giovedì 30 novembre 2017

M. L. DANIELE TOFFANIN PRESENTA: "FLORILEGI FEMMINILI CONTROVENTO"



UN INCONTRO DI AMICIZIA E DI ARMONIA

A Stanghella (Padova), nella bella cornice del Salone Centrale del Museo Civico Etnografico, la sera del 22 settembre, si svolge un incontro veramente unico. Unico per la partecipazione e per il clima di condivisione e amicizia creatosi dalle prime battute tra i relatori, l’autrice e i presenti. Il tutto perché organizzato dal cuore, dalla mente di Rosetta Menorello e dall’energia vitale degli stessi relatori: Eva Zandonà, studentessa diciottenne del liceo classico Celio di Rovigo, e dalla avvocatessa Ilaria Ghirotti. Eva si profonde in una brillante presentazione del testo con spiegazione della sua struttura, contenuti e lettura sapiente di alcune poesie, aprendosi in modo spontaneo al colloquio con Maria Luisa Daniele Toffanin su particolari temi sociali e personali dell’autrice. Si è parlato infatti del ruolo della donna con riferimento alla lettera di Giovanni Paolo II, delle sue potenzialità da sviluppare in un discorso positivo mirato nel contesto della società. L’autrice poi si sofferma a lungo sui nomi di grandi donne come Rita Levi-Montalcini, Fatima Terzo, sua madre Lia che dimostrano che il femminile non è solo immagine ma anima, pensiero che ogni giorno può migrare verso l’infinito, inventare, creare e nello stesso tempo realizzare se stesso con forza e determinazione come Penelope o come la madre, sola nella seconda guerra mondiale con il marito, uno dei 650.000 I.M.I., prigioniero nei campi di concentramento tedeschi. E aggiunge che doveva seguire la figlia piccina (la stessa autrice), la mamma e la zia anziane, affrontare i pericoli continui ed improvvisi della guerra e il lavoro di insegnante dimostrando una tempra indicibile, già provata, ancora bambina, dall’esperienza dolorosa della perdita del padre, l’onorevole Sebastiano Schiavon. Eva e l’autrice accomunate dall’urgenza che la donna ritrovi valori quali il pudore, l’attenzione alla famiglia e ai figli, sentimenti espressi attraverso immagini floreali dalla poetessa, sono applaudite dall’Assessore alla Cultura Renzo Pivetta e dal bel pubblico. Anche l’avvocatessa interviene esprimendo la sua condivisione sull’importanza della maternità, dell’infanzia e offrendo varie interpretazioni personali ad alcuni testi: mostra così come la parola può divenire per ognuno strumento per nuove intuizioni. Un incontro corale quindi in cui anche molte signore presenti accettano di leggere delle poesie come pure alcune compagne di classe di Eva e degli alunni della stessa Rosetta. Quindi forze giovani e più mature finalmente insieme nell’esaltazione della Parola. Incontri che ci vorrebbero spesso afferma l’assessore, realizzati in quella cornice architettonica abbellita dalla mostra fotopittorica di Toni Gnan e Adelina Albiero, da opere scultoree di Giorgio Sperotto. Un ambiente animato da persone di estrema sensibilità ognuna con uno scrigno segreto di gioie e dolori. Un clima creato, come si è detto, dall’opera di Rosetta Menorello qui ringraziata pubblicamente dall’autrice insieme ai relatori nel momento del commiato, avvenuto ad ore tarde, proprio per questo particolare intenso vissuto. Bella anche la promozione del libro a cura dell’avvocato Ghirotti, espressa con convinzione e passione.
Sarà proprio interessante leggere il testo completo della presentazione di Eva realizzato con un’intelligenza e conoscenza non comuni per una studentessa dei nostri giorni.


