martedì 4 aprile 2017

PIERO RAINERO: "MAREA" (RACCONTO)



Piero Rainero,
collaboratore di Lèucade


MAREA

“ Ed ora” gli disse la professoressa “ sentiamo l’argomento a scelta”.
“ Ho preparato un piccolo lavoro sulle maree” la informò Carlos.
“ Bene, esponi pure”
“ Ecco. Si devono al genio di Isaac Newton, vissuto all’inizio del 1600, le idee che hanno portato alla completa spiegazione del manifestarsi delle maree.
Infatti solo dopo la scoperta, da parte del grande scienziato inglese, della gravitazione universale, cioè della proprietà delle masse di attrarsi reciprocamente, fu possibile effettuare calcoli precisi sull’entità con cui questo fenomeno si manifesta.
Già i Greci si erano resi conto, 2500 anni fa, dei fatti di cui parliamo e avevano intuito che la causa principale era la Luna, ma non potevano spiegare perché.
La Luna è la causa principale di questo fenomeno poiché esercita una forza gravitazionale che, benché debole, è sensibile fino sulla Terra, e le grandi masse oceaniche sono le parti della superficie del nostro pianeta più sensibili all’attrazione lunare.
Ci sono anche maree terrestri, molto più insignificanti, e maree atmosferiche, invece ancora più evidenti di quelle marine.
Il problema si complica poi per l’influsso del Sole, che è tre volte più debole della Luna, ma esiste ed è percepibile.  Quando il Sole e la Luna si trovano nella stessa direzione, rispetto alla Terra, le maree raggiungono la massima altezza.
L’alta marea poi si manifesta sì nella parte del pianeta rivolta verso la Luna, ma contemporaneamente anche nella zona diametralmente opposta, agli antipodi.
Ci sono due onde di alta marea che si rincorrono sulla superficie terrestre seguendo il movimento della Luna, ma a causa della rotazione della Terra.
Ogni 12 ore quindi c’è un’alta marea.
Negli oceani le maree sono alte circa un metro, nei golfi della Patagonia 15 metri, ma nelle baie di Fundy e di Passamaquoddy ( in Canada ) arrivano a 18-19 metri ed il loro effetto si nota anche nei fiumi ad estuario, addirittura fino a 870 chilometri dalla costa nel Rio delle Amazzoni”.
“ Benissimo, ti meriti proprio un votone”  e la professoressa Dos Santos, insegnante di scienze, annotò 10 nella casella all’incrocio tra  Carlos  Peixe   e  10- 5- 2002.
“ Complimenti” si congratulò con Carlos, che era ritornato al suo posto, la graziosa  Robertina, compagna del banco davanti.
“ Grazie, ho studiato molto ieri sera e l’argomento che ho scelto mi appassiona tantissimo”.
“ Sì, lo so, sei molto bravo in scienze”.
“ Oggi pomeriggio vieni con me in piscina?”.
“ Non guardi la partita?”.
“ Ma no! Se andiamo in piscina certo che non la guardo, con questo caldo….e poi quanti vuoi che la vedano ad un’ora simile? Inoltre è scontata.  Come possiamo perdere dal Tiraguay? Non è mai successo e non accadrà”.
“ Va bene, d’accordo, allora ci vediamo all’entrata della piscina alle 3, ok?”.
“ Ok!”.
Per vostra informazione, la partita a cui si riferivano i due ragazzi era Tiraguay- Bresaola, quarto di finale della Coppa del Mondo, che quell’anno si disputava proprio in Bresaola.
Il Bresaola ed il Tiraguay sono due nazioni latino-americane, come voi però ben già sapete, vicine vicine, cioè confinanti.
Il Bresaola è ben più vasto, come estensione territoriale, ed è attraversato dall’equatore e dal tropico del Capricorno, mentre il Tiraguay, ben più minuto, si deve accontentare, poverino, di essere tagliato in due solo dal tropico dell’emisfero australe.
Il Bresaola vanta una tradizione calcistica enorme: 4 volte vincitore del Campionato del Mondo.
I suoi calciatori sono ammirati ed invidiati in tutti i continenti per la perfetta padronanza nel palleggio e la tecnica sopraffina.
