Ars Poetica – Czesław Miłosz, (1957)
Ho sempre aspirato a una forma più capace,
che non fosse né troppo poesia né troppo prosa
e permettesse di comprendersi senza esporre nessuno,
né l’autore né il lettore, a sofferenze insigni.
che non fosse né troppo poesia né troppo prosa
e permettesse di comprendersi senza esporre nessuno,
né l’autore né il lettore, a sofferenze insigni.
Poesia ampia, aperta, orizzontale, nuova, di rottura,
post-moderna o tardo-moderna, del filone neoNavanguardista che azzarda
iperbolici sguardi verso contenuti planati in dismisure che oltrepassano
l’ordine armonico. Qui la parola s’intreccia in strutture ipermetriche, o in
assoli, per raffigurare quadri che frantumano gli schemi spazio-temporali.
Quegli schemi di altro tipo di poesia tesa al fugit, al memoriale, allo sguardo del giorno che passa, a fare del
naturismo un aveu indirecte
esistenziale con una sonorità ligia al rispetto dell’a capo per il suo
procedere. Non può non venire a mente, leggendo Pozzoni, l’ Ars Poetica di Czesław Miłosz:
<<Ho
sempre aspirato a una forma più capace,
che non fosse né troppo poesia né troppo prosa
e permettesse di comprendersi senza esporre nessuno,
né l’autore né il lettore, a sofferenze insigni…”… Una forma ampia dunque che consenta
l'ingresso nella forma-poesia della forza rigenerante della «prosa». Miłosz
caldeggia una nuova poesia che sia al contempo riflessione sulla storia e una
selezione di immagini povere, prosaiche;…>> (da: Giovanna Tomasucci:
Commento su Intervista a Giorgio
Linguaglossa, di Ambra Simeone).
Sì, piccoli fatti, piccoli avvenimenti, grandi temi: gli elementari accidents del vivere, un minimalismo che fa di questo poetare un oggettivismo realistico, o un realismo minuzioso che tradisce ogni forma di misticismo spiritualistico, di solipsismo lirico, o di egotismo espressivo. Di quegli assoli spersi in vertigini paniche in cui l’ordine è determinato da refrain di armoniche armonie. Quindi, dire che ci si contrappone con nettezza ed intenzionalità agli schemi di una letteratura di italiana memoria; che ci si accosta con una ricerca attenta, anche se con differenti venature da poeta a poeta, all’uso lessico-contenutistico-innovativo del poema anglosassone; dire questo, credo non sia sbagliato: un dilagare della poesia in ampiezze che tocchino la coda di un prosastico fluire, dove le sinestesie, gli anacoluti, le paranomasie e gli stilemi confluiscano in un oggettivismo che escluda immissioni di sollecitazioni mnemoniche, ove vagiscono gli autunni o sorridono sprazzi di antiche primavere. E in questa novità di far poesia (o di far non-poesia) non sono rare impennate di vera sostanza e potenzialità creativa.
Con cui il poeta, ribelle e controcorrente, concretizza la sua identità anticonformista e denunciataria, in nessi verbali crudi, ed efficaci e, non di rado, originali.
Nazario Pardini
Ivan Pozzoni: Patroclo non deve morire. deComporre Edizioni. Gaeta. 2013. € 10,00
La leggenda di Totyradz
La
morte ti stappò alla culla e alla battaglia
bambino
e cavaliere
cavaliere
bambino
-
dicevano che fossi fatto d’acciaio inox –
sacrificato
alla salvezza indoiranica
d’un
dio caucasico.
La
lacrima intrisa del dolore di una madre
disteso
sulla lastra di una tomba
scavò
un buco tra terra e sassi,
al tuo
buio s’offrì un raggio di sole,
e,
dimentico dell’abbandono,
smettesti
di sentire freddo.
Ivan Pozzoni: Scarti di magazzino. Casa Editrice Limina Mentis. Villasanta (MB).
2013. € 12,00
Di giorno in fabbrica, di notte al cimitero
Ti
scoprirono i carabinieri
a
dormire nella cripta d’un cimitero
nei
dintorni della città di Padova,
dove
avevi sistemato un talamo anomalo
su un
tavolo mortuario,
mentre
leggevi Proust, a lume di candelabro,
nell’atteggiamento
di scomodo affittuario.
Tra
riti satanici, messe nere, violazione di cadaveri
Commessi,
con abominio, in tutt’Italia,
tu hai
rivendicato un ruolo nella città dei morti,
ucciso
con dignità dalla crisi dell’industria
che,
nell’ex ricco nord-est, a un certo momento
smise
di connotare come eccessivamente austero
andare
a dormire al cimitero.
Ivan Pozzoni: Carmina non dant damen. Casa Editrice Limina Mentis. Villasanta
(MB). 2012. € 8,00
Fame di fama
Son
costretto a cenare due o tre volte a settimana,
anche
sei, in certi casi,
e a reinventarmi idraulico non riesco,
con due
mani, sbucciate, che si ribellerebbero allo strazio.
