sabato 2 novembre 2013

FRANCO CAMPEGIANI: SU "LA TRASCENDENZA" DI N. D. S. BUSA'


Ritengo che l’interrogativo posto dalla Busà riesca innanzitutto a ristabilire un equilibrio perduto: quello della natura bipolare dell’essere umano (ma io direi, meglio, di ogni creatura vivente). Questa bipolarità, che a me piace definire “gianica”, ma che ovviamente si può definire con qualsiasi altro termine, genera indubbiamente inquietudine, ma è anche la fonte di ogni equilibrio, se equilibrio è bilanciamento di pesi contrastanti. Purtroppo, il raziocinio umano non ce la fa a sostenere l’inquietudine derivante da questo contrasto, misteriosamente armonioso, e mira spesso ad elidere uno dei due pesi contrastanti. Una resezione di comodo, squilibratissima, che tende a ridurre il campo della realtà: o esclusivamente alla materia o esclusivamente allo spirito. Non è possibile, a parer mio, continuare con questa immatura ed ottusa presunzione. Il dubbio e la fede ci appartengono entrambi. L’uno si ciba dell’altro, in uno scambio vicendevole. Ci vuole una grande fede per poter dubitare e ci vuole una forte capacità critica per poter crescere nella fede. Ovviamente, il dubbio e la fede di cui sto parlando non hanno nulla a che fare con la religione, ma riguardano esclusivamente se stessi, la propria individuale pianta spirituale/materiale. Se si crede in se stessi, bisogna credere che ciascuno di noi viene dall’Assoluto. E’ lì che risiede la nostra più originaria e vera natura. Non si può tuttavia credere in se stessi ciecamente, perché c’è sempre da fare i conti con l’illusione: nessuno può pensare di esserne immune. Da qui l’esigenza di porsi continuamente in discussione. Non di fronte al mondo, ma di fronte a se stessi. Per crescere, dubitando, nella propria fede. O, se si preferisce, per crescere, credendo, nella propria capacità di dubitare. Per essere più esplicito, vorrei dire che si sbaglia a credere che la macchina pensante stia tutta rinchiusa nella nostra scatola cranica. È vero esattamente il contrario: è la scatola cranica ad essere inclusa, evidentemente con un ruolo da svolgere, all’interno del Pensiero. Se così non fosse, non esisterebbe la possibilità di credere e neppure quella di dubitare.
                                                                                                      
                                                                                                  Franco Campegiani 

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