di Giuseppe Guidolin
Tu sei l’ombra
la luce segreta
vortice indomito
di lune d’argento
scalfite in clessidre
tra le ali dell’anima
tu sei terra
stella che fonde
sogni svezzati
nell’incisa sorgente
di semi in attesa
tra le radici del cuore
Il “discorso amoroso” di Giuseppe Guidolin
di Cinzia Baldazzi
Se in una poesia sin dall’incipit apprendo di essere l’interlocutrice
del messaggio - peraltro in modalità retoriche palesi, coincidenti con
l’esplicito «Tu» - allora, ben consapevole del rapporto stretto di ogni atto di
ποίησις (pòiesis) con il microcosmo
di riferimento, il primo enigma da risolvere suppongo sia scoprire dove si celi
il cuore che batte, caratteristico della τέχνη (tècne) prescelta dallo scrittore, in un discorso immaginario che io
possa condividere con la reale
co-protagonista del componimento.
La metafora d’esordio in
cui vengo coinvolta da Giuseppe Guidolin risiede nell’«ombra», icona nella
quale, magari insieme a voi, potrei identificarmi senza ostacoli: nondimeno,
tra le esperienze sensibili o spirituali così adombrate, conoscendo l’ars del poeta intravedo un orizzonte culturale
connesso a raffinati meccanismi tecnico-semantici, idonei innanzitutto ad
affondare «radici» secolari, benché attuali, in un emozionante paesaggio “sentimentale”.
Ma i sentimenti in sé, l’affectus e l’animus latini, sono
riusciti a sopravvivere integri, alle soglie del terzo millennio, sull’abisso
del passaggio a un’epoca di guerre fratricide e tormentata dal terrorismo? Possiamo
ancora, con l’entusiasmo e la ragione, coltivare nuovi germogli nell’aspettativa
che i semi piantati per generarli rimangano vivi e vitali? Il metodo freudiano,
accanto all’approccio terapeutico e di ricerca psicoanalitica, aiuta a
comprendere quanto le «radici del cuore» di Guidolin siano cresciute anche
grazie allo sviluppo “oscuro” dell’arte nei confronti della distruzione totale,
del quale ciascuna voce di ordine simbolico costituisce il frutto.
Un simile procedimento,
così come è governato dal nostro autore, entra a pieno diritto in una tendenza
più generale delle poetiche degli ultimi decenni di cui Guidolin appare
campione esemplare. La fitta rete di scambi tra i segni-segnali allegorici e la
sfera terrena e immanente è riuscita, tra le righe, a scovare le tracce di un inedito
mystère de l’existence, di una «luce segreta»: poetesse
e poeti ne curano e ne proteggono - per difendersi - l’«incubazione», accentuando
l’oscurità originale dell’enunciato senza però approdare a un mistico e
multiforme universo, anzi rimanendo in ascolto attento e guardingo del fruscio
dei granelli di sabbia delle odierne «clessidre». Numerosi movimenti poetici
hanno intrapreso questo tragitto in un gioco incalzante di buio-luce parallelo
al macrocosmo di Guidolin, in una strategia logico-intuitiva all’altezza di comporre
un mosaico di allusioni intensamente complesse, problematiche, mai però
nichiliste o rinunciatarie, con pagine dedicate all’auspicio del sentimento
amoroso autentico, comunque persistente.
Sul solido margine di un analogo
clima ispirativo compare anche l’assenza di ogni certezza significativa basata
solo sulle ragioni del cuore, poiché il male subdolo dell’odio, della prepotenza,
si affacciano qua e là: da esso nessuno troverà scampo se non mostrando il
coraggio nella riproduzione, nella sopravvivenza ostinata, nei versi di
Guidolin scandite dalla «terra», dalla «sorgente», dai «semi», dalle «radici», il
tutto all’«ombra» di alberi millenari i cui ceppi si alimentano dei doni
benevoli del suolo. In Incubazione predomina il costante successo ottenuto
nell’armonizzare l’intento simbolico-semiotico con il relativo asse referenziale
in brevissimi ed essenziali intervalli sintattici, peculiari dell’espansione di
una vaga aura astratta, inserita nondimeno in una «luce segreta» niente affatto esoterica, lontana da oracoli reconditi
o imperscrutabili.
I versi analizzati sono, dunque,
“d’amore” e ne rappresentano una definizione, un campione tanto chiaro al punto
che nel formularsi cambia struttura se tentiamo di circoscriverlo nello schema severo,
dettagliato di un’area spazio-temporale non del tutto resa conoscibile alla mente,
all’anima. La ποιητική τέχνη (poietiké
tècne), del resto, in sintonia con ogni fisionomia artistica, promuove una
visione del mondo mai del tutto esplicita, poiché coltiva e custodisce contenuti
non provenienti dalla veritas
razionale. Fenomeno più ampio della scena umana, unito alla poësis, l’amore richiede una lunga
maturazione per comporre un arco, un angolo giro nel quale, se non manteniamo l’opportuno
riserbo, tutto sfuma nel momento in cui si completa e, in un rapido transito
non adeguato, l’ombra preziosa svanisce, ogni indizio scompare.
Io stessa, o meglio noi, in
Incubazione seguiamo i primi passi della vita, collocati in un’ansiosa opacitas, interposti tra il bianco
lucente della verità cristallina (le «lune d’argento») e la forza di passioni penetranti,
quell’impeto «indomito» di concretezza là dove tutto ha inizio, dove ha sede l’ἀρχή
(archè) con il ritmato alternarsi di
aurore e crepuscoli scandito dalle clessidre, segnali del dio Κρόνος (Krònos) che trascorre mentre la venatura
del nero ha appena imparato a separarsi dai raggi solari.
È vero, la poesia di
Guidolin sembra indugiare su un’immagine femminile (la donna «terra» e «stella»),
ma una simile sponda rivela un carattere più complesso. Traccia esemplare di una
tematica consona la riscontriamo nella mitologia sovrana, con il rito celebrato
per Ἀφροδίτη (Afrodìte): la dea greca
dell’amore era discendente di Ishtar o Astart, ancestrali numi mediterranei e
orientali, ma onorava spesso i generi sessuali confusi, con i maschi incaricati
di interpretare il ruolo delle donne partorienti. Un gruppo di soldati
mercenari Sciti (nomadi stanziati nell’Eurasia settentrionale), dopo aver profanato
il santuario di Ascalona, furono colpiti da un oscuro morbo incurabile, per
ridursi a una pallida «ombra» di ciò che erano, trasformati in eunuchi. Infine,
proprio al chiarore delle «lune» argentee, nell’arcaica cultura sorta a Cipro i
fedeli di Afrodite, per venerarla, vestivano per una notte gli abiti dell’altro
sesso, restituendoli all’alba.
Gli antichi orologi ad
acqua egiziano-babilonesi, chissà, potrebbero ricordare tutto ciò allo scopo di
perpetuarne il grande, «indomito» slancio di libertà. A quale libertas aspira, però, l’interlocutrice
o l’interlocutore di Giuseppe Guidolin? Il progetto di esaudire il “pozzo dei
desideri”? Credo si intenda, al contrario, sfatare la connessione tra il volere
individuale e gli altri stati mentali con cui può essere frainteso, per tradire
così la σκιά (skìa-foschia) della discrezione, del
sacrificio. La «ali» della libertà perseguita dal poeta equivalgono agli spazi
dell’«anima», dominatori dell’illusione e della speranza, più forti delle correspondances imposte o al momento
convenienti.
