giovedì 21 novembre 2013

FULVIA MARCONI: "DI TE RICORDERO'", POESIA

DI TE RICORDERÓ

Di te ricorderò il buon profumo,
di quella pelle bruna e misteriosa,
di quello sguardo intenso e penetrante
che si scioglieva al caldo di un abbraccio.
Di te ricorderò mille parole
dette in soffio a non turbar silenzio,
ed il sorriso che s’apriva lieto
poi, dopo un sol secondo, si spegneva.
Di te ricorderò frasi scherzose
al tempo delle estati, mie, giocose
e pure quei ritagli di progetti
presi a sassate in una volta sola.
Di te ricorderò, poi, la tristezza,
i lumi spenti prima dell’aurora,
la pergola, la vigna ch’è ormai secca
e i grappoli appassiti appena in boccio.
Di te ricorderò la mia amarezza,
così tagliente da forare il cielo,
ma lieve come un gioco, un bel trastullo,
giammai scordato e ancor ne serbo traccia.
E pure mi sovvien la tenerezza
pronta a fluire in morbide carezze,
di te ricorderò gioia e dolore
e attimi d’intensa nostalgia.
Felicità… quaderni ancora bianchi
da scrivere tra ciottoli e tra spini,
da scrivere rubando le emozioni,
da scrivere nel cielo, tra le stelle.
Di te ricorderò il nostro amore,
leggero come il volo di una piuma,
possente come incudine e martello,
ed esile qual pianto di fanciullo.

Amor che tutto vuole e nulla cede
… di te ricorderò.


 Nota

Poesia che si affida ad una musicalità carezzevole e trascinante. La padronanza di un endecasillabo sapientemente intrecciato, unita ad una passione erotica che si concretizza in apparizioni fluide e leggiadre, fanno del “poema” un inno all’amore che traduce il ricordo in un  presente carico di vitalità. Le estati, l’aurora, la pergola, la vigna, quaderni ancora bianchi, il volo di una piuma sono tante oggettivazioni di un sentire che ricorre a visioni allusive per dare sostanza al suo esistere. E il tutto scorre come una romanza calda e suasiva da intermezzo pucciniano. C’è qui la vita col suo passato, con i suoi luoghi e i suoi tempi che segnano percorsi ora gioiosi ora tristi. Una vicissitudine che sa elevarsi alle alte vette del poiein, dopo essere rimasta a decantare in un animo fecondo e alimentatore di universale bellezza:

Di te ricorderò il nostro amore,
leggero come il volo di una piuma,
possente come incudine e martello,
ed esile qual pianto di fanciullo.

Amor che tutto vuole e nulla cede
… di te ricorderò.

Un amore che in quell’anaforico incisivo memento trova la forza di tornare a vivere; a soffrire, anche, per sentirsi vivo in una amarezza così tagliente da forare il cielo; in un gioco che persiste, alfine, e vince la sua sfida col tempo nella chiusa della poesia:

di te ricorderò.  

                                               Nazario Pardini

1 commento:

  1. Gentile Professore,
    quando si sente il bisogno di ‘’esplodere’’ attraverso la poesia, ci si accorge che sensazioni istintive o, a volte ragionate, spingono le persone a cercare aiuto morale, psichico o culturale nei propri simili o nelle proprie, intime, emozioni.
    Voglio ringraziare Lei, gentile Prof. Pardini, per la magnifica nota di critica che esprime il senso pieno dei miei versi e, per fare ciò, trascriverò un pensiero di Kahlil Gibran:
    -Quando l’amore chiama, seguitelo, anche se le sue strade sono ardue e ripide. E quando le sue ali vi avvolgeranno, abbandonatevi a lui, anche se la spada celata fra le sue piume vi potrà ferire. E, quando vi parla, credetegli, anche se la sua voce può infrangere i vostri sogni e disperderli’’
    Ancora ringraziando saluto con l’affettuosa stima di sempre.
    Fulvia Marconi

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