Poesia
generosa, espansa, giovane che cerca l’armonia fra verbi combinati in giuochi
di rime e assonanze, di iperboli allusive vòlti a concretizzare abbrivi di
genuina semplicità. Una passione, ed una vis
creativa già spiccate; un’impostazione ed una conoscenza metrica che
offrono piacevole resa poetica, e che daranno, senz’altro, frutti più ancòra saporiti
coll’acquisizione di esperienze maturate nel tempo.
C’è la vita, il senso del giorno che fugge, la malinconia, la realtà, ma anche lo slancio onirico. Insomma l’esistere con tutte le sue inquietudini, con tutta la sua plurivocità, con tutta la coscienza della sua precarietà, con il senso delle molteplici sottrazioni se “I vinti depongono i sogni assieme alle armi,…”; ma c’è anche “la… voglia di volare”, una voglia di azzardare sguardi oltre i dolori, oltre le ristrettezze, oltre le privazioni; sì, “Nell’immensa quiete crepuscolare/ prendono vita i melanconici pensieri,/ infinite tracce dell’umana ragione…”:
un dicotomico senso del vivere fra quiete crepuscolare e vicenda umana connaturata a una duplice natura di pascaliana memoria; ma anche se la nostra caducità è dettata dall’implacabilità delle stagioni, dal loro correre inderogabile, c’è l’amore alfine a dominare su tutto, un amore simboleggiato in un nobile fiore: “le stagioni passano e cancellano i colori,/ ma le ore poi ritornano e con esse pure i fiori:/ sbocceranno gli iris e nasceranno nuovi amori”.
E la natura è lì, viva, presente, corposa con le sue immagini ora crepuscolari, ora lucenti, ora serali, a dare una mano incisiva al poeta nell’oggettivazione dei suoi sentimenti.
C’è la vita, il senso del giorno che fugge, la malinconia, la realtà, ma anche lo slancio onirico. Insomma l’esistere con tutte le sue inquietudini, con tutta la sua plurivocità, con tutta la coscienza della sua precarietà, con il senso delle molteplici sottrazioni se “I vinti depongono i sogni assieme alle armi,…”; ma c’è anche “la… voglia di volare”, una voglia di azzardare sguardi oltre i dolori, oltre le ristrettezze, oltre le privazioni; sì, “Nell’immensa quiete crepuscolare/ prendono vita i melanconici pensieri,/ infinite tracce dell’umana ragione…”:
un dicotomico senso del vivere fra quiete crepuscolare e vicenda umana connaturata a una duplice natura di pascaliana memoria; ma anche se la nostra caducità è dettata dall’implacabilità delle stagioni, dal loro correre inderogabile, c’è l’amore alfine a dominare su tutto, un amore simboleggiato in un nobile fiore: “le stagioni passano e cancellano i colori,/ ma le ore poi ritornano e con esse pure i fiori:/ sbocceranno gli iris e nasceranno nuovi amori”.
E la natura è lì, viva, presente, corposa con le sue immagini ora crepuscolari, ora lucenti, ora serali, a dare una mano incisiva al poeta nell’oggettivazione dei suoi sentimenti.
Nazario Pardini
L’equilibrista
Cammino
schivando pozzanghere e fossi
posti
sulla strada e nella vita senza pause.
Il
mondo non perdona e non ti spiega mai le cause.
Questa
sofferenza? Lascia che col tempo passi.
Mi
reggo in equilibrio su una corda sfilacciata,
che
forse cederà, rendendo me amico del vuoto,
compagno
di avventure di un silenzio poco muto,
quasi
un urlo misto a una diabolica risata.
La
pioggia mi accompagna sul viale del ritorno:
schivo
le mille gocce che cadono dall’alto,
ma non
eviterò mai la paura di quel salto
che
distanzia il genio dal fallito senza eterno.
Rieccomi
a lottare con la gravità e col cuore,
con le
mani che tremano per la paura e l’emozione.
Sarà
che, così in alto, vedo piccole le persone,
ma
aumenta la mia forza e la mia voglia di volare.