Torna alla mente il
racconto mitico di Orfeo: ammansì Cerbero, spaventoso cane alle porte dell’Ade,
visitò le “ombre” eterne dei defunti, mentre ancora umanamente piangevano e,
con la bellezza della parola poetica, commosse i Signori degli Inferi i quali permisero
alla sposa Euridice di tornare tra i viventi. Eppure, quando l’intrepido eroe
fu ammonito di non voltarsi indietro, l’impulso di sentirsi libero prevalse:
forse non in virtù del μῦθος (miùthos)
tramandato nella storia, consistente nel ritenere che, qualora si decida di
volgersi alle tenebre anziché guardare avanti la luce del mondo terreno, si
venga risucchiati nel baratro della disobbedienza. Credo piuttosto a una
differente motivazione: Orfeo, nel credersi ormai salvo, dopo essersi occupato
degli altri mirava a prendersi cura di sé, della propria personale ideologia di
ἔρως (èros) e θάνατος (thànatos) sperimentata
nell’«incubazione» al grado zero del suo angolo giro, dove sono rispettate la
riconoscenza, la fiducia, l’attesa migliore, tenera, infantile cartilagine
dell’èra neonata della «terra».
In Guidolin, sulla strada
di un percorso coerente, assistiamo insieme, tra le «ali dell’anima», al
contrappunto dello smarrirsi in un paesaggio popolato da una natura quotidiana
e notturna, carente di responsabilità. L’appello è molto chiaro: «tu sei terra
/ stella che fonde / sogni svezzati». Ma da cosa, mi chiedo, l’autore vorrebbe
disabituare le nostre visioni oniriche? Dall’assillante timore
dell’immodificabile, del fatidico legame causa-effetto nel quale, in procinto di
una “nascita”, non possiamo annullare la freccia del tempo, con il passato
immutato, inciso nell’unica «sorgente»: e, purtroppo, trovando di conseguenza proiettato
un futuro anch’esso assurdo e pregiudiziale, frutto di disimpegno, di insano fatalismo.
Occorre un’enorme padronanza per smentire un tale convincimento, malgrado molti
letterati contemporanei abbiano saputo diventare esperti dei loro argomenti pur
coltivando l’obiettivo di diventarlo il meno possibile in senso prettamente
contenutistico, meritocratico.
Per l’esattezza, non garantisco
che Guidolin pensi di essere uno scrittore di poesie d’amore: se glielo
chiedessi, forse lo negherebbe, anche perché, con riferimento a un’ideale
tabella degli standard dell’industria
culturale, a proposito del discorso amoroso emergerebbe un panorama esegetico semplificatorio,
tipico di un circuito di pertinenza nutrito non tanto dall’informazione (tecniche
linguistiche su eros, fedeltà, passione, inganno, istinto genitoriale) quanto dalla
ricerca assidua di competenze allargate, generiche, fin troppo sostituibili, inclini
ad associarsi persino agli elementi opposti.
Sulla «incubazione» così
elaborata e gestita dal nostro autore, accanto all’essere preparati ad
affrontarla e rielaborarla, per concludere cito un aneddoto su Eugenio Montale
riportato dalla studiosa Francesca Pansa: «A un’intervistatrice che lo
interrogava sul tema con il feroce candore di cui era capace, una volta
rispose: “Che vuole che ne sappia, signorina, di questi argomenti, che vuole
che ne sappia dell’amore?”». Sono le parole del poeta - “incompetente” per
eccellenza - di memorabili versi erotici fondati su un bagliore, un energico
incombere del desiderio come assenza del destino sull’uomo, il quale preferisce
attendere invece di spegnersi in un’ipotetica catastrofe nel suo «vortice
indomito».
Cinzia Baldazzi
Giuseppe Guidolin (1961), nato
a Vicenza, dopo aver conseguito la maturità scientifica nella sua città ha
svolto studi di Astronomia presso l’Università di Padova.
«Mi considero uno
spirito eclettico, curioso e sensibile, un po' incline all’intimismo. Amo la
poesia in quanto mezzo capace di esprimere al massimo le possibilità
“visionarie” della parola. Prediligo l’essenzialità della poesia ermetica,
oltre all’immediatezza e profondità dei componimenti zen giapponesi e della
tradizione orientale».
Tra i poeti che maggiormente lo hanno
ispirato e influenzato figurano Giuseppe Ungaretti, Federico Garcia Lorca,
Rabindranath Tagore, Jalāl al-Dīn Rūmī.
Ha pubblicato varie raccolte di
poesie: dopo l’esordio con Effetto farfalla (Montedit, 2000), appaiono Fuga a Samarcanda (2002) e Sizigie
(2003), entrambe pubblicate da Libroitaliano World. A seguire, Farfalle
nello stomaco (Ismecalibri, 2010), Nutazioni (Pagine, 2014), Le
intermittenze dei petali (Fusibilialibri, 2017), Eufonie (Aletti, 2018). Le
effemeridi del cuore (Aletti, 2023) è un libro di poesie
bilingue con traduzioni in arabo a cura di Hafez Haidar.
Ha conseguito numerosi primi
premi nei concorsi letterari, tra cui “Scrivere” (Roma, 2008), “Il
Calamaio d’Argento: Universo in Versi” (Calcata, VT, 2019), “Parole in
transito” (Limbiate, MB, 2025). Nel 2014 è tra i vincitori del Premio “Mimesis”
di Poesia (Itri, LT).
Appassionato di fotografia, ha ottenuto
lusinghieri successi in concorsi di poesia abbinata all’arte fotografica. Sue liriche
sono inserite e recensite in antologie specializzate, altre tradotte in
inglese, francese, rumeno, sardo nuorese, arabo. Prefazioni e contributi
critici sono apparsi in libri di poesia e in riviste online e cartacee di
carattere artistico-letterario.


"Tu sei ombra/la luce segreta"
RispondiEliminaQuesto è il primo e più potente contrasto, "ombra" affiancata alla "luce segreta"
Altro: "vortice indomito / di lune d'argento" evoca una energia potente.
Poi un altro forte contrasto:
"tu sei terra/ stella che fonde"
Bellissima poesia romantica! Complimenti al critico Cinzia Baldazzi per la sua analisi molto profonda.
Rajmonda Shahu Baldoni
Trovo la poesia del Guidolin una poesia d'amore in cui l'oggetto del sentimento( il TU nella poesia ) è compreso tra l'aspirazione a riportare in vita una Euridice e un rimanere Proserpina che resta nell'ade in attesa di una primavera che non verrà mai.
RispondiEliminaQuesta poesia con i sui versi brevi ma con parole scelte che allungano il tempo rendono l' amore non solo eterno ma anche eternamente rimpianto.
Di Paolo Valerio
La lettura di Cinzia Baldazzi è semplicemente splendida, credo che difficilmente potrebbe essere fatta meglio.
RispondiEliminaLa domanda posta, cioè se al giorno d'oggi con uno scenario allucinante di guerre e terrorismo sia ancora possibile coltivare nuovi germogli, è una di quelle che effettivamente scava dentro.
Personalmente credo di sì, ma lo credo non solo da un punto di vista intimo, passionale o sentimentale, bensì anche da quello razionale. Il XX secolo ha visto decine di milioni di morti per guerre, rivoluzioni, pestilenze eppure ha fatto crescere tanti germogli importanti nella letteratura come nell'arte e in tutto ciò che riguarda la società umana.
Non mi rende particolarmente ottimista sul futuro dell'umanità ciò che sto vedendo nel mondo, eppure credo che si debba cerca di mantenere sempre la barra del timone anche nelle avversità. E in quel timone c'è e ci deve essere sentimento sincero secondo me.
La lirica di Giuseppe Guidolin è di notevole spessore, essenziale. Uno splendido esempio di come utilizzare immagini, siano esse metaforiche o reali, legandole tra loro per creare poesia in un periodo in cui troppo spesso si leggono versi che nei fatti sono semplicemente degli "a capo" in frasi di prosa. Magari passaggi bellissimi e poetici ma che non sono, a mio avviso, poesia.