C’è una
densa rabbia nei miei versi simili a nebbia,
nel
dimostrare i miei valori nei dolori dello studio,
scoperta
a morte dentro ardite camere ardenti,
non
scrivendo all’avanguardia
davanti
non ci resto, essendo un ruolo ad alto rischio -,
o non
scrivendo affatto.
Il
dolore è boccia incandescente d’avidi barracuda,
in una
civiltà rea di sfornar bimbi che verranno invano,
coi
desideri frustrati di non vedersi od inventarsi buffoni
al
Grande Fratello 2025.
Credere,
davvero, che i nostri cervelli
si
abitueranno all’oscurità d’un crescere nei call
centers,
amministrando
i telefoni di chi ha denari?
Ivan Pozzoni: Lame da rasoi. Edizioni Joker. Novi Ligure (AL). 2008. € 10,00
Mani vuote
Non
hanno nessuna
intenzione
di capire,
bimba
mia,
neanche
di lontano,
che non
riusciranno,
mai, a
rubare l’anima
ai
poeti, finché
vive
chiusa in
casseforti
dalle
pareti
di zinco,
con
borchie
d’ottone;
rubare
anime
di
fanciulli,
non
conviene,
perché
si rimane,
sempre
a mani vuote.
Ivan Pozzoni è un giovane di talento e talentuoso, un rivoltoso naturale, un irriguardoso dei ceti e dei riti dei ceti letterari, un anfibio direi in un paese come il nostro di ex cattocomunisti che non sanno di esserlo. Direi che ogni generazione ha bisogno dei suoi Ivan Pozzoni, essi sono degli anti corpi assolutamente necessari alo stato di salute del consorzio, diciamo, civile. c'è UN FATTO, PERò. CHE OGGI GLI ANTI CORPI DA SOLI NON BASTANO PIU', LA MASSA MAREA MONTANTE DEL CONFORMISMO è TALE CHE è IN GRADO DI INGLOBARE E INGURGITARE QUALSIASI ANTICORPO SENZA BATTERE CIGLIO... e allora mi chiedo e vi chiedo: c'è bisogno di un virus ben più distruttivo, perché qui non è in gioco la letteratura, che non esiste più ormai da almeno 40 anni, ma il conformismo dei ceti letterari oziosi e ingordi di denaro e di proventi, da qualunque parte essi vengano e dovunque essi siano diretti.
RispondiEliminaCaro Ivan, la poesia è in stato di tale sfacelo che può sopportare qualunque ribellione come un rinoceronte un battito di ciglia.
Per iniziare, ringrazio vivamente Nazario Pardini: credevo, oramai, che m'avrebbero scoperto solo dopo morto, tanto che avevo deciso di farmi seppellire col cappotto. Grazie a Nazario, e al tuo implicito riconoscimento della valenza artistica del movimento NeoNAvanguardista.
RispondiEliminaCaro Giorgio, io sono, al massimo, un rivoltante naturale. Gli anticorpi «hanno la funzione, nell'ambito del sistema immunitario, di neutralizzare corpi estranei come virus e batteri, riconoscendo ogni determinante antigenico o epitopo legato al corpo come un bersaglio»: se il sistema immunitario artistico è devastato da una sorta di sindrome da anticorpi antifosfolipidi, APS artistica, ogni anticorpo diventa dannoso, e uccide l’«organismo» arte: uccidendo un morto deComposto, come dici, magari riusciremo a riottenere un «organismo» vivo, novelli dr. Frankenstein (jr.), commiscendo nuovi (in)tessuti a elettroshock. La rivoluzione, in un mondo – come descritto magnificamente da Lombardi Vallauri- divenuto sfera, irrivoluzionabile, smette di avere senso: non ci rimane altra strada – aldilà dell’acquiescenza- che la rivolta, la sommossa, la guerrilla impoetica. Non siamo civites, non ci interessa il cd. sbandierato “impegno civile”; non siamo oi barbaroi, non ci interessa l’oltrepassamento dei confini; stiamo semplicemente, chorastici o liminali, seduti tra città e monti, ad attendere che dal battito di ciglia di un rinoceronte nasca il crollo delle borse, l’80% di disoccupazione, la crisi dell’impero occidentale (cfr. Luciano Troisio, magister elegantiarum del nomadismo artistico). La rivolta impoetica è etica: non si orienta solo contro l’arte da museo, desidera rifondare l’intera (falsa) democrazia moderna.
RispondiEliminaIvan caro ! mi fa un sacco piacere ritrovarti qui , così commendevolmente maleducato , generosamente eslege , intelligentemente urticante ( e si potrebbe continuare ) . La Casta che ti ( ci ) guarda con sospetto è il nostro orgoglio condominiale . Se poi il sospetto deflagra in orrore meglio ancora : vorrà dire che siamo addirittura diventati la voce della loro cattiva coscienza . Ad oggi , poesia può e deve essere questo , soprattutto questo : critica tout court , e con le p.
RispondiEliminaUn caro saluto !
leopoldo attolico -