giovedì 24 luglio 2014

CARMELO CONSOLI SU "DUCCIA CAMICIOTTI", DA POCO SCOMPARSA



Carmelo Consoli collaboratore di Lèucade
Duccia Camiciotti Firenze 2009

Ci ha lasciato Duccia Camiciotti una delle più grandi poetesse e scrittrici del secondo novecento; si è spenta nella sua modestissima abitazione di Firenze nei giorni scorsi, lavorando intensamente fino agli ultimi istanti della sua vita. Duccia è stata una assoluta protagonista della vita letteraria e culturale italiana degli ultimi 30 anni. Laureata in giornalismo all'università di Urbino è stata docente di Estetica presso l'accademia di teatro Sharoff-Staniwslawskji di Roma. Ha collaborato con prestigiose riviste di arte, letteratura, filosofia, teologia, prefato e recensito autori come Mario Luzi che aveva per lei una personale ammirazione. Vasto il consenso di cui godeva in campo internazionale, specialmente negli Stati Uniti. Era stata presentata e letta presso l'istituto italiano di cultura (Ambasciata Italiana) di Mosca, insieme al poeta Eugenji Evtuscenko e le sue liriche sono state tradotte in greco, francese e russo. Le sono stati assegnati prestigiosi riconoscimenti. Ricopriva  la carica di Vice presidente della Camerata dei Poeti di Firenze e collaborava ancora attivamente con varie riviste culturali. Al suo attivo oltre venti volumi tra poesia, narrativa ed innumerovoli le sue testimonianze critiche. E' stata, senza dubbio,  una delle voci più alte, nobili, della poesia italiana unendo alla potenza espressiva il fascino personalissimo e segreto della sua parola che raggiungeva altezze e mondi non accessibili ad altri.
Vorrei ricordarla riportando una mia testimonianza critica dell'anno 2012 relativa ad uno degli ultimi suoi libri in poesia "Rapsodia". 