Apprezzo davvero tanto quando leggo versi di questo genere. Anche l'assenza di punteggiatura (o in genere una punteggiatura ridotta) io credo che sia sempre un grado di libertà lasciato a chi legge per crearsi un proprio ritmo con le relative pause. Un modo per soffermarsi, rileggere e rileggere ancora e respirare la poesia. Complimenti sinceri
Leggere la tua analisi di "Incubazione" di Giuseppe Guidolin è stato come attraversare un paesaggio dell’anima. Hai saputo cogliere con rara sensibilità la tensione tra luce e ombra, tra mito e quotidiano, tra parola e silenzio. Il tuo sguardo critico non si limita a interpretare: illumina. Grazie per averci guidato dentro la poesia come fosse un rito antico, ma ancora vivo.
RispondiEliminaGiovanna Lattanzio
Può una soluzione d'amore che nasce dall'ombra
RispondiEliminadivenire luce, in una semplice reazione chimica che parte da dentro noi per poi divenire sentimento e fratellanza, e continuare il suo cammino nella socialità del genere umano, fino ad essere empatia e centro fra i riverberi dell'anima?
Be' sì, per l'autore questo è possibile, o almeno io così percepisco dai suoi versi...
Serve dunque "gettare" i suoi semi in terra fertile propensa all'amore, al sentimento e al rispetto dell'altro, qualsiasi sia la sua fede o il colore della sua pelle, gettare le basi per "sogni svezzati" dall'emozione di essere parte dell'altrui cammino, da vivere in simbiosi senza nessuna preclusione. Dobbiamo quindi divenire sorgente di pensiero e anima, lasciando che il sogno pian piano divenga realtà... e bramando quel cammino indomito, che fa di noi
esseri senza tempo, nel lungo cammino della vita.
"Tu sei ombra, la luce segreta..." ebbene che la luce del cuore prenda sopravvento su ogni oscurità e si manifesti in tutta la sua grandezza, come in una clessidra, il nostro tempo scorre, ma non all'infinito, e prima che il vortice eterno si rilevi a noi, abbiamo il dovere morale di accogliere in noi, tutto ciò che è e può diventare amore.
Saverio Chiti
Bellissima poesia ed eccellente interpretazione/ recensione di Cinzia ❤️ Come sempre bravissima 💯.
RispondiEliminaComplimenti, Cinzia! Un articolo molto dotto, che offre un'interessantissima lettura della poesia di Giuseppe Guidolin che, mea culpa, non conoscevo. Quindi ti ringrazio doppiamente per avermi offerto l'opportunità di conoscerla ed apprezzarla.
RispondiEliminaMara Alei
Complimenti, Cinzia! Un articolo molto dotto, che offre un'interessantissima lettura della poesia di Giuseppe Guidolin che, mea culpa, non conoscevo. Quindi ti ringrazio doppiamente per avermi offerto l'opportunità di conoscerla ed apprezzarla.
RispondiEliminaMara Alei
Bellissimo trasporto emotivo che sonda il sentimento più nobile della vita. L'amore lindo, che scorre nei versi di Guidolin e nella delucidazione di Cinzia Baldazzi. Un addentrarsi in territori ove cantori eccelsi hanno dato luce... Quando si ha il potere espressivo fecondo e la nitida chiarezza. Hanno sempre dentro di sé stupore e splendore. Mirco Del Rio
RispondiEliminaBella lirica che ci induce a riflettere sull'amore.
RispondiEliminaIl Saggio di Cinzia Baldazzi, sviscera, analizza e pone l'attenzione sulle molteplici sfaccettature dell'amore e sulle palesi o celate sensazioni che i versi suscitano
Che cos'è la vita senza l'amore?
Amore in senso lato, sentimento, desiderio, passione, ma anche fratellanza, amore verso l'uomo, il figlio, il padre, amore verso Dio, la natura, amore per se stessi.
"Amor che move il sole e l'altre stelle".
Maria Concetta Borgese
Complimenti, Cinzia, per il saggio che hai scritto.
RispondiEliminaCon grande maestria hai spiegato in maniera dettagliata il contesto della poesia di Guidolin, rivelando e valorizzando la tematica dell'amore.
L'amore che si manifesta in diverse forme.
L'amore che oggi è più diversificato e che richiede maggior impegno e comunicazione per affrontare le sfide della società attuale.
Simona Rango
Siamo davanti a una poesia che non urla, ma non tace mai, che non pretende attenzione ma la merita tutta.Cinzia ne coglie lo sguardo con la sua visione profondissima, non cerca l’effetto, non tende al colpo di scena. La sua è una parola che si è liberata dalla retorica per diventare verità essenziale. Una recensione da applausi.
RispondiEliminaRita Bonetti
Incubazione è una poesia che riesce a mantenere equilibrio tra intimità e universalità, che suggerisce un sentimento amoroso profondo ma mai banale, e lo traduce in immagini che hanno la forza di una mitologia interiore.
RispondiEliminaNon è una poesia che stupisce per originalità linguistica o sperimentalismo formale, ma per intensità simbolica e coerenza interna: ogni parola sembra scelta per restare sospesa, in attesa di germogliare come il seme a cui allude.
A dare ulteriore valore al componimento è la chiave di lettura di Cinzia Baldazzi, che non si limita a un commento critico ma compie un atto creativo parallelo alla poesia stessa. La sua interpretazione amplifica il testo breve e compatto di Guidolin, aprendolo a orizzonti culturali che spaziano dalla psicoanalisi al mito, dalla filosofia all’etimologia. Con domande vive e mai accademiche, Baldazzi porta la poesia dal piano individuale a quello collettivo, trasformando l’“incubazione” in un’esperienza condivisa di attesa e germinazione.
La sua analisi delle immagini – ombra, clessidre, radici, ali – non riduce né appiattisce, ma arricchisce di echi, lasciando intatta la forza del mistero. Così l’intimità lirica si fa mitologia interiore e al tempo stesso universale. Nel suo saggio la critica diventa ospitalità: accoglie i versi e li rilancia, donando loro una seconda vita interpretativa.
La sua prosa critica ha respiro lirico, capace di farsi eco del cuore simbolico di Guidolin e restituirlo al lettore con la limpidezza di un pensiero profondo e appassionato. In questo senso, la lettura di Cinzia Baldazzi illumina la poesia senza consumarla: ne rispetta l’oscurità feconda e, al tempo stesso, la fa risuonare dentro una trama di riferimenti che moltiplicano i sensi possibili.
Antonio Onorato
Molte volte ci lasciamo trasportare dai sentimenti che restano puri quando esprimono la vera essenza dell’amore, non in senso metaforico, tanto per dire, ma realmente incisi nell’anima, quell'anima che sa amare. La poesia di Giuseppe esprime i veri valori che si lasciano quindi trasportare intingendo tra i versi la pienezza del valore che accarezzando l’ombra si proietta con manifesta realtà in quei momenti vissuti e da vivere intensamente.
RispondiEliminaGrazie di cuore Cinzia per la ricca, raffinata e approfondita esposizione dedicata al mio scritto e per l’ampio e brillante respiro di significati che hai saputo trarne, così stimolanti, coinvolgenti e direi quasi visionari. La forza interiore e ostinatamente propulsiva dell’amore è davvero l’unica certezza e pulsione che può salvare la purezza, bellezza e libertà della coscienza, permettendole di sentire e agire in modo giusto e retto, determinato e costruttivo anche in questi tempi dolorosamente bui, apparentemente cosi anaffettivi e insensibili al destino dell’uomo. Ringrazio in modo particolare anche Nazario Pardini per aver gentilmente ospitato sul suo blog la mia opera corredata dalle efficaci e argute riflessioni dell’amica Cinzia
RispondiEliminaGiuseppe Guidolin
Complimenti alla poesia intimista di Giuseppe Guidolin (Ho apprezzato molto il suo verso: "Tu sei terra, stella che fonde, sogni svezzati") e a quel faro della poetica italiana che porta il nome di Cinzia Baldazzi che, come sempre più spesso accade di recente, illumina e , per così dire, chiarisce certi aspetti o/e autori degni di rilievo della lirica non soltanto nostrana.
