Una poesia intensa, zeppa di pathos, di energica
emotività, che ti prende e ti fa riflettere sui tanti malanni di una società
egoista, consumisticamente abbandonata a un egotismo di viandanti sperduti; di
uomini che non reggono più nemmeno le memorie. Ma qui c’è una realtà graffiante,
urticante; una realtà che scuote e che sbatacchia in faccia un dramma davanti
al quale spesso si chiudono gli occhi; o peggio ancora si tengono aperti
corazzati dall’indifferenza: eppure si tratta di esseri umani che disperatamente
migrano come tanti uccelli in cerca di acqua di cibo di terre accoglienti; in
cerca di una dignità che dovrebbe spettare ad ogni uomo in quanto tale. Il
poeta si rifà al simbolo di questa tragedia, a quel bambino dalla maglietta
rossa immobile sulla battigia. E quando si tratta di giovani ancora imberbi la
commozione cresce a dismisura; la stessa natura sembra soffrire davanti a
questo strazio: ma non può essere il mare ad avere pietà né l’allodola a
cantare l’accoglienza, servono tante colombe di pace, afferma lo scrittore;
quella pace di cui tanto ci riempiamo la
bocca ma che non riusciamo a realizzare
forse per i tanti interessi che dominano e sempre hanno dominato macchiando la
storia: “Giace naufraga l’umanità/ la risacca accarezza la conchiglia/ di un
angelo con le ali spezzate/ vittima dell’egoismo politico/ a costruire speranze
di futuro”. La musicalità del verso sembra stridere ossimoricamente con il tema
trattato; con un pianto che avvolge e sconvolge; che lascia lo sgomento al lamento
di un gabbiano: “Non si trattiene nel suo volo/ e quel gabbiano infine piange/
per quanto è atroce il mare”
Una Foto
Ispirata
dalla tragedia di Aylan
Non si trattiene nel suo
volo
e quel gabbiano infine
piange
per quanto è atroce il
mare
Giace naufraga l’umanità
la risacca accarezza la
conchiglia
di un angelo con le ali
spezzate
vittima dell’egoismo
politico
La storia ricomincia da
una foto
un’icona per
cristallizzare il dramma
e risvegliare l’umanità
dei popoli
Un prima e un dopo scavano
solchi
nelle coscienze mentre una
dolorosa
indifferenza turba il
mondo mediatico
Le domande cadono in frantumi
il rumore del silenzio
ingoia le risposte
Non può essere il mare ad
avere pietà
né l’allodola a cantare
l’accoglienza
servono tante colombe di
pace
a costruire speranze di futuro
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