martedì 20 ottobre 2015

ATTILIO BERTOLUCCI: "AL FRATELLO"

ATTILIO BERTOLUCCI

AL FRATELLO

Un giorno amaro l’infinita cerchia
dei colli
veste di luce declinante,
e già trabocca sulla pianura
un autunno di foglie.
Più freddi ora dispiega i suoi vessilli
d’ombra il tramonto,
un chiaro lume nasce
dove tu dolce manchi
all’antica abitudine serale.

3 commenti:

  1. Il senso della perdita porta non solo a una fisica necessità di ancorarsi alle indicazioni stagionali in genere, dolenti e rituali ( stagione ed ora: autunno traboccante di foglie, luce declinante, vessilli d’ombra…), segnavia di un tempo che passa mantenendo pur sempre tratti riconoscibili; ma, in
    particolare il richiamo di Autunno annuncia al lettore partecipe un destino comune di provvisorietà. D’altra parte, solo attraverso la memoria le presenze affettive perdute possono essere trasformate in presenza interna: quasi esplicita percezione della morte.
    Il ricordo non può che diventare nucleo narrativo: è nel ricordo che il rapporto diretto del poeta con la propria storia maturerà la prospettiva necessaria per il racconto.
    Mi pare di scorgere in questa lirica un richiamo esplicito è alla pittura di Vermeer: animata da una luce vera, capace di esprimere una malinconia profonda, la grazia della dolcezza della perdita.
    Bertolucci: Un altro dei miei poeti preferiti e non a caso amico di V. Sereni: una lunga trama di affetti consolidata da gusti e comunanza di tante emozioni-familiari, paesaggistiche, poesia, stima reciproca (BERTOLUCCI-SERENI, Una lunga amicizia (lettere 1938- 1982) –Garzanti.)

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  2. Questa lirica è tratta dalla raccolta "La capanna indiana" del 1951, una delle prime di Attilio Bertolucci, la cui poesia nasce dal contesto contadino parmense (nacque a San Lazzaro parmense nel 1911) dove il trascorrere delle stagioni è caratterizzato dalla quotidianità che ha come punto di riferimento gli affetti familiari.
    Un tramonto d'autunno immerso in un paesaggio campestre fornisce al poeta l'occasione di ricordare il fratello assente.
    Dopo una prima strofa descrittiva, quasi pittorica, della cerchia luminosa dei colli a contorno della pianura autunnale, si fa più intimista e la figura del fratello, che manca, si sovrappone al freddo del tramonto che va oscurandosi mentre un "chiaro lume (di nostalgica memoria) si accende" nella casa privata della fraterna presenza. L'ultimo intenso verso, rievoca l'abitudine serale definita "antica" perché consolidata da quel ritrovarsi a sera.
    Mi fa pensare a Marcel Proust: " L'abitudine! ordinatrice abile ma terribilmente lenta, che comincia con il lasciar soffrire il nostro spirito, per settimane, in una sistemazione provvisoria; ma che, nonostante tutto, esso è ben contento di incontrare, giacché senza l'abitudine, e ridotto ai suoi soli mezzi, sarebbe impotente a renderci abitabile una casa."(Dalla parte di Swann)
    L'abitudine serale di cui dice il poeta, infatti, è un'abitudine rassicurante perché legata al suo mondo affettivo e, nell'assenza, "più freddi ora dispiega i suoi vessilli/d'ombra il tramonto".

    Lorena Turri

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  3. Ho letto questa lirica con il fiato sospeso. Conosco l'Autore, ho letto alcune sue liriche, tratte dalle Raccolte Sirio e Viaggio d'Inverno, sono consapevole che il suo lirismo é spesso il risultato di una felice contaminazione tra eredità ermetica e capacità di tradurre ogni astratta eleganza in un discorso poetico naturale, ma questa Poesia, che Lorena ci presenta come tratta da una delle prime raccolte dell'Autore, mi é parsa di struggente, caldissima ispirazione e mi ha riportato sui passi della vita. Bertolucci insegna a dire il dolore straziante senza ricorrere al linguaggio consueto, levandosi in alto, toccando vette di lirismo che investono i sensi, le fibre, i ricordi... La sua perdita é deposta sulla sponda della'dolce abitudine serale' ed é 'chiaro lume', in quanto, come ogni amore perduto, resta nell'essenza, in qualche forma di presenza. D'altronde, dopo aver perso un fratello non si smette di averLo avuto. Il concetto che mi ha trafitto é la travolgente presenza dell'amore espressa nella chiusa!
    Una lirica sublime. Ringrazio l'Autore e gli ospiti del blog.
    Maria Rizzi

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