Buffone
sopra un mondo che da sempre mi sta stretto,
miglioro,
come l’albatro, in sembianze e in leggerezza,
stringo
la mano al vento, che leggero mi accarezza:
presto
scopriremo se son grande oppure inetto!
Seconda classificata al Concorso Nazionale di poesia
“Città
di San Giorgio a Cremano”, edizione 2013.
Servirebbe
un fiore per ogni lacrima nascosta,
un
futile ornamento, che però salva il sorriso
perché
il colore dei petali passa su ogni viso:
cancella
la tristezza per troppo in noi riposta.
Come
l’amore sboccia con un sorriso assecondato,
così un
bocciolo nasce grazie ai raggi del sole;
in
entrambi i casi non servirebbero parole:
la
magia di un attimo è silenzio incontrastato.
Iris a
primavera, come un pennello sulla terra,
la
natura dipinge con le dita arcobaleni,
sui
prati gli innamorati si stringono sereni:
le loro
labbra tornano felici a farsi guerra.
Il
tempo non aspetta mai le liete conclusioni,
le
stagioni passano e cancellano i colori,
ma le
ore poi ritornano e con esse pure i fiori:
sbocceranno
gli iris e nasceranno nuovi amori.
Il crepuscolo
Muore lentamente tra le acque un bagliore:
è fuoco che si spegne all’imbrunire.
La luce indietreggia al cospetto del tempo,
s’inchina alla notte, elegante signora,
lasciando nel buio le sue lacrime lucenti:
lucciole cosmiche che danzano nel cielo.
Nell’immensa quiete crepuscolare
prendono vita i melanconici pensieri,
infinite tracce dell’umana ragione:
la loro notte calerà col nuovo giorno,
con il risveglio di spaventosi automi,
con i rumori del quotidiano incedere.
Dopo
la battaglia
Ispirata
all’opera Pulsante, della mostra "Dopo la battaglia"
dell'artista Pina Della Rossa, esposta
nel 2013 al Museo Pan
Gocce di sangue scrosciano sulla nuda
terra,
come un fiume rosso in piena.
I vinti depongono i sogni assieme alle
armi,
strisciano fino a rovi intricati,
aculei imbevuti della sconfitta, come
frecce.
L'alba inneggia alla quiete e al
silenzio.
Dopo la battaglia, il vento soffia sui
cadaveri,
corpi scarniti dalla notte ingorda e
dai vermi,
un cimitero abusivo sotto le stelle
lucenti.
La mente va in letargo, dopo giorni di
guerra,
lascia alla carne le urla nel fango.
Ritorna il sereno, crescono germogli,
il nudo si veste di verde e di frutti,
l'uomo si sveste degli inquieti tremori
e dei sospiri affannosi.
Mariano
Menna
Mariano Menna è nato a Benevento nel 1994. Ha conseguito la
maturità scientifica presso l’istituto Polispecialistico Gandhi di Casoria. E’
iscritto al primo anno del corso di laurea in Filosofia presso l’Università
Federico II di Napoli. E’ risultato vincitore del Concorso Nazionale “Scrittura
attiva” di Tricarico, nella sezione giovani, con la poesia “La ballata del vagabondo”
nel 2012.
E’ membro cofondatore della corrente
artistico-letteraria del labirintismo, il più grande movimento
d’avanguardia del 2000 con più di 200 iscritti.
Ha
pubblicato due raccolte di poesie, “La grande legge” e “ La pagina bruciata”,
edite entrambe da Marco Del Bucchia editore. Nel 2013 è risultato secondo classificato
nella sezione “Giovani” del concorso Nazionale “Città di San Giorgio a Cremano”
con la poesia “Iris”. E’ stato inserito
nell’antologia “Poesia per Dio” curata dalla casa editrice “La Ziza” con la
poesia inedita “La scelta”. Nei primi
mesi del 2014 si è classificato secondo al Premio Internazionale Napoli
Cultural Classic, sezione giovani, con la poesia “Il crepuscolo” ed è risultato
terzo classificato al Premio letterario Internazionale “ Le parole dell’anima”
col libro “ La pagina bruciata”.
La ringrazio per questa splendida ed accurata nota critica!
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