lunedì 1 ottobre 2012

Inedito di Antonio Spagnuolo


Inedito di Antonio Spagnuolo


ANTONIO SPAGNUOLO

da :“Il senso della possibilità”
di prossima pubblicazione (con prefazione / saggio del professor Carlo Di Lieto)

**
Siamo tutti noi nell’angolo,
ove il conteggio è una serpe intollerante,
senza alcuna tregua.
Forse l’orizzonte offre la stella mattutina
dai falsi contorni per ricattare la carne,
modulando le ore leggiadre che lasciammo
per approdi del flauto,
o raccattare le più che povere stagioni.
Ricomincia dagli ottanta la rincorsa
per una fase che non mi stupisce,
certo tra fase e frase l’esplicita zavorra
aiuta l’impotenza delle nostre voci.
- Contorto ai rotocalchi
rimpasto le vene di mio padre - incenerito:
sono sicuro d’esserti bislacco
prima che dalla nebbia fiorisca
una copula incoerente, sfida costante
di presenze nella insulsa pantomima.
Ho cercato un passaggio per l’eterno,
per quella luminosità che in Cristo
la mia pelle di umano, ferito nel conflitto,
traspare nelle tracce di incursioni.
Non conclude la parola , il verbo pregno,
nei sedimenti allertati della fede,
cerco ancora quel codice sospeso
lungo le pieghe della mia stanchezza.
Così estremo il giardino promesso
che io brucio ricorrenze per non essere in colpa,
mentre
sul piede incandescente indagavi pigrizie
per le tue moine indigeste.
*
Nessuna epifania conosce il gioco
inciso nella tua verginità.
Ti lascerò distribuire il sangue
rifiutando pensieri,
doglianze del tuo piccolo ventre
ormai più avvezzo allo scherno che ai riflessi.
Recupero occasioni rinverdite
confondendo le crepe del passato
e a doppia fonte, ora piena, o triste,
spacco le mie giornate senza agganci.
Dal tempo degli altari
denudavo le lampade
nel perimetro corto delle pene,
lentamente alle braccia ora scolora
la strada senza un fine, tra le congiunzioni
di una fragile bacheca.
sguscio l’enigma, distacco rifugi, che la mia mente
tra ombre e agguati scintilla
per ritrovarti ancora dove le offerte
lanciano sottintesi ,
non riesco a distinguere pallori,
rivedo l’orrida trasparenza della noia
dove lo sforzo è inutile, gesticolando
o s’incastra tra i cristalli della nonna
il filo della tua scommessa.
*
Anche il trillo del vuoto è un’illusione
di altri tempi e guizzi, ultima frattura
a scaglie di ripetizioni,
belva semiaperta a mutamenti.
Il mio strappo ha l’intreccio
delle tinte roventi, delle attese,
ed ecco che le arterie inceppano
per la sclerosi - agguato,
filiere disperate
secondo impasti che fan conto del sempre,
nel crepitio dei fiotti d’ombra,
insistono gli abbracci per fondere il cerchio,
là dove ancora sembra intatta
la punta del pensiero giovanile,
dove era scritto che la carne in discesa
maliziosamente rimetteva il verso giusto
condividendo il medesimo guizzo
delle incisioni.
Salva le immagini delle matrice
per l’endotelio che aggruma lipemie
secondo errori piccolo borghesi.
Ad incastonare cristalli sogno di essere altrove
avvolgendo la vampa come frusta di luna
sotto gli stridii dei gabbiani
cambiando senza fine le rese del miracolo….
*
Il perimetro corto delle pene
s’accorda lentamente ai debiti della notte.
Nessuno parla con me !
Le bolle di sapone, quelle intorno all’incerto
avvicendarsi dei perdoni,
le vestizioni delle tue varianti,
convergono agli acciacchi delle vene.
Strane esattezze corrono agli applausi
mentre il cistoscopio
urla nudo nel segno delle regressioni.
Anche il vento non cede alle lusinghe
del silenzio:
all’incredibile ozio giocano crocefissioni.
Non muta la tua coscia
nel seguito dell’orbita più nota,
memoria di quel brivido
nel taglio arrugginito delle voci.
Riallaccio giorni franati:
ogni gesto nel fondo dell’autunno
abbevera le nuove identità dentro me stesso.
*
Antonio Spagnuolo ---

