martedì 29 agosto 2023

Maria Rizzi Su “Gli altri trentaquattro” di Corrado Casabuoni – Paolo Sorba Editore

 

 Ho ricevuto in dono da Corrado Casabuoni, che vive nella bellissima isola sarda de La Maddalena, il suo ultimo romanzo “Gli altri trentaquattro” edito da Paolo Sorba Editore. Dell’eclettico scrittore, funambolo delle parole e delle storie della vita, avevo già letto “Il delfino del Serengeti” del 2020 e le due Opere si differenziano totalmente. Innanzitutto sento il dovere di tributare ogni lode all’Artista Cecilia Prete, che ha corredato il testo con diciotto tavole realizzate con matite acquerellate, acrilici e collage. La scelta di coadiuvare la lettura con le illustrazioni deriva dalla volontà di rendere il giusto tributo alla vasta cultura dell’Autore, infatti molte di esse rappresentano antichi cartigli, lettere… Le conoscenze storiche di Corrado, in effetti, sono incredibili e farciscono il libro consentendo a noi lettori di vivere le realtà dei paesi citati e dei protagonisti. Inizierei spiegando il titolo. Deriva dal libro di uno scrittore maddalenino, “L’inviato del Regno” che i due protagonisti hanno letto, nel quale si narrava di trentasei Giusti che abitavano il Pianeta Terra. Alice era convinta che il suo scopo fosse quello di trovare gli altri trentacinque e Riccardo si identifica subito in uno di loro, per cui alla splendida siciliana resta da cercare “gli altri trentaquattro”.

I due personaggi conducono esistenze parallele, ma nel corso della storia si incontrano tardi. Entrambi sono nati il due aprile, sotto il segno dell’Ariete e hanno caratteri espansivi, avventurosi, appassionati, a tratti aggressivi, incuranti del pericolo. Entrambi sono isolani: lei di Siracusa, lui maddalenino. Scorrendo le pagine del testo non ho avuto dubbi che fosse autobiografico e sono rimasta ipnotizzata dalle esperienze di Corrado, alias Riccardo, nella sua isola sospesa sul mare e con la sua numerosa famiglia, che lo spinge a credere di essere un antenato di Annibale. Come il generale cartaginese ha tre sorelle maggiori e due fratelli minori e a scuola iniziano a chiamarlo “Barca”, un soprannome che diviene il suo vestito. Va detto che le rocambolesche vicende di Alice e Riccardo si svolgono in luoghi e situazioni diverse, ma hanno un comune denominatore: la tendenza all’infedeltà e alla vita libertina. Alice non rispetta le amiche. Diviene con naturalezza l’amante dei loro fidanzati e possiede la faccia tosta necessaria per continuare a reggere senza disagio i rapporti con loro. Ha grandi aspirazioni, tant’è che si iscrive alla facoltà di ingegneria aeronautica di Pisa con il proposito di diventare astronauta e, nell’attesa  di realizzare l’ambizioso sogno, prende l’abilitazione al lancio con il paracadute. Lei è insondabile, sfuggente, imprevedibile. L’ambiguità costituisce la fonte inesauribile del suo fascino, in quanto non esiste bellezza senza mistero e tutti preferiscono l’ignoto. Riccardo conduce un’infanzia irresistibile nella grande casa di famiglia, uscendo in mare con il gozzo sin da piccolo, possiede strani poteri dei quali prende atto mentre dorme nella casa della nonna Anna, con la quale matura un rapporto speciale. Corrado si è fuso con la mia interiorità e l’ha trascinata sulla via dei ricordi, nonostante le origini diverse, grazie all’amore per il mare che ci spinge a “contemplare le nostre  anime nello svolgersi infinito dell’onda” - Charles Baudelaire -,  e grazie al rapporto con la nonna materna, figure magiche venute da lontano, che per prime ci hanno aiutato a indagare i misteri della vita. Per il resto il Barca conduce altra vita. Si dedica con successo alle avventure amorose e conduce gli studi universitari per diventare Allievo Ufficiale di Complemento a Bracciano per seguire le strade dei nonni e del padre: i primi avevano combattuto nel Secondo Conflitto, il babbo nella Campagna di Russia. Negli anni successivi di Ferma Volontaria nell’Arma nasce il rapporto indissolubile con Marco e Giovanni. Gli amici sono di costumi licenziosi come Riccardo e, lavorando all’aeroporto di Fiumicino, possono contare sulle hostess di volo e di terra, sull’andirivieni incessante delle turiste, consapevoli che sedurre è un incantesimo, le donne sono vulnerabili al sussurro dello spirito e occorre essere raffinati. Alice e Riccardo nei loro continui cambiamenti amorosi sembrano consci che la conquista non è luogo fisico, ma una vertigine, un’eclissi, un’apparizione cui farà seguito una scomparsa. Fino all’incontro. Al giorno in cui si ritrovano, d’estate, entrambi a La Maddalena, il paradiso al profumo di mirto. Due isolani, nati lo stesso giorno, belli e senza remore si ritrovano dove è impossibile salvarsi. Un’isola può sempre sparire. Entità talattica, essa si regge sui flutti, sull’instabile. Per ogni isola vale la metafora della nave, vi incombe il naufragio. E la Sardegna, paese di roccia, anziché dare il senso della realtà sembra fatta con il tessuto impalpabile dell’ immaginazione. Riccardo non aveva idea di una turista splendida e impetuosa come Alice; lei era certa che un giorno avrebbe visitato La Maddalena. Il libro era stato galeotto. E i giorni di gite tra le varie calette dell’arcipelago: isola di Spargi, Cala Corsara, Cala Ciaccaro (che i turisti chiamano Cala Soraya), e soprattutto Cala Coticcio, favoriscono i primi approcci tra i due ardimentosi protagonisti. Corrado scrive: “Quello che era successo tra loro non era stato fare l’amore. Avevano suonato con una sincronia miracolosa, le corde che governano l’armonia del cosmo”. Di colpo Alice e Riccardo divengono le partiture l’uno delle giornate dell’altro. Se non erano vicini la vita taceva. Il romanzo scava ancora nella storia, regala colpi di scena, visionari e reali al tempo stesso, ma per ovvi motivi è meglio tacerli. Credo sia opportuno mettere il mio personale punto sull’estate rovente su quel lembo di terra ancora umido di freschezza verginale. I libri non vanno raccontati. Indegnamente finiamo per farlo privando i lettori dell’elemento - sorpresa.  Di certo quando finiamo un romanzo e lo chiudiamo, sappiamo che dentro c’è una pagina in più: la nostra. I libri, come “Gli altri trentaquattro” rappresentano ponti ostinati: uniscono, creano legami. Io so di essere molto più vicina al cuore di Corrado, di aver visitato con lui tanti luoghi… eppure non ci conosciamo ancora di persona.

 

Maria Rizzi

1 commento:

  1. Ringrazio il professor Nazario Pardini che ha voluto pubblicare la recensione di Maria Rizzi al mio (e di Cecilia) libro.

    Ringrazio l’amica Maria Rizzi per le belle parole che ha voluto spendere nel commentare il mio (e di Cecilia) lavoro.

    Ringrazio l’artista Cecilia Prete che ha voluto condividere con me l’impresa di far nascere il romanzo “Gli altri trentaquattro”.

    Ringrazio l’indimenticata e indimenticabile Edda Pellegrini Conte che da lassù ci guarda. È per merito suo se tra Maria Rizzi e me è nata una profonda amicizia… per il momento: solamente telefonica e via mail… ma presto: diretta e inossidabile.

    Corrado Casabuoni

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