Cuore
Spaccato, romanzo di Sandro Gros-Pietro, Genesi, 2013
di Ninnj Di Stefano Busà
L’ultimo romanzo di Sandro
Gros-Pietro è di quelli che si lasciano leggere tutto d’un fiato, tali e tante
sono le scene, le trame, le interlocuzioni, i fili che si riallacciano ai
personaggi: ognuno compreso nel ruolo che gli spetta lascia trapelare la sua
storia privata e personale, i difetti e le rovine morali di una società come la
nostra che da tempo, ormai, ha abbandonato valori e significati, per correre
dietro a chimere lucrose, a ruoli di ordine speculativo-finanziari assai più
allettanti. È il caso del protagonista, certo
Gualtiero Menotti, faccendiere intrigato in loschi affari, irriguardoso della
morale e delle regole, che gravita attorno ad una Italia trasformata in un
crogiolo di maneggiatori e di trafficanti di denaro sporco, speculando in
affari economici assai loschi che si stringono attorno ad una condizione
esistenziale precaria e corrotta da forme sempre più facili di indecenza e
disonore. La scena si svolge nell’Italia
degli anni ottanta. La trama del racconto ruota
attorno al protagonista principale che si rende responsabile di fiancheggiare
il fenomeno clandestino del terrorismo, che si trasforma dopo la parentesi del
’68 divenendo un coacervo di attivisti rivoluzionari e terroristi. Il personaggio è un
doppiogiochista, un camaleonte della scena che, nel diversificato ruolo di
fiancheggiatore e collaborazionista, consuma la sua esistenza nella veste
immorale, quanto fantomatica e menzognera di dirigente commerciale di un Grande
impianto di Raffineria alla periferia di Torino.
Il registro non è nuovo alla
cronaca giudiziaria e alla società di oggi. Se ne incontrano assai spesso
personaggi squallidi con poteri enormi, tra le fila di un ecumene politico ed
economico irriguardoso dell’etica e delle regole della giustizia. Gualtiero
Menotti viene scoperto come fiancheggiatore e collaboratore di fondi neri a
favore di un candidato corrotto in corsa per l’elezione a Capo dello Stato. In uno scontro a fuoco rimane
ucciso e paga le sue nefandezze. Romanzo è dei più appassionanti. Si nota subito la penna
addestrata del romanziere Gros-Pietro. È una di quelle letture molto
stimolanti ad effetto. Il rapporto dell’autore con la
scrittura è di quelli emergenti, per disposizione di argomenti trattati,
particolarmente curati nei dettagli e nelle trame. La sua vicenda letteraria non è più
da esordiente, e per quanto possa valere il mio giudizio, consiglierei di
seguirla attentamente. Da parte dei critici militanti
potrebbe essere una sorpresa scoprire un vero talento tra le fila di autori
nostrani, senza dover attingere sempre al contingente straniero che ci indichi
le coordinate nella narrativa moderna. Soffermiamoci per qualche momento
a pensare che anche la narrativa italiana può essere degna di figurare tra
quelle meritevoli. Non leghiamoci sempre all’elenco
preconfezionato dall’Editoria marchiata di “esterofilia”che c’impone nomi e
gusti.
Un libro contemporaneo e che si accompagna alle vicende di oggi. Simona
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