Leggendo: Il sogno e la sua
infinitezza, Ed. Tracce di Ninnj Di Stefano Busà
di Alberta Bigagli
La tecnica è, come mi aspettavo, sicura e forte. Per cui da subito mi
trovo libera nel lasciarmi andare all’accensione di questa poesia ai suoi
infiniti contenuti che mi travolgono felicemente. La morte e l’amore la solitudine e il silenzio, la memoria e
la parola che li sta perforando. La meraviglia portata dal futuro. La geometria come luogo ricorrente d sosta. Il sogno infine, come nascita
del pensiero, sua origine e sua alba. Ma anche la fine e l’inizio di ogni osa
come due sensazioni chiare ma intersecate. Due verità che si negano
reciprocamente. Il tempo appare disegnato con decisione e trattenuto gentilmente da
figure geometriche piane. Il tempo che va a identificarsi con il vento e il
vento con il viaggio. A me sembra che Ninnj Di Stefano Bus a un certo punto si
chieda se sia meglio indugiare nel proprio inevitabile e salutare cambio della
pelle o lasciare che la troppa attenzione si allenti per abbandonarsi al senso di
infinito, per dire “infinitezza”. Credo che infinitezza, o almeno così avverto,
sia anche questo riuscire a farsi domande durante un movimento inarrestabile
per il poeta. E il nostro ascoltare le interrogazioni del poeta che viene
trascinato via da se stesso. Non solo di immagini in sè astratte e di rappresentazioni figurate è
ricco il libro. Gli oggetti, gli elementi evocati, i tratti di materia toccati, ricordati
e detti, liberati e immersi nella pagina senza loro togliere odore e colore,
sono presenti in una quantità di cui non appare il margine. Non pesano in
quanto scorrono ma coinvolgono intensamente i sensi del lettore: “il bicchiere col sapore del sale”. Le
metafore sono accennate nella elasticità d questa scrittura e insieme cantate: “il mondo...come rosa d maggio tra i
capelli”. Si incontrano una “lepre” esultante così come il “fragile volto corrugato dei cipressi”. Nel seno della scrittrice si erano radunati evidentemente, tutti i
momenti, tutte le cose possibili della natura. Ma quale sentimento di raccolta e di sintesi è all’interno di questo
vivere poetico?di questo richiamo agli altri? Si può solo supporlo, ciascuno
secondo se stesso. Io per es. mi sento invitata ad attraversare la notte,
consegnarmi a lei. Una notte che vuole il passo di “sonnambulo”, che sa di “mare” e di
“dolore”. Sento l’invito a vestirmi di una sognante ubriacatura. Nulla chiarire
troppo razionalmente, per tutto comprendere. Mi è dolce aderire. So che farò
scoperte, che mi scoprirò. Vengo ad abitare, leggendo, tra i “clandestini” delle “retrovie. Mentre
la corsa aumenta, ma è vera o sembra tale? in velocità si moltiplicano i
paesaggi e gli spettatori. Sento che diventa più debole il mio sguardo
osservante, ora la parola del poeta sale di volume e si eccita, si accende,
scala le vette, vola. Vola e si libra alta ma non si perde e si avverte
promessa di ritorno. È così la poesia più è autentica e intensa e meno
tradisce, nel senso di opporre i giochi letterari alla vita. Piuttosto, redime come
viene confermato nell’ultima breve e intensa sezione, “Grani di poesia”.
Alberta
Bigagli
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