RispondiEliminaNell'essere umano, se dotato di un'anima e di un cuore, la ricerca di un sentimento d'amore non muore mai, nonostante le guerre o altri eventi orribili cui assiste. Essere capaci di amore è un grande dono che non può essere segregato. La poesia è molto bella e quel "vortice indomito" rimanda a un atto di coraggio. Complimenti al Poeta e al critico Dott.ssa Cinzia Baldazzi che ha arricchito tutti noi con la sua stupenda analisi. Graziella Pasini
RispondiEliminaLeggere il tuo commento della poesia Incubazione di Giuseppe Guidolin, Cinzia, è come introdursi nell'ermeneutica della vita, che è , nonostante tutto, solo, soltanto, soprattutto amore.
RispondiEliminaRiesci ad amplificare, grazie a una grande cultura classica e all'interno della sensibilità di donna e critica letteraria di valore, e condurci profondamente nei gangli ermetici della poesia del Guidolin. Non conoscevo l'Autore, ma amo "L'ermetismo, corrente letteraria che più si addice al mio modo di essere, senza fronzoli e schivo, però sincero, sincero fino a farsi male. Si può amare nel XXI° secolo? In una realtà distopica e contraddittoria come la nostra? Dove la morte sembra che abbia la supremazia sulla vita? Credo che vivere significhi soprattutto amare, o speranza, la stessa che ci sorregge quando nella nostra vita, prima o poi, il germe, il malessare della depressione psicologica ci attacca. L'Amore si identifica con la vita medesima dalla "notte dei tempi", e da allora va a spasso nel cosmo, fino all'Eternità. Noi siamo i suoi messaggeri.
Piero Loscialpo
Un'analisi magistrale per una lirica che ha la capacità di ammagliare chi la legge. Cinzia ha avuto la capacità di dar vita a una poesia meravigliosa. Un inno all' amore,oltre che alla donna, che dona colore alla nostra vita vissuta in bianco e nero, anche con quel pizzico di nostalgia che Guidolin ha voluto fare trasparire attraverso i suoi versi. Complimenti di cuore Cinzia.
RispondiEliminaBellissima poesia meravigliosa . Evoca un'immagine ricca di simboli e di emozioni, dove "tu" sei rappresentato come un'entità misteriosa e potente, connessa a elementi cosmici e naturali, complimenti.
RispondiEliminaZollo alfonsina
Il saggio di Cinzia Baldazzi dedicato alla poesia "Incubazione" di Giuseppe Guidolin si distingue per la profondità analitica e la capacità di intrecciare letteratura, filosofia e attualità. La studiosa, con il suo stile limpido e argomentato, riesce a valorizzare il “discorso amoroso” come chiave interpretativa che oltrepassa i confini del sentimento individuale, aprendosi a temi universali quali la fratellanza, l’inclusione e il rifiuto di ogni discriminazione. La sua lettura critica si configura dunque come un invito a riflettere sull’amore non solo come esperienza estetica e poetica, ma anche come fondamento etico e sociale della nostra epoca.
RispondiEliminaSOFIA SKLEIDA
Un'interpretazione magistrale per una lirica meravigliosa, scritta da Giuseppe Guidolin. Una poesia che ha la capacità di catturare l'anima di chi legge. Un inno all' amore, oltre che alla donna, che dona colore alla nostra vita in bianco e nero. Versi sublimi dove traspare anche un pizzico di nostalgia che Cinzia ha saputo cogliere perfettamente. I miei più sinceri complimenti cara Cinzia.
RispondiEliminaStefania Chiappalupi.
Bellissimo il suo saggio a commento del poeta in questione. A me onestamente ha un po' disorientato, lei è troppo acculturata io semplice poetessa che spesso decanta l'Amore. Molti di noi "love poetry" esprimiamo l'amore con i suoi chiari-oscuri, non esistono regole quando nasce perché è già in noi quando veniamo al mondo, e quando lo proviamo o lo doniamo è così naturale che non si ha bisogno nemmeno di piantare semi. Amore entra a gamba tesa, ti travolge e travolge indipendente dal soggetto in questione anche dissociato dalla cosiddetta Normalità. Non esiste una coerenza dettata, dipende da dove ci si pone senza considerazione del tempo e soprattutto del bigottismo. Complimenti al poeta Guidolin e a lei per la bellissima argomentazione e grazie del coinvolgimento.
RispondiEliminaAnnamaria Rizzo
Intensa la poesia di Guidolin, i cui versi toccano il cuore, dove ancora, nel difficile mondo di oggi, possiamo coltivare il germoglio dell’amore. Magistrale la lettura della bravissima Cinzia Baldazzi che ne dà un interpretazione unica e affascinante.
RispondiEliminaClaudia Celé
Che la dr.ssa Baldazzi, anche in queste calde giornate di fine agosto ci esorti alla riflessione con il suo saggio sulla poesia “INCUBAZIONE” del Guidolin, conoscendo il suo viscerale amore per la Letteratura e per l'arte tutta, non mi meraviglia né mi sorprende. “INCUBAZIONE”, con quel “TU” deciso, appare da subito un componimento di notevole bellezza. Tra luce e ombra, si snoda nella non immediatezza, l'arte di costruire versi liberi che ne fanno un'opera di considerevole spessore. L'amore, sentimento primordiale, spinta e forza vitale, origine e radice del quotidiano nostro vivere, se pur scalfito dall'usura del tempo che passa, rimane immutato nel suo essere speranza, incanto e beltà, potenza trainante di sogni e realtà. Cinzia si chiede e chiede se i sentimenti sono riusciti a sopravvivere alle soglie di questo 3° millennio tormentato da guerre, violenze e terrorismo. Domanda, questa, da mille e una risposta. Certamente, oggi, la parola amore, largamente inflazionata, ha perso l'antico splendore, l'autenticità, il valore ancestrale coniato, cantato e vissuto dai nostri avi; si è smarrito, oggi, l'etica dell'amore. Io, penso, che lo scorrere degli anni, può affievolire l'entusiasmo, non la speranza e, se la speranza è l'ultima a morire, quel granellino piantato, può ancora germogliare e generare sentimenti capaci di abbracciare le varie sfaccettature dell'amore. Di quell'amore che Platone diceva che va dal sensibile all'intelligibile, dal particolare all'universale, che Shakspear definisce faro fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla, amore che fa di un uomo una bestia, e altre, di una bestia un uomo. Sant'Agostino affermava:”AMA e fai ciò che vuoi” che non significa fare qualsiasi cosa, ma che se si ama veramente, tutte le proprie azioni saranno guidate da quell'amore autentico, incondizionato che abbraccia il prossimo e Dio. Amore, sogni svezzati? Sogno sognato? Per G. Deledda, l'amore è un sentimento profondo spesso intrecciato col destino e la libertà personale. Ecco, libertà amorevolezza, fiducia, rispetto, comunicazione e empatia, sono i veri semi che generano interiormente consapevolezza, emozione, passione, attrazione. Attrazione per Saffo, sentimento totalitarizzante in mancanza del quale “A me non ape non miele”; sentimento per Ungaretti, “finestra illuminata in una notte buia, amore vero, quiete accesa”. Cinzia nella sua precisa esegesi, nella sua critica approfondita, ha illuminato finestre su “INCUBAZIONE”, donandole quel raggio in più che irradiandosi fino a noi, ha illuminato gli oblò della nostra mente. Grazie, Cinzia. Antonietta Siviero.
RispondiEliminaLa recensione di Cinzia Baldazzi mette in luce la complessità della poesia di Giuseppe Guidolin, cogliendo non solo la dimensione simbolica e mitologica, ma anche la tensione interiore tra la luce segreta e l’ombra fragile dell’esistenza. L’interpretazione mostra come Incubare non sia soltanto un esercizio lirico, ma uno spazio di riflessione sull’amore, sul tempo e sulla libertà, dove le metafore diventano ponti tra mito e psicoanalisi, tra le radici del cuore e la fragilità del mondo contemporaneo. Così, la poesia si apre come un palinsesto di significati, invitando il lettore a farsi interlocutore attivo e co-creatore del suo senso.