Rapsodia
di Duccia Camiciotti


Rapsodia, ossia letteralmente componimento di intonazione epica, in questo caso calato nei versi di Duccia Camiciotti scritto, recitato, cantato a suon di rapimenti lirici e visioni di elementi naturali, storie di popoli. Uno spaccato delle bellezze e delle nefandezze prodotte dalla vicenda umana con quella costante ricerca delle sorgenti degli stati di grazia e una altrettanto costante denuncia del loro inevitabile deterioramento, distruzione, morte e mistero.
Nella forte poetica  di Duccia Camiciotti troviamo sovente natura e umanità nel loro doppio aspetto sia edenico, con auree strabilianti bellezze che di distruzioni, catastrofi ed eccidi.
Ultimo nato questo libro di una lunga serie di pubblicazioni che hanno segnato il cammino umano e poetico della scrittrice, una delle maggiori della nostra letteratura contemporanea, che si è battuta sempre per affermare al tempo stesso la mirabile condizione umana, ciò che di esaltante essa ha saputo creare nel suo fulgore creativo che l’aspetto contrario della  fragilità esistenziale, della feroce competizione, della distruzione ecologica e tecnologica  sostenendo tenacemente valori fondamentali e rigori morali, cantando l’amore nella sua più ampia definizione e vestendosi di profonda pietà materna.
Dalle prime opere degli anni “80” con  “Prometeo” e “Apocalisse Tecnologica” fino ad oggi più di 20 opere tra poesia e narrativa ( narrativa scritta spesso a due mani con il proprio compagno), passando per le opere degli anni “90”; ne citiamo alcune “ Figurazione, “ Eden perduto” fino a quelle prodotte negli anni 2000 tra cui troviamo “Risposta del vento”,”Sogno ricorrente”, “Nelle braccia di Gea”, “Sangrilà”, per arrivare ai nostri giorni con “ Nostro quotidiano delirio” e “Rapsodia”. In questa sede non ho citato alcun titolo della sua produzione  narrativa.
Trenta anni di componimento poetico dal linguaggio alto e nobile, il cui percorso, io credo, sin dall’inizio è stato contrassegnato, come accade spesso nei grandi e ispirati personaggi, da un progetto lirico e umano di ricerca culturale, antropologica, filosofica, religiosa, dei fenomeni paranormali  e di creazione della parola a confine aperto, senza alcuna limitazione, onde rappresentare l’umana commedia, ritrovandosi ben presto nel mezzo di un scontro conflittuale di universali dimensioni: quello tra il bene e il male che lei ha rappresentato attraverso una dettato colto, raffinato, arricchito dalle sue esperienze e frequentazioni esistenziali (ricordiamo i suoi  studi universitari di giornalismo a Urbino, l’esperienza presso l’accademia di arte drammatica a Roma, e l’insegnamento  di estetica dell’arte); infine le  lunghe personali ricerche e  la profonda influenza culturale ricevuta dal suo grande amore Claudio Battistich, orientalista di grande fama.
Nella concezione filosofica dell’essere di Duccia Camiciotti si ritrovano il divenire, il fluttuante, ma anche l’immutabile, l’eterna dimensione, quindi l’anelito al divino e la limitazione della competizione terrena, la tendenza all’autodistruzione. Dimostrazione questa della sua  intelligenza speculativa e del suo superiore intelletto che ha passato al vaglio vaste tipologie di culture ( da quelle classiche a quelle antiche e mitologiche, dalle esoteriche, alle orfiche, alle profetico sciamane, alle orientali in generale) sempre con quel raro dono che le è concesso di produrre poesia, affascinante, umanissima  cristallina che sale da profondità sconosciute o scende da altezze accessibili solo agli iniziati con la sua  immanente ricerca estetica.
Attraverso la sua capacità di veggenza e di interpretazione del visibile e invisibile la sua arte e la sua umanità hanno raggiunto una grande capacità di giudizio e di sincretismo filosofico, religioso, umano, intellettuale e artistico il cui risultato è un ’amalgama prezioso e affascinante, creatore di  meraviglioso dettato poetico . 
Ma Vorrei condurvi per mano, solo per qualche istante,  all’interno di alcuni  versi di questa poetessa per dimostrarvi a quale livello di linguaggio e di visione, o come si dice in gergo” trasfigurazione” o “ folgorazione” poetica ella sia stata capace di accedere nel momento  creativo, con una   gamma  infinita di sfumature ;  quando ad esempio nella poesia “ Voi” apre recitando: “ Quando Voi ritornate/ s’illuminano tutte le stanze/ .
Ecco che con due parole  l’autrice ci presenta un ambiente che dall’oscurità dell’esistenza si  anima improvvisamente di luce al ricordo delle persone care a lei (la madre, i bambini, l’amore) e di come poi questa luminosità  esploda  negli anfratti di tutte le molecole del creato; oppure come quando nella poesia “ Remota città proibita” inizia con queste parole: “E cammina, cammina eccomi alfine/ sulle terrazze a valle digradanti/nell’oro antico/ filato di luce/” Vedete cosa  può fare un’immagine, una foto in questo caso nella smisurata e grandiosa trasmutazione poetica di Duccia; ella ci conduce con gusto fiabesco sui profili  di mura gialle su cui si stagliano disegni di anfore e nitidi cancelli, solitarie pagode spioventi dal lume azzurro cupo a verberare nel muschio sigillato dei giardini e ancora quando in Tibet “ Pasqua 2008” comincia a raccontarci una storia andando a ritroso nei millenni: “Orsono quindicimila /primavere/ partivano dodici fratelli /di macedonia/ alle vette himalayane/” e ancora mille altre visioni.
Questo è uno dei aspetti più belli e coinvolgenti della poetica di Duccia Camiciotti; quello di saperci sempre sorprendere con una varietà  infinita di accenti, situazioni, visioni, introspezioni, considerazioni, domande e interrogativi, tra passato, presente e futuro e con una estrema abilità nell’uso del verso che  può accorciarsi mirabilmente in sintesi fulminanti o allungarsi in affascinati dialoghi e narrazioni, sempre in tonalità musicali molto belle.
La prima parte del libro “Natura e storia” si apre con descrizioni di luoghi e paesaggi in cui si mescolano armoniosamente, secondo un copione  ampiamente usato, un passato aureo e glorioso e un presente di aridità e distruzione ed è il caso delle poesie “ Fonti del Clitunno” e “Roma Trastevere” Recita:  O Roma mia, qui s’apre un lume d’oro/ fra le mura e le arcate a fior di pietra, mistica luna/ “conclude Duccia, ovviamente folgorata da una visione aurea di cui ci rende spettatori  entusiasti.
Vedutismo che coinvolge  contenuti della natura, luoghi dell’umana storia con  rara sensibilità e capacità di cavalcare  il magico filo conduttore degli eventi  tra trionfi e catastrofi, di sintetizzare destini, innalzare cieli e templi  a epoche trascorse, ripiegarsi in un profondo  dolore per le oscenità dell’uomo passate e presenti , sempre pervasa da un alto senso di pietà e nobiltà e  così in avanti tra castelli, sperdute carmelitane in un paese minuscolo, albe tra i monti, tra archeologia, rievocazioni storiche  e le grandi braccia della madre Gea per terminare con la bellissima poesia “ A Voi” di cui abbiamo già parlato.
Concludono  la prima parte del libro i canti della Terra mongola, che si ispirano alle foto magnifiche di Graziella Bindocci . Poesie che ci fanno  sognare tra valli, canyons, vasti silenzi, piane desolate, venti burrascosi  e figure umane in una attonita e secolare presenza ( bella la visione del fanciullo che scruta l’orizzonte  “ da lucenti spiragli oculari”  sempre in quel riandare tra passato e presente  tra antico oro filato di luce, segreti di cortigiani guerrieri o del monarca avvolto d’oro zecchino e un giallo deserto lacrimato. Riferendosi agli splendidi trascorsi della terra mongola riflette Duccia recitando:” Eppure so che tali cose esistono”/.
Irrompe nella seconda parte del libro un altro tema dominante della sua poetica che è quello della vibrante denuncia  delle aridità e atrocità umane, dello smarrimento (vedi Canzone del cavaliere errante) dove dice: “  non evoca alle nuvole/ guglie di giada e d’oro”/ , quello  delle devastazioni ecologiche e tecnologiche, delle guerre, divisioni, repressioni , violenze sulle donne ma anche  inno ad esse quando scrive: “ Tu sei l’eroe / che non conosce se stesso “, e poi incendi, alluvioni, fino alle vette Himalayane del Tibet  dove recita:“ Ahi , lama, bonzi, maestri/ uomini del mio cuore/piango dall’occidente/lontana dai vostri pavoni/ acrobati e narcisi/”  Questi “ Gli accadimenti”, come lei li chiama che si presentano al suo sguardo.
Ritorna la poetessa di “Eden perduto”, “Figurazione”, “Nostro quotidiano delirio” in Rapsodia elettronica” “Canzone del Cavaliere errante “ Globi” “ Torrida estate del 2000 “per passare in rassegna meraviglie e brutture,  in cui forgia, come afferma  Anna Balsamo stati di grazia ed eccidi con la stessa lega d’oro e che  assume in se tutto la stupefazione e il dolore dell’umanità, manifestando nobiltà e il suo impegno civile.
L’ultima parte del libro è dedicata a tre poemetti  tra cui spicca quelli titolato “Thanatos” (alla indimenticabile memoria di Claudio),  dolcissimo e delicatissimo componimento tra vita, morte e dialogo con l’amato e l’ aldilà,  con la semplicità e l’amore di chi vuole a sé il bene perduto .
Recita tra l’altro :  “Ho fatto lega con un Dio/ Gli ho detto / Senz’altro lo riconoscerai/ stringeva una rosa nel pugno”.
Gli altri poemi riguardano luoghi e leggende di particolare pregio e ricca rappresentazione in cui a un profondo tratteggio vedutistico si uniscono elementi onirici, misterici e la poetessa vaga in sorta di ipnotica luminosa veggenza tra mondi e profondità legandosi a figure e riferimenti storici, mitologici, come suo costume oltre la soglia dell’umana comprensione, oltre vita e morte  con quella sua preziosa  capacità di accedere al sovrannaturale.
Avviandomi alla conclusione di questa breve relazione sul libro della Camiciotti e su alcuni aspetti generali della sua  vasta produzione poetica, che meriterebbero  ben altre attenzioni, vi dirò che a me piace rappresentarla al pari di una grande e nobile sacerdotessa al di sopra del tempo e del contingente a cui è permesso di accedere in modo illuminante sia al sacro che al profano, alle concrete vicende dell’esistenza e ai misteri della vita; la cui parola poetica è al tempo stesso carezza d’oro luminoso e spada tagliente, profonda comprensione e condanna senza appello, visione commossa  e vibrante dello scontro esistenziale senza fine tra il bene e il male.

