitalismo contrassegnato da ricorrenti spunti visivi e acustici, captante e fascinoso: “Un alito di vento/accarezza le foglie./L’aria tiepida/avvolge il volo delle farfalle./Un usignolo geme da lontano,/scroscia il limpido gorgheggio/e splendono più tersi i colori nelle ali (…) Ognuno ode grida/di fanciullo,/di una vita che si desta” (Vita).

L’amor vitae non cela alla mente del poeta quanto di doloroso è insito nell’esistenza (“Primavera ritorna/e il dolore mi addenta/con morsi di gelo./È il vento che scuote profonde solitudini” (Primavera), e l’amara durezza del rilievo dispone a una rappresentazione della realtà mediante un sistema di antitesi bloccate: “Incerto passo del mio divenire/senza un porto di illusioni/E il giorno è come la notte,/la notte è come il giorno./Oggi, domani e dopodomani” (Ricordi) ; “Così ritorni nell’orbita della vita/come una favilla, ormai incasellata/in una goccia, come in un’impronta/di luce un tremito d’ombra”(Sensazioni).

La descrizione si anima così di significati interiori, acquista densità etico-culturale: “Ma ora è già sera./Oltre i colli, uno sfavillio di luci./E i pensieri che si ribellano alla grammatica./Cosa dire? Cosa pensare? La notte./Il fiume scorre lentamente/e rivedo il colore della terra./Colline, sentieri inondati dall’alba. La luce rinasce” (ivi).

L’incertezza del percorso può indurre a grida e lamenti (“E a lungo ho viaggiato,/sradicato d’amore ho gridato/e pregato sofferto e gridato”, Frammenti III), pur se la condizione umana ha una sostanza misteriosa irriducibile a schematizzazioni razionalistiche: “Per un attimo mi sembra di raggiungere/il nervo delle cose./Ma un battito di ciglia non è/un colpo d’ali che ti solleva/ed è vana ricerca aspirare/al sillogismo dell’esistenza” (Sensazioni, cit.) ; nondimeno questa, in forza della sua complessità, può arricchirsi di apparizioni confortatrici: “Mi sei apparsa come una vela in mare,/nel tuo volto di sera lunare/sei fiorita al mio sogno/ritrovato così all’improvviso./Senza sapere come”(Frammenti I).

                                                                                                                                                        Floriano  Romboli

 

M. Miano, So che ti prenderai cura di me. Poesie e appunti, Milano, Guido Miano Editore, 2025

 

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