RispondiEliminaSuper! Iată o variantă foarte scurtă, potrivită pentru rețele sociale:
Complimenti a Giuseppe Guidolin per la forza evocativa di Incubare e a Cinzia Baldazzi per la raffinata lettura critica che ne svela la profondità nascosta.
Mirela Cocheci
Bellissima analisi/ commento e lettura critica ricca di riferimenti. Quel che attira la mia attenzione nel testo poetico è la parte in chiusura, ricca di suggestioni e immagini :
RispondiEliminastella che fonde
sogni svezzati
nell'incisa sorgente
di semi in attesa
fra le radici del cuore.
Una immagine di un amore che è fucina e crogiolo, una stella che brucia in continuazione, una luce segreta e potente che è oltre noi: quando il combustibile finirà non ci è dato sapere.
Valeria Maria Beatrice Motolese
Cinzia, la ringrazio per la sua acuta analisi del "discorso amoroso" di Giuseppe Guidolin.
RispondiEliminaHa saputo cogliere con grande lucidità come la sua opera si ponga come un'incubazione di speranza in un contesto di violenza. La sua riflessione sul dualismo ombra-luce e il richiamo ai miti di Afrodite e Orfeo arricchiscono in modo significativo l'interpretazione.
La conclusione, che include la citazione di Montale, è particolarmente illuminante e suggerisce che la vera poesia d'amore non è definibile con schemi precostituiti, ma nasce da un'autentica e profonda incompetenza, intesa come espressione originale e non convenzionale del sentimento.
Temi che ci porteranno verso il cambiamento di cui abbiamo tanto bisogno. Apertura, fratellanza e la bontà d'animo. Sogno una società diversa dove il rispetto della persona sia il valore principe, dove la diversità non faccia così paura e l'omologazione non sia più moda.
RispondiEliminaChe ne dici? Ci muoviamo verso questa prospettiva? Pier Paolo Pasolini ci aveva avvisati e lo abbiamo toccato con mano. Io sono pronta a fare passi indietro.
Complimenti Cinzia per le tue riflessioni.
Sandra Pugnaloni
Bella riflessione sul rapporto fra amore e società odierna, su cosa significhi scrivere d'amore recuperando, nell'analisi, suggestioni e radici di ascendenza classica.
RispondiEliminaDavide De Maglie
La lirica, sapientemente costruita dall'autore e magistralmente interpretata da Cinzia Baldazzi con sottili ed eruditi richiami classicistici per potenziarne simboli e significati, rende bene l'idea di un paesaggio interiore in cui effetti chiaroscurali preludono ad una intensificazione della luce (argentee lune) scolpita in una clessidra senza tempo il cui flusso non basta a sopire o, peggio, annientare la portata del bene, che spesso matura nell'ombra con la lentezza necessaria alle piccole/grandi conquiste dell'anima individuale e cosmica. Quella luce è verità, è amore, è speranza con cui l'uomo ritrova se stesso, i suoi simili e, se ha fede, Dio.
RispondiEliminaComplimenti all'autore che ha conferito alla parola una forte valenza evocativa e a Cinzia per aver saputo decodificare con sottigliezza ed acribia i valori profondi di umanità che forse , seppur latenti, continuano ad ispirare persino questo nostro tempo tormentato.
Giuseppina Dibitonto
Il saggio di Cinzia Baldacci conduce il lettore in un cammino denso di riferimenti preziosi, inanellati da gioielli capaci di emanare un’aura di lusso nel mistero di certi ciondoli etruschi, magici nel loro rimandare a un altrove perduto. Affascinante!
RispondiEliminaPeraltro la poesia di Guidolin non mi percuote l’anima, pur prodigandosi in un elegante, raffinato ma freddo percorso déjà vu, a tratti giocato in un autoreferenziale poetare fine a sé stesso.
Non rintraccio alcun tormento lirico, non ‘vedo’ i segni della passione o l’inquietudine di una certa poesia d’amore, ma ‘soltanto’ un ricco snocciolare immagini asettiche. Dov’è l’amata? Dov’è la sua carne fremente nell’attesa? Dov’è Ofelia? Dov’è, magari, la disperazione di Orfeo?
Non vorrei essere frainteso, ho letto e riletto una poesia di pregevole fattura, seppure asettica e che ben si discosta dal piattume dei tanti (troppi) poeti improvvisati.
Dario Arpaio
Quelli di “Incubazione” sono versi ermetici ma profondi, che “tu” riesci a scandagliare, o per meglio dire, a dipanare come di lana aggrovigliata, per un’ottima fruizione, e ciò non è scontato tanto meno “ars” facile. Tu riesci a creare una intimità, una vicinanza che accomuna, che identifica, e questo cos’è se non una forma d’amore?
RispondiEliminaIl poeta è attento ai mutamenti anche impercettibili, si fa cassa di risonanza e attenziona le menti, il poeta, sibilla del presente, anticipa il futuro.
Sono molti e continui i semi gettati dal poeta, da far germogliare e attecchire non solo nei cuori pulsanti di quello “amor che move il sole e l'altre stelle"
Occorre considerare che le guerre fratricide, il terrorismo si sono combattute in nome di un amore… falso? Ritenuto giusto da alcuni. Ecco che si va alla ricerca dell’amore perduto o ritrovato?
Occorre coltivare i nuovi germogli e aiutarli a crescere affinché rimangano vivi e vitali.
Il poeta, come tu dici a giusta ragione, invia segnali di allerta, un’attesa, una “incubazione” come di crisalide che farfalla, vedrà la luce. Non si può ignorare la possibilità e il sotteso invito del poeta di rivelare i nuovi territori dell’amore in concomitanza del riconoscimento della bellezza che ogni cosa salva.
Afrodite e Orfeo (i miti che hai citato), amore e canto!
Amore è caos vitale, nulla di scontato, di razionale e pur tuttavia essenziale, primario.
Canto d’amore per ammansire e sconfiggere il male, per riprendersi la propria sposa, se pur volgendo l’ombroso sguardo indietro, per amor proprio.
I versi di “Incubazione” se pur ermetici si muovono sul terreno fertile dell’amore, nel chiaro-scuro di una condizione vera e non fittizia, così come la tua eccellente recensione, cara Cinzia, pulsante di quell’amore che ogni cosa ama e trasforma.
Scriviamo e leggiamo poesie perché membri della razza umana, ripieni di passioni, andiamo alla ricerca di un segreto profondo e inesauribile dell'esistenza umana, un "soffio che circola in noi" e che solo la poesia, attraverso la parola nuda e l'illuminazione, può cercare di rivelare o almeno di avvicinare… (G. Ungaretti)
Ma la poesia, la bellezza, l’amore, nonostante tutto, sono in realtà le essenziali ragioni di vita. L’amore? il sentimento per eccellenza.