Maria Luisa Daniele Toffanin è un’autrice padovana di Selvazzano che è stata insignita di prestigiosi premi letterari.
Promotrice di iniziative culturali ed educative, collabora con dedizione con l’associazione “Levi - Montalcini”, volta al sostegno, all’assistenza e all’orientamento scolastico dei giovani, e organizza nelle scuole laboratori di poesia per avvicinare in primo luogo i ragazzi a questa forma d’arte, che purtroppo al giorno d’oggi sembra ormai essere caduta in disuso, desueta, in un mondo non più abituato a soffermarsi a riflettere, osservare, comprendere le sue stesse emozioni.
Fin da quando era bambina ha sempre nutrito una fervente passione per la scrittura, ma anche per l’arte, in ogni sua sfaccettatura.
Tuttavia ha iniziato a scrivere in versi in un periodo buio della sua vita, un «tunnel di dolore», lo definisce in un’intervista: è stato in quest’occasione che ha avuto modo di lasciarsi guidare verso la risalita, di scoprire la funzione salvifica della poesia. Si è trattato di un incontro fulmineo, dunque, quasi un amore a prima vista.
I versi sono diventati catartica fonte di consolazione, di espiazione, di recupero del proprio equilibrio interiore, poiché sovente “scrivere” ha il potere di far liberare, di far aprire completamente dinanzi al dolore o anche al solo turbamento, di rendere vulnerabili, ma soltanto per permettere poi di riuscire a percorrere la via d’uscita, e di approdare nuovamente alla serenità perduta.
D’altra parte “poesia” è anche innata e autentica esigenza di comunicare, di trasmettere, innanzitutto, ma anche di veicolare un messaggio. E “Florilegi femminili controvento” è venuto alla luce proprio con questo elevato intento.
Ma già facendo alcune considerazioni sul titolo si possono cogliere gli aspetti fondamentali dell’opera.
In primo luogo “femminili” da sé illustra qual è il fil rouge che percorre l’intero libro: la tematica della donna.
Florilegi” fa riferimento alla scrematura, alla rosa di liriche scelte che la scrittrice ha composto nel corso della sua vita. Il termine in sé tuttavia rimanda indubbiamente anche al campo semantico dei fiori: la componente floreale gioca infatti un ruolo peculiare in molteplici poesie.
Il fiore viene abilmente associato alla figura femminile, per delinearne i dettagli che la connotano: in tal modo l’autrice riesce nell’obiettivo di proiettare nella mente del lettore immagini di soavità, purezza, leggiadria che accomunano questi due soggetti, in un connubio dal potente significato evocativo.
Le donne prese in considerazione vengono pertanto adornate di una veste di unicità, attraverso questa loro associazione a fiori particolari, sui quali i nostri occhi non si posano così frequentemente: espediente che già in partenza sottolinea il fatto che siano contraddistinte da qualcosa di fuori dal comune.
Ma continuiamo ora a soffermarci sul titolo: abbiamo analizzato “florilegi femminili”, non rimane che “controvento”.
Con quale accezione l’autrice può aver definito le sue liriche controvento?
Il suo libro raccoglie exempla di grandi donne, famose e non, che hanno saputo dare con orgoglio il loro contributo in ambito familiare, sociale e nel mondo (come nei casi di Madre Teresa di Calcutta e Rita Levi Montalcini). Donne per le quali la scrittrice nutre stima e ammirazione, dunque, ma anche donne che ha incontrato lungo il suo cammino di vita: quelle appartenenti al suo nucleo familiare (la zia, la madre, la nipotina…), le amiche, ma anche quelle che ha avuto modo di conoscere tramite l’arte, come nel caso di una poesia la cui destinataria è nientemeno che la Gioconda.
Tutto questo per l’intento che vuole avere questo libro: la donna, portatrice di vita, ha secondo l’autrice il compito, inserita nella famiglia, nel lavoro, nel sociale, di riportare in auge quei principi che sembrano oggi ormai smarriti: il senso del sacrificio, la concezione della vita come un dono, la vocazione al rispetto per se stessa e per gli altri, in modo tale, come fine ultimo, da tenere ben saldo quello che è il valore del nucleo familiare, cellula prima della società.
Ecco la ragione di quel “controvento” presente nel titolo: si riferisce a questa visione per la quale la donna in primis deve cercare di difendere e proteggere strenuamente la famiglia. È una posizione un po’ controcorrente, quindi, quella assunta dalla signora Toffanin. Si tratta per questo motivo di un libro che è al contempo esaltazione e provocazione, nei confronti del genere femminile:
“esaltazione”, poiché di fatto l’autrice mira a farci comprendere l’immenso potere di cambiamento che possiede la donna, nel momento in cui riesce a mettere a fuoco la potenzialità positiva che risiede in lei;
“provocazione”, invece, perché pur mantenendo la sua libertà nell’ottica del raggiungimento della parità dei sessi, questa non può entrare in competizione con l’uomo, e soprattutto, non può permettere per prima che principi che oggi sembrano fuori moda, quali “pudore” e “sacrificio”, vengano così svalutati. Ne sono esempi il modo in cui per esempio noi giovani siamo particolarmente e costantemente bombardati, soprattutto nei social, da questa nuova filosofia di esporre il corpo come un oggetto, al  pari di una merce, di un prodotto, e il modo in cui il senso della fatica e della rinuncia, per l’appunto, viene paragonato a scontentezza.

A tal proposito, in una nota dell’ autrice a inizio libro, leggiamo:
“In queste storie di donne rappresentate in dediche, immagini domestiche, incontri, in floreali composizioni sono ricorrenti temi quali rinuncia, sacrificio, pudore, vocazione, dignità, espressioni proprie di un linguaggio ormai desueto. Forse coniugate nel paradigma dei fiori e piante garanti di naturali universali verità, potranno gettare semi per nuove intuizioni, donare gocce di stupore, incantesimo per una rinata armonia interiore, familiare, sociale? Che il profumo ci inebri!”
E lasciamoci inebriare, dunque, dalla lettura di queste poesie, chiavi di lettura non solo della scrittrice stessa, ma anche del mondo odierno.
Eva Zandonà


Nella strada del ritorno l’autrice ha avvertito profondamente di aver lasciato una terra d’approdo ancora vergine, autentica nella fede dei grandi valori della vita.





Da sinistra:M. L. Daniele Toffanin, Eva Zardonà, Ilaria Ghirotti


Un momento di lettura di poesie da parte di alcuni studenti


Daniele Toffanin e Eva Zandonà


Da sinistra: Daniele Toffanin, Eva Zandonà, Ilaria Ghirotti, l'assessore alla cultura Renzo Pivetta,
e l'insegnante  Rosetta Menorello

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