Sono testi di grande complessità (con qualche risvolto filosofico e psicoanalitico) da intuire più che da interpretare col metro della logica e della razionalità.
Vi colgo una religiosa carnalità, una tormentata tensione nella pervicace esplorazione della vita, una fisicità sofferta più che goduta, la consapevolezza dell’umana provvisorietà che provoca e scompiglia, recupera e ricompone in forme inedite la dimensione spazio-temporale, l’ieri e l’oggi, il qui e il là, con un gioco di rimbalzi che mette sotto pressione ogni potenzialità linguistica, ogni possibilità del dire.
Eppure Spagnuolo, che percepisce fin troppo bene lo scacco dell’esistere, sta nella vita con serenità, magari dolente, ma senza alcun accenno di disperazione, perché la sua percezione della vita è invece fortemente connotata da riflessi di positività e di speranza.
Pasquale Balestriere

 
 
La carne e lo spirito, la vita ed il suo carico, il dolore e la vicissitudine,la quiete di un bilancio coi suoi sereni ritorni, la sorveglianza attenta delle emozioni, delle fughe e delle impennate di un attualizzato passato, il saporito scandalo delle contraddizioni, tutto contiene questa poesia-poema. E nelle pieghe metaforiche di un linguaggio che sforza i suoi etimi per sostanziare intuizioni oltre la parola sta tutto un pacato-subbuglio di intimità e di poesia. Di una poesia forte e robusta. Di un umano chiuso nelle morsa di uno spazio ristretto per tanto sentire. Essere coscienti di esistere e inventarsi le condizioni che supportino tale coscienza è il pepetuo e proficuo inquitarsi della condizione umana. E della poesia stessa.

Nazario Pardini
 
 
Sono testi, questi di Antonio Spagnuolo, che denotano - secondo il mio punto di vista - un momento di ricognizione, una sorta di bilancio esistenziale dal quale emerge - è vero - un senso d'impotenza di fronte allo "strappo" della carne ma, anche, la rincorsa che "ricomincia dagli ottanta" e "abbevera nuove identità" sul franare dei giorni autunnali verso l'inverno: il loro riallacciarsi, comunque, alla primavera.

Sandro Angelucci

 
 
Complessità della vita, consapevolezza della sua/nostra finitezza: il tempo e lo spazio prigionieri delle loro stesse rotte e la parola che “non conclude”, con fatica tenta di ricomporre l’inesprimibile dedalo della condizione umana.
La poesia di Antonio Spagnuolo non è tesa, comunque, al nichilismo; la vita permane, si manifesta anche “nel fondo dell’autunno”, riallaccia “giorni franati”, muove “nuove identità”, ri-trova tempi e spazi interiori linfa e voce all’interno di un ordito lessicale -- in movimento -- composito, di grande intensità. Maria Grazia Cabras


 
Mi colpisce, in questi versi, una volontà di esporre il sé nascosto che ancora scalpita e si sorprende di abitare il corpo attuale.
Gli anni che si avvertono nell'inesorabile arrugginirsi di giunture e la stanchezza che circola nelle vene, malgrado lo strenuo opporsi del pensiero.
Anche la struttura è articolata in modo fluido, ché la brevità non si addice a una vita piena.
Il lessico registra e trattiene quanto più possibile, pur nella consapevolezza del limite della parola.
Ma il poeta non può arrendersi, non può sottrarsi al tentativo di comunicare il suo stesso mistero.
c.b.

 
 
 
Riceviamo via email e pubblichiamo : "- La poesia di Antonio Spagnuolo si fa luce nella sua favola incantata, c'è una sorta di breviario, una irriducibile forza di contenuto che assomma la brillantezza del linguaggio ad una ricerca stilistica raffinata.
Cerca il poeta di partire dal significato delle cose, dalla strada maestra al suo estremo divenire, per trovare il senso universale del sentire: una ragione, una parte sconosciutil rovescio della logica. Trovo interessante la corrente che trascina con i suoi versi commeventi che nutrono all'istante.-
salvatore anzalone- "

 
 
Riceviamo via email e pubblichiamo : " - Il "corpo a corpo" con la parola , qui esperito con vistosa sagacia , ci conferma l'accanita tensione definitoria di Spagnuolo e l'appassionata frequentazione dell'interiorità che la suscita e la necessita.
Fa piacere , negli anni , riscontrare la fedeltà a questa "linea" , in uno con la personale espressività che la informa.- 1 ottobre 2012 -
Leopoldo Attolico " -

 
 

Nessun commento:

Posta un commento