Rosalba Griesi
Cinzia cara, il tuo bel saggio, dal titolo "Il discorso amoroso” di Giuseppe Guidolin, dedicato alla poesia "Incubazione " mi ha colpito molto, con la tua analisi così puntuale e dotta. Ti chiedi, e così facendo, interpreti anche il pensiero del lettore, se ai giorni nostri, alle soglie del terzo millennio, sia possibile che "i sentimenti in sé, l'affectus e l'animus latini siano riusciti a sopravvivere integri" nonostante guerre fratricide, terrorismo, ecc...e continui la tua analisi con acume e sapienza. La poesia "Incubazione" non si può dire essere una poesia d'amore, se con questa definizione si tende a banalizzare l'anima della poesia stessa, ma lo è comunque per il gioco incalzante di buio-luce, comune peraltro a numerosi poeti e movimenti poetici parallelo a quello di Guidolin, in cui emergono "allusioni complesse, problematiche" ma con "pagine dedicate all' auspicio del sentimento amoroso autentico, comunque persistente" . Un saggio prezioso, con la sua analisi minuziosa che tocca non soltanto l'anima dei versi , ma il contesto culturale, poetico, in cui si inserisce. Complimenti! Ad maiora semper a te, Cinzia, e al poeta Guidolin
RispondiEliminaIgea Arnao
Cara Cinzia, il saggio che hai scritto partendo dalla poesia Incubazione del poeta Guidolin, è veramente una visione molto profonda ed impegnativa che scava oltre la immediatezza delle varie immagini e restituisce ricchezza di contenuti. Alla tua domanda sull'importanza del sentimento amoroso ( l'amore è molto più che un semplice sentimento) nei tempi attuali, non voglio dare una risposta netta, anche se mi verrebbe d'istinto affermare che certamente è decisivo. Ma voglio allargare lo sguardo su un piano più vasto intorno a me , intorno a noi , alle varie realtà che stiamo vivendo e che hanno anche compromesso i sentimenti amorosi. Si vive di apparenza quasi ad ogni costo, in competizione, in corsa verso una autodeterminazione, si abusa spesso delle parole amicizia, amore, voler bene ma ho tanti dubbi sulla sostanza, pare che i sentimenti abbiano subìto una inflazione e diventati più fluidi. Manca forse il sano impegno e costanza per costruire, far crescere quei semi, il terreno non è sempre curato dalle erbacce infestanti dell'egoismo, del possesso, della voglia di autodeterminazione. Questa realtà si scontra e si discosta ampiamente sul concetto di amore di sant'Agostino che reputo tra i più autorevoli dal mio punto di vista, grande conoscitore del cuore dell 'uomo propenso a realizzare se stesso verso l'incontro con Dio e la sua dimensione eterna, amore verso se stessi e verso gli altri in egual misura. Oggi sono tante le difficoltà e gli ostacoli a far sì che si possa realizzare in vari ambiti questo sentimento amoroso totalizzante , forse è diventato più impegnativo ma non impossibile. Il vortice indomito sarà sempre il motore che muove i sogni che, sempre custoditi tra le ali dell'anima e le radici del cuore, non potranno mai essere sconfitti perché illuminati dalla luce vibrante delle stelle e della speranza di giorni e tempi migliori, è indispensabile e necessario un percorso di " incubazione" affinché si possa giungere al compimento di uno tra i sentimenti più nobili e primordiali, l'amore.
RispondiEliminaAncora tanti complimenti a te, cara amica Cinzia e al poeta Guidolin.
Giuseppina Crispi
Leggere il suo saggio è stato come attraversare un paesaggio intellettuale e poetico di rara densità, dove ogni parola appare scelta con cura e ogni riferimento si innesta in una rete di significati che si espande ben oltre il testo.
RispondiEliminaLei mi ha guidato in un viaggio ermeneutico che non si limita a decodificare i versi del poeta Giuseppe Guidolin, ma li abita, li vive, li interroga con una sensibilità che fonde rigore analitico e partecipazione emotiva.
Con il sua analisi intensa e la sua sensibilità acuta, mi ha accompagnato alla scoperta delle trame profonde della poesia “Incubazione”, opera che non si limita a raccontare, ma invita a sentire, a pensare, a ricordare.
Tra le pagine del suo saggio, emerge con forza il tema dell’amore: non come semplice emozione, ma come principio originario, forza generatrice, radice del nostro vivere quotidiano. “L’amore, sentimento primordiale, spinta e forza vitale, origine e radice del quotidiano nostro vivere, se pur scalfito dall’usura del tempo che passa, rimane immutato nel suo essere speranza, incanto e beltà, potenza trainante di sogni e realtà.” Da questa consapevolezza nasce una domanda tanto semplice quanto vertiginosa: i sentimenti sono riusciti a sopravvivere alle soglie di questo terzo millennio, segnato da guerre, violenze e terrorismo?
Una domanda che non ha una sola risposta, ma mille e una, come le storie che ci portiamo dentro.
La lettura della poesia “Incubazione” attraverso la sua lente critica rivela non solo la ricchezza semantica dell’opera di Giuseppe Guidolin, ma anche la sua straordinaria capacità interpretativa, capace di cogliere le vibrazioni più sottili e profonde.
Lei intreccia con eleganza filosofia, mito, semiotica e psicoanalisi, restituendo alla poesia la sua funzione più autentica: quella di resistere, di curare, di dare voce all’indicibile. L’amore, nella sua lettura, diventa chiave interpretativa del mondo, gesto poetico che sfida il tempo e le ferite della storia.
La ringrazio sinceramente per averci offerto una chiave di lettura così raffinata e coinvolgente, capace di illuminare l’opera di Guidolin e, al tempo stesso, di risvegliare in noi il valore profondo dei sentimenti in un’epoca che troppo spesso li dimentica.
Serena Lombardo
Complimenti a Cizia per la sua originale, e come sempre dottissima, recensione.
RispondiEliminaPoesia ermetica, questa di Guidolin, ma che risplende della verità dell'amore.
Poesia cosmica tra Cielo e Terra, che svela anche gli studi di astronomia da lui compiuti, non nel senso di un'erudita e fredda analisi, ma piuttosto di una fortissima prospettiva interiore, con la capacità di rielaborare immagini conosciute e amate, per offrirci una poesia limpida e potente.
L'amore è ombra segreta ma anche luce, terra in cui affondano le radici, qualcosa di estremamente concreto e pronto ad esplodere. Il processo, al termine dell'incubazione, sarà inevitabile, in una sorta di Élan Vital di bergsoniana memoria e amore dunque come creazione nel continuo divenire della vita "tra le ali dell'anima"; la "stella che fonde", un Sole.
Isabella Sordi
Una poesia,questa di Guidolin,breve ma intensa:carica di metafore,lascia il.lettore sospeso nel suggerire significati reconditi,allusivo,alla maniera dei poeti decadenti francesi.Qui la donna diventa una specie di incarnazione stessa del controverso sentimento amoroso che viaggia tra ombre e luce,nell'ambivalenza mai conclusa dell'amore stesso. Non conosco Guidolin e questo non mi.permette di disquisire sul.suo modo di intendere e soprattutto cantare l'amore ma la critica tanto dettagliata e profonda di Cinzia Baldazzi ci apre scenari che vanno ben oltre il testo stesso e ci fanno comprendere che si tratta di una poesia che deve ,a ragione;essere apprezzata per le sue aperture a panorami in cui l'amore diventa un seme carico di speranze e implicazioni
RispondiEliminaGabriella Paci
Immensamente grazie per condurci ad immergerci nella poetica di Giuseppe Guidolin, nella sua potenza di sentimenti celati, quasi ermetici, eppure fortemente dirompenti con cui sento un' affine sensibilità.
RispondiEliminaVersi che hanno riportato il cuore alle considerazioni personali con cui introduco la mia Silloge I MILLE VOLTI DELLE OMBRE
ove così scrivo...
"E in questo susseguirsi di ombre l’incessante anelare alla Luce
per giungere
dolcemente a riposare
nello slabbrato
suo margine più esterno,
lì ove la poesia dimora,
luce che rinnova cicatrizzando,
che riconcilia curando
l’invisibile ragnatela di umani errori,
che disarma schiudendo
sconosciute percezioni
palesando l’insospettabile
armonia che in ogni essere regna.
(Taranto, primavera 2020,
🖊 Maria Rosaria Intermite).
Come per me, anche per Giuseppe Guidolin l'ombra è lo stato della verità, della scelta, della potenzialità della redenzione e della resilienza, della possibilità di accogliere un nuovo cammino, una luce che timida si affaccia, un dono che ha il volto dell'amore.