Praticano un calcio che lascia ampio spazio all’improvvisazione personale ed alla fantasia, deliziando in tal modo gli spettatori.   Forte del fatto di giocare in casa, la compagine bresaoliana era l’indiscussa favorita del torneo mondiale, dove era entrata a vele spiegate e a suon di vittorie tra le prime otto squadre.   E proprio il primo quarto di finale metteva di fronte, quel pomeriggio,Bresaola e Tiraguay, col pronostico a senso unico.
Da buon bresaoliano, Carlos era certo della vittoria della nazionale in maglia verde-oro, come milioni di suoi compatrioti, che non si misero seduti di fronte al video in quell’assolato, caldopomeriggio, ma lo trascorsero nelle più disparate occupazioni, da bagni marini a danze sfrenate, sicuri di gustare la sera a casa, con calma, il nugolo di reti con le quali i loro beniamini avrebbero sommerso i malcapitati tiraguagi.
Carlos andò, come stabilito, in piscina con Robertina.
Sul bordo della vasca, al fresco, lui e la sua amica discussero di svariati argomenti e qualche amenità, ma si immersero anche in una piccola dissertazione di filosofia spicciola, introdotta dalla fanciulla, la quale ad un certo punto sbattendo le lunghe ciglia nere gli disse:
“ Pensa se il Bresaola perdesse perché tu oggi non lo guardi!”.
“ Non dire sciocchezze, si è mai sentita una cosa simile?  Come possiamo noi influire a distanza sull’andamento di una sfida?   Passi ancora ancora per quelli allo stadio, che facendo il tifo possono contagiare lo stato d’animo degli atleti, ma noi no!  Non sarai mica una di quelle che si fanno leggere la mano e sfogliano i settimanali solo per consultare la pagina degli oroscopi, spero ?!”
“ Oh no! Certo che no! Era un’idea così…un po’ pazza”.
“ Certo che è pazza.  Non farti sentire da altri”.
“ Va bene, ora nuotiamo?”.
“ Aggiudicato!”.
E si tuffarono con la felicità dei quindicenni causando una piccola marea di spruzzi e schiuma.
A proposito di oroscopi nonché segni zodiacali, attraversiamo un attimo il Tropico del Capricorno per vedere cosa succedeva, nel frattempo, nel piccolo Stato a sud confinante.
I cittadini del Tiraguay, gente modesta piena di guai (e di problemi seri), meno incline ai festeggiamenti ed al sorriso, erano eccitatissimi per l’imminente storico cimento sportivo e speranzosi in una buona prestazione della loro rappresentativa.
Quasi tutti i due milioni di abitanti del piccolo Paese si apprestavano a seguire sullo schermo casalingo, nonostante l’ora infelice, il grande evento.
Le abitazioni del Tiraguay, come quasi tutte quelle a sud dell’equatore, sono disposte con la sala da pranzo od il soggiorno rivolti in direzione nord, per meglio sfruttare fino a sera inoltrata la luce dei raggi solari.
Bene, alle 3 di quell’afoso pomeriggio circa due milioni di persone si sedettero, bibite in mano, in soggiorno ed accesero la televisione.
Dopo l’esecuzione dei consueti, canonici, inni nazionali l’arbitro decretò l’inizio della sfida tutta sudamericana, che si dipanò fra attacchi degli avanti bresaoliani e difesa ad oltranza, coraggiosa, di terzini e mediani tiraguagi ( per tacer del portiere, in vena di miracoli).
A dispetto delle numerose occasioni da gol create dai giocatori del Bresaola, i tempi regolamentari si conclusero a reti inviolate, con grande stupore dei giornalisti e commentatori presenti.
Si andò quindi ai tempi supplementari, nei quali valeva la regola del Golden Gol, che assegnava la vittoria alla squadra che avesse segnato per prima.
I prolungamenti iniziarono sulla stessa falsariga dei primi 90 minuti, con i bresaoliani proiettati in tutti i modi a marcare il gol decisivo, quasi troppo sbilanciati in attacco.