                              Carmelo Consoli


Alla morte
(in una frazione temporale di scoramento)

Un mistico fiore
subito cade
in viscida mota
e quasi non v'è transito
fra bellezza e squallore.
Così l'inesplicabile magia
d'un corpo in movimento
da brulicanti vermi è trascinato
disincagliato il candore delle ossa.
Non tutto qui:
parole, merletti di pietra,
castelli, armonie celestiali
non così moriranno,
se pure- lo so- tu verrai
e ormai vicina ti sento
nei segni putrescenti che m'anticipi
disintegrando passionate storie,
verrai,
perturbatrice irriverente
ed altri mondi mai conosceremo,
o cieca orrenda, scempio e degrado
del nero vuoto d' astri.


Duccia Camiciotti

1 commento:

  1. Grazie Carmelo di aver dedicato questa bella pagina alla grande Duccia Camiciotti, che io ho avuto l'onore e il piacere di conoscere. La tristezza di non vederla più nelle riunioni della Camerata dei Poeti si fa compagna della mia incredulità; poichè lei è stata sempre presente e attiva fino agli ultimi giorni della sua esistenza. Ho apprezzato la grande cultura di Duccia, le sue bellissime poesie, e il suo essere al tempo stesso semplice e disponibile. Ringrazio qui, su queste pagine del nostro presente-futuro la cara Duccia, che ha sempre apprezzato le mie poesie e mi ha scritto recensioni molto belle che mi hanno incoraggiato a credere in me, e quindi a continuare, per pubblicare nuovi libri di poesia. Nella mia ultima raccolta ho pubblicato la recensione di Duccia Camiciotti della quale mi sentirò sempre onorata, e tra le lacrime leggo in questo momento la sua chiusa, dove mi definisce "un talento non comune". Grazie Duccia, di essere esistita.... ti porterò nel mio cuore sempre, custodirò il tuo ricordo e lì vivrai, e così sarai viva nei ricordi delle persone che come me ti hanno voluto bene. Marzia Serpi

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