Ecco che alla vertigine del tempo che scorre, alle gabbie del passato, si palesa quella...
luce segreta/ vortice indomito /di lune d’argento
intrisa di potenza di disvelamento, di riconoscimento dell'altro/a e di un nuovo volto di sé. Essa è porta che schiude verso i segreti più profondi, a quella parte più bella, e a volte soffocata, dell'animo umano che resta nascosta a noi stessi.
Sono poi gli incontri, quella stella che fonde/sogni svezzati
ovvero quelle stelle polari inattesi ma magnifici che ridisegnano gli orizzonti e ci portano verso sogni non ancora pensati.
Sogni che si nutrono di bellezza e poesia, di riflessione e ricerca interiore.
E in notti buie per l'umanità come quella che stiamo vivendo, l'osservarci attraverso i versi di poeti come Guidolin e di intellettuali capaci di richiamarci al senso profondo dell'umano come Cinzia Baldazzi sarà l'unico viatico verso un futuro davvero positivo.
Grazie di cuore per queste riflessioni e il richiamo costante all'umana essenza.
🖊 Maria Rosaria Intermite Autrice
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Come sempre un piacere leggere i tuoi saggi cara Cinzia. L'analisi della poesia di Giuseppe è approfondita e ci mostra come essa esplori il mistero della trasformazione interiore attraverso immagini evocative e simboliche. Il “tu” al centro del testo è una presenza ambigua e potente, che incarna sia la luce che l’ombra, la terra e le stelle. Il linguaggio lirico e visionario ci accompagna in un viaggio tra il tempo, l’anima e il cuore, dove sogni e semi attendono di germogliare. Un canto alla gestazione silenziosa dell’essere, alla fusione tra materia e spirito e alla bellezza di ciò che cresce nel profondo prima di emergere.
RispondiEliminaLia Grassi
Con questa efficace indagine di Cinzia Baldazzi siamo di fronte a una lettura ampia e articolata che forse supera la stessa poesia proposta scendendo in abissi di senso e recuperando dal mito e dalla psicanalisi elementi atti a trascendere l'interpretazione stringente per aprirsi verso orizzonti in cui la dimensione esistenziale, sentimentale, emotiva e tematica diventano patrimonio di un intero mondo poetico.
RispondiEliminaEmanuela Dalla Libera
Il commento di Cinzia Baldazzi mi ha fatto capire che la poesia di Guidolin non è solo amore, ma un'esplorazione profonda della vita.
RispondiEliminaMi ha colpito l'idea di un'arte che protegge una "luce segreta" in un mondo difficile. L'analisi del mito di Orfeo mi ha mostrato che l'amore è anche un viaggio interiore, di auto-scoperta.
In sintesi, ho capito che la poesia di Guidolin non è solo sentimento, ma un vero percorso filosofico.
Cinzia, la ringrazio per la sua acuta analisi del "discorso amoroso" di Giuseppe Guidolin.
RispondiEliminaHa saputo cogliere con grande lucidità come la sua opera si ponga come un'incubazione di speranza in un contesto di violenza. La sua riflessione sul dualismo ombra-luce e il richiamo ai miti di Afrodite e Orfeo arricchiscono in modo significativo l'interpretazione.
La conclusione, che include la citazione di Montale, è particolarmente illuminante e suggerisce che la vera poesia d'amore non è definibile con schemi precostituiti, ma nasce da un'autentica e profonda incompetenza, intesa come espressione originale e non convenzionale del sentimento.
Francesco Spilabotte
L'eccelsa critica letteraria Cinzia Baldazzi si cimenta sempre in letture di notevole spessore culturale. E dona profondità e letizia ai nostri animi. Esaminando, da parte mia, "Incubazione", direi che i versi del testo poetico, delle parole, piene e belle, del felice componimento del poeta, approdino a esemplificare con immediatezza la gestazione del "Tu sei...". A mio avviso il "Tu sei" si rivolge alla Poesia, all'amore d'essa. Tu sei il tutto della vita che mette le ali al tempo di vivere. Questa è stata la mia percezione alla attenta lettura dei versi, non conoscendo la poetica di Giuseppe Guidolin, al quale porgo i miei più vivi complimenti. La disamina, dotta e colta della dottoressa Cinzia Baldazzi, pone un interrogativo forte: "Ma i sentimenti in sé..."; "... possiamo ancora coltivare nuovi germogli...";"...in epoche di guerre..." ecc. Ed esige una risposta altrettanto determinante. Viene data dalla testimonianza, profonda e luminosa, della Etty Hillesum che visse pienamente il dolore e l'orrore della guerra. Così autenticamente l'affrontò nel luglio del '43 lasciandoci queste parole tratte dai suoi diari (preziosi esempi per le menti illuminate): "... Ad ogni nuovo crimine o orrore dovremmo opporre un nuovo pezzetto di amore e di bontà che avremo conquistato in noi stessi". Ringrazio l'autore Giuseppe Guidolin, la Cinzia Baldazzi e Nazario Pardini per la loro presenza in campo culturale e saluto cordialmente.
RispondiEliminaRita Fulvia Fazio
La mancanza di punteggiatura nella poesia di Giuseppe Guidolin, conferisce alla stessa un flusso continuo, quasi ipnotico, un pensiero senza interruzioni. I versi sono incisivi e creano un insieme di presenza e assenza, ma anche materia e spirito.
RispondiEliminaLa lente psicoanalitica della dott.ssa Cinzia Baldazzi guida il lettore in una stratificata analisi dove l'ombra è metafora d'esordio, in cui sono ben ramificate le emozioni di memorie e passaggi culturali intensi. Le "radici del cuore" sono a tutti gli effetti atti di resistenza e bellezza, e sempre la dott.ssa Baldazzi ci spinge a pensare che proprio nell'ombra, si nasconde la luce più vera.
Piko Cordis
Una lirica molto bella sull'amore ,colto in tutte le sue sfaccettature e significati.L'analisi critica di Cinzia Baldazzi ci guida, con sensibilità ed elevata competenza storico- letteraria, tra versi squisiti e profondi ,che sono espressione di poesia autentica.Complimenti al poeta Guidolin e a Cinzia Baldazzi.Giuseppina Giudice
RispondiEliminaGiuseppe Guidolin, con i delicati versi della poesia Incubazione, regala al lettore un quadro di raffinata bellezza, popolato di suggestioni potenti. Il tutto racchiuso tra due parole chiave che sono le pietre miliari del sentimento: da "Tu" fino a "cuore".
RispondiEliminaHo letto più volte questa lirica sempre con la sensazione di trovarmi tra cristalli finissimi e dalle mille preziose rifrazioni che scatenano luci e suggestioni particolari.
Grazie anche alla signora Cinzia Baldazzi che così sapientemente ha analizzato e condiviso ogni aspetto della poesia di Giuseppe Guidolin, facendone risaltare tutte le peculiarità e aiutandoci ad approfondire i tanti volti dell'amore.
Ho trovato particolarmente importante e significativa la domanda che si pone e ci pone:
"… in un’epoca di guerre fratricide e tormentata dal terrorismo, possiamo ancora, con l’entusiasmo e la ragione, coltivare nuovi germogli nell’aspettativa che i semi piantati per generarli rimangano vivi e vitali?"
Domanda che mette con le spalle al muro. Abbiamo ancora quella fiducia necessaria e incondizionata, per seminare e coltivare nuova vita, cultura, amore? Me lo sono chiesto e la mia risposta è, sì sostenuta dalla speranza, ma gravata da tanti dubbi e condizioni, dunque non più realmente incondizionata.
Resta la convinzione che la parte migliore dell'uomo possa prendere il sopravvento sulla deriva morale e educazionale, anche e soprattutto grazie alla cultura di cui Cinzia e Giuseppe sono alfieri coraggiosi e incisivi. Grazie a entrambi!
Vincenzo d'Ambrosio
Un'incubazione, nella poesia di Giuseppe, che potrebbe essere promessa di nascita alla luce, anche se ogni evento è permeato non solo di luce ma anche d'ombra. Un testo che sa toccare profondità e il saggio di Cinzia ne percorre ogni significato. Complimenti a entrambi.