Ed infatti, all’undicesimo minuto del primo tempo extra, la modesta ala destra tiraguagia effettuò un tiro senza molte pretese da circa 22 metri di distanza.
Fortunatamente per lui, la sua scarpetta colpì la palla in maniera strana, imprimendole un inconsueto effetto che ingannò il portiere avversario.
Il pallone si stampò sul palo alla sinistra di un esterrefatto ultimo difensore.
A circa 300-400 chilometri di distanza, in Tiraguay, come già detto, due milioni di appassionati si erano trasferiti nel soggiorno della propria casa per seguire le fasi della partita.
Il baricentro totale di tutti gli abitanti del piccolo Stato si era pertanto spostato di qualche metro in vicinanza del Bresaola, rispetto alla solita posizione dovuta ai moti casuali quotidiani dei cittadini tiraguagi.
Una piccola forza gravitazionale, insignificante come una goccia nell’oceano, si era aggiunta a quelle che governavano il moto del pallone.
Una goccia nel vasto oceano, ma una goccia può far traboccare un vaso.
Una marea di persone si era spostata nel soggiorno ….causando una piccolissima marea sulla palla nello stadio bresaoliano di Corumbà, non lontano dal Tiraguay.
Il pallone, che in condizioni normali sarebbe rimbalzato verso l’area di rigore, tenne conto anche di questa infinitesima forza eccedente e rimbalzò nel sacco alle spalle di un attonito numero 1 bresaoliano.
La grande sorpresa era servita e la grande notizia pronta per i mezzi di comunicazione: il Bresaola, incredibile, fermato dal Tiraguay, che accedeva alle semifinali.
Mentre in Tiraguay la gente si riversava in piazza a festeggiare, nel vicino Bresaola succedeva il finimondo: chi piangeva inconsolabile, chi cercava nei liquori l’oblio della disfatta, chi restava muto con lo sguardo fisso all’orizzonte a meditare su quell’incredibile fatto che costituiva una vera ingiuria all’orgoglio nazionale.
Il Presidente della Repubblica proclamò quattro giorni di lutto in tutto il Paese ( uno per ogni titolo mondiale già in bacheca ).
I giocatori furono crocefissi dalla stampa, che incolpava il centravanti di aver fallito due facili occasioni, il portiere di essere rimasto immobile sul tiro decisivo, il terzino destro di non avere presidiato a sufficienza la sua zona di campo e via dicendo.
Anche l’arbitro ed i guardalinee avevano, naturalmente, le loro brave colpe.
Il commissario tecnico della nazionale e financo i dirigenti ed il Presidente della Federazione Calcio furono costretti alle dimissioni.  Salvò il posto a malapena, potremmo dire in corner, solo il Ministro dello Sport e dello Spettacolo.
Insomma, per giustificare la sconfitta fu tirato in ballo di tutto, dalla preparazione atletica sommaria alla tattica di gara scriteriata, da evidenti errori arbitrali alla incapacità dei dirigenti, dalla superficialità dello psicologo al seguito della comitiva alla più nera e mera sfortuna.
Ma del vero motivo della disfatta di quel giorno, cioè il trasferimento di due milioni di individui nel soggiorno, nessuno nel Bresaola ne è ancora venuto a conoscenza, e così sarà anche in futuro, a meno che non glielo andiate a raccontare voi.

Piero Rainero




1 commento:

  1. Sono sempre qui ad attendere, impaziente, un nuovo racconto di questo scrittore esageratamente dotato di inventiva e creatività. Ed ogni volta, ad ogni nuovo scritto, non mi delude. Una prosa che scivola via come un ruscello di monte, e che ti porta, immancabilmente, immagini e contenuti saporiti di una immaginazione che tanto ha a che vedere con le vicende umane.... BRAVO!!! Veramente bravo.

    Prof. Angelo Bozzi

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