RispondiEliminaSpesso, quando un critico analizza un'opera d'arte, si ha l'impressione che voglia "svelare" il mistero, risolvere l'enigma. La nota di Cinzia Baldazzi sulla poesia di Giuseppe Guidolin, invece, fa qualcosa di più sottile e profondo. Non risolve, ma rispetta l'incubazione. Ci insegna che l'arte, come l'amore, non è un processo lineare, non è un evento che si conclude. È un'attesa, un'incubazione continua, un tempo sospeso in cui le cose maturano.
RispondiEliminaLa psicoanalisi ci ha insegnato che il nostro inconscio funziona in modo simile. Le idee, le emozioni, i traumi non scompaiono. Vengono "incubati". Restano lì, in attesa, finché non trovano una via per emergere. A volte, quella via è il sogno, altre volte è un sintomo, altre ancora è la parola poetica. In "Incubazione", Guidolin ci mostra come un'emozione, un sentimento d'amore, nasca dall'ombra, dalla "luce segreta", da quella parte di noi che non è pienamente conscia.
Cinzia Baldazzi ha colto un punto cruciale, un'ambivalenza che è al centro della nostra vita psichica. La poesia ci parla di un rapporto che è contemporaneamente "terra" e "stella", un radicamento nella realtà e una tensione verso l'ideale. Questo è l'eterno conflitto dell'essere umano: il desiderio di concretezza, di appartenenza (la terra, le radici), e la spinta verso l'assoluto, l'irraggiungibile (la stella, il sogno). L'amore vero, quello che "incuba", è capace di tenere insieme queste due forze, di non cedere né al nichilismo né a un fatalismo cieco.
La clessidra, citata da entrambi, non è solo il tempo che passa. È il simbolo del nostro lavoro interiore. Dobbiamo rovesciare la nostra prospettiva, guardare indietro alle nostre radici per comprendere il presente, e poi guardare avanti, con la speranza che la nostra anima, con le sue "ali", ci permetta di volare al di là delle paure.
In fondo, il poeta e l'analista hanno un compito comune: dare voce a ciò che non ha voce. Guidolin lo fa con i versi, noi con l'ascolto. E la Baldazzi, con la sua nota, ci ricorda che per comprendere l'altro, il poeta, dobbiamo prima accogliere l'ombra, il mistero, l'incubazione. Non cercare risposte, ma imparare a stare nella domanda. È un atto di umiltà, ma anche di grande coraggio. Un coraggio che ci insegna a non avere paura di ciò che non capiamo, perché a volte la bellezza più grande si cela proprio in ciò che non si può definire.
Paolo Russo
Immagini ossimoriche di luce e di ombra e consequenziali di attesa e rinascita. È un amore salvifico ed epifanico, quello delineato dall'autore con pochi incisivi versi. Direi, che appare il poeta innamorato dell'amore, infatuato da una luce pretesa come si pretendere il latte dal capezzolo, da bambini. Il ritorno alle origini chiude idealmente un cerchio, forse l'angolo giro a cui accenna Cinzia nella sua dotta riflessione. Grazie ancora per la piacevole condivisione.
RispondiEliminaFlavio Provini
Per me l 'amore è la cosa più bella che Dio ha creato. In tutte le cose che facciamo ci vuole amore, ma come sempre la cattiveria dell'uomo ha rovinato tutto. Non so dove andremo a finire.
RispondiEliminaGrazie a Cinzia per le belle parole che ha scritto e al poeta Giuseppe Guidolin per la sua poesia.
Maria Lucarelli
Grazie cara per avermi inserita nelle poesie e parole di questo grande uomo sono fiera di essere tua amica
EliminaBeh, essere un critico letterario richiede grande passione e dedizione. Complimenti per il tuo lavoro, Cinzia, e per averci fatto conoscere Giuseppe!
RispondiEliminaA voi dèdico questi versi:
Ci sono lati oscuri
E un viaggio di sentimenti
Un amore materno
Purtroppo l'amore è anche
un graffio alla vita
L'amore è una parola
che si ripete mille volte
un sentimento più bello
un abbraccio affettuoso
Una carezza
Un bacio
L'amore purtroppo ti distrugge
Cambia idea, non ci sono colpe
A volte non si ama abbastanza
Ho disegnato mille cuori
E una frase frequente: “Ti amo”
Erano giochi di bambini
Erano capricci
L'amore appare come un angelo
Scacciato da una volontà divina
L'amore
l'amore
Nunzio Cammariere
In verità, questa poesia di G.Guidolin, anche per via del titolo, mi sembra un'intima conversazione tra un bimbo (feto) e la madre: amore sì, ma materno e filiale. Parla per primo il nascituro e dice alla madre sei "ombra, luce segreta". Il ventre della madre è riconosciuto come insieme di luce e ombra dal sapore protettivo. E, tuttavia, ventre "cresciuto da un vortice d'argento", ovvero da un amore "indomito" che fa brillare la notte, lì dove l'amore prende forma. E dalla forma comincia a contare il tempo, però sorvegliato dall' "anima" che sa volare. A questo punto, risponde la madre con un "tu" di gioia uterina e tenerissimo amore. È come se dicesse: figlio, sei fusione celeste e terrestre, per questo io comincio lo svezzamento proprio lì dove la :sorgente" si apre all'uscita di te verso "sogni" che saranno sicuramente sorprendenti per te e per me, saranno "semi" capaci di fiorire la mia "attesa" e la tua, senza mai allontanarsi dalle "radici del cuore". Lì, infatti, il nostro amore esce e si rigenera. Anche il procedere della scrittura è costantemente binario: ombra-luce/, vortice-ali/, luna-clessidra/, indomito-scalfito/, anima-cuore/, terra-stella/, sogni-attesa/, svezzati-incisa/, tu-tu. Se molti collegamenti possono essere individuati, e Cinzia lo fa mirabilmente, resto convinto che si tratti di un amore materno, onirico ma anche travagliato e umanissimo. Una "Incubazione", appunto!
RispondiEliminaBrasca Matteo
Sentimenti, amore, vita, sensibilità profondità di analisi in una recensione esemplare di grande ispirazione per un testo, un poeta che scandaglia l’anima portandola alla luce delle stelle.
RispondiEliminaCinzia Baldazzi riesce a trasferire al lettore quanto lei ha percepito dai versi che la hanno ispirata.
È un balsamo per lo spirito che trae linfa vitale per appassionarsi a sentimenti eterni.
Carmine Paradiso
In questa splendida lirica si esalta l’amore in tutte le sue possibili “combinazioni” descrivendone i vari aspetti, a volte celandoli per lasciare una certa libertà di interpretazione al lettore come è giusto che sia.
RispondiEliminaLe varie metafore presenti esaltano questa varietà di combinazioni per porre all’attenzione del lettore il concetto che sotto intendente ogni sentimento di amore, qualunque esso sia, senza imbrigliarlo in stereotipi o facili sentimentalismi, allargando l’orizzonte del “sentire amoroso” verso profondità (radici del cuore) ove nasce il vero sentire, libero da orpelli e costruzioni fasulle, libero di alzarsi in volo per mostrare a se stesso e agli altri che il sentimento è sempre leggero o per meglio dire puro poiché pura ne è l’origine, per poi fondersi con la terra, con la vita reale, ma sempre libero di spiccare il volo essendo la sua essenza fondamentalmente costituita da luce e anima che nessuna guerra (interiore o esteriore) può sottomettere, imbrigliare o comunque limitare.
Il saggio di Cinzia Baldazzi è quanto di più completo potesse leggersi sul tema specifico poiché abbraccia tutte le tematiche, scavando letteralmente nella lirica e soprattutto nella profondità del "pathos" che contiene, estraendo e analizzando da essa tutte le domande che in maniera velata o esplicita pone.
Carmelo LODDO