Giorgio Linguaglossa |
Mario M. Gabriele |
DUE POESIE da "Ritratto di Signora"
(2014) di Mario M. Gabriele con un Commento di Giorgio Linguaglossa
Mario M. Gabriele è nato a Campobasso nel 1940. Poeta e saggista
ha fondato la Rivista di critica e di poetica “Nuova Letteratura” e pubblicato
diversi volumi di poesia tra cui il recente Ritratto di Signora 2014. Ha curato monografie e saggi di
poeti del Secondo Novecento. Ha ottenuto il Premio Chiaravalle 1982 con il
volume Carte della città segreta, con
prefazione di Domenico Rea. E’ presente inFebbre,
furore e fiele di
Giuseppe Zagarrio, Mursia Editore 1983, Progetto di curva e di volo di Domenico Cara, Laboratorio delle
Arti 1994, Le città dei poetidi Carlo Felice
Colucci, Guida Editore 2005, Poeti in Campania di G. B. Nazzario, Marcus Edizioni
2005, e in Psicoestetica, il piacere dell’analisi di Carlo Di Lieto, Genesi Editrice,
2012. Si sono interessati alla sua opera: G.B.Vicari, Giorgio Barberi
Squarotti, Maria Luisa Spaziani, Luigi Fontanella, Giose Rimanelli, Francesco
d’Episcopo, Giuliano Ladolfi,e Sebastiano Martelli. Altri Interventi critici
sono apparsi su quotidiani e riviste: Tuttolibri, Quinta Generazione, La
Repubblica, Misure Critiche, Gradiva, America Oggi, Atelier. Cura il blog di
poesia italiana e straniera L’isola dei poeti.
Commento di Giorgio Linguaglossa
"La tastiera del banale quotidiano"
Edmund
Wilson ha scritto che nelle sue memorie Casanova troviamo il XVIII secolo «come
non si trova in nessun altro libro; la vita sociale da cima in fondo, l'Europa
dall'Inghilterra alla Russia; una varietà di caratteri più brillante di quel
che si possa trovare in nessun altro romanzo del Settecento». Ecco, io direi
che nelle poesie di Mario Gabriele ci puoi trovare quanta più Europa che nei
romanzi italiani che escono in un intero anno. Mario Gabriele fa poesia europea
pur stando in quella sperduta località che è Campobasso, e lo fa perché ha
introiettato quel linguaggio elitario ed esoterico della poesia europea di Eliot
e lo ha trasposto nella penisola al di sotto del Rubicone. Il fatto è che
l'Europa è diventata un villaggio globale e la sua poesia non fa eccezione. E
quale koinè più idonea a raffigurare il villaggio globale dei giorni nostri di
quella eliotiana?, corretta magari con lemmi e lacerti di quotidiano locale e
di quotidiano convenzionale?. Così, tra il convenzionale locale e il convenzionale
universale ci deve pur transitare in qualche modo la poesia italiana del poeta
di Campobasso. Queste poesie del libro qui raccolte danno un'idea del modo di
procedere stilistico del nostro autore, il quale adotta una gamma ironico-scettica
capace di assimilare e fagocitare la materia quotidiana della media borghesia
occidentale, con il suo truly speech
e i suoi luoghi deputati: la Senna, il Rotary Club, il ponte di Mirabeau, con i
nomi tipici delle persone deputate: Louisette; con i nomi ironico-scettici
delle operette morali del nostro tempo: il Catamerone
di Sanguineti; con le medicine tipiche del nostro tempo: Differin Gel, Salicylic
Acid e Lactamide Mea che coabitano e stridono con Dante e Farinata degli Uberti.
Un mix infernale e micidiale di lacerti lessicali ormai depauperati di senso.
La poetica di Mario Gabriele è il suo lessico e la sua metrica. Il tutto
assemblato come un composto polisillabico di parole polistirolo. Plastica di
parole. Parole di plastica. Un tessuto sul quale il poeta si esercita digitando
le sue parole-pulsanti come davanti ad una terrificante tastiera del banale
quotidiano. Davvero, si può comprendere quanto sia scomodo un poeta come Mario
Gabriele, che non sai dove collocarlo, né a sinistra né a destra, né sopra né
sotto, né tra i conservatori del bel tempora acti né tra i riformisti moderati
della post-poesia narrativizzata e climatizzata.
PIOMBO FUSO
Sono
anni, Louisette, che guardi la Senna,
come
un uccello il bianco dell’inverno.
Non ti
dico, quanta neve è caduta sullo Stelvio!
Nelle
cabine c’erano avvisi di keep out,
una
guida turistica del Rotary Club,
e un
cuore di rossetto firmato Goethe.
Il
gelo ha impaurito i passeri forestieri,
inaciditi
i mirtilli nelle cristalliere.
Da
nord a sud barometri impazziti, ghiaccio,
fosforo
bianco su Gaza City,
tra
artigli di condor sulle carni,
Mater
dolorosa,
che
facesti rifiorire il biancospino sulla collina.
Gennaio
ha riacceso i candelabri
nel
concerto dei morti,
tra toni
bassi e controfagotti
Non so
come tu abbia fatto a recidere le corde,
se il
più sottile e amaro della vita
è il
ricordo.
A
monte e a valle profumo di tulipani, briefing.
Eppure
se ci pensi, capita di morire ogni giorno,
di
passare più volte sotto il ponte di Mirabeau!
Ti
dico solo che all’improvviso,
finito
il piombo fuso su Jabaliya
si
sono di nuovo accesi i lampi nella sera,
i
fantasmi della Senna.
GLOSSARIO TERAPEUTICO
L’acne
ha scavato il derma, doctor.
Bisognerà
passare all’ablazione,signora,
prima
delle devozioni della sera.
Non vi
è altra speranza, altra cura
dopo
il Differin Gel, e il peeling,
non
allergenico, non comedogeno,
con
Salicylic Acid e Lactamide Mea.
Bisogna
aver pazienza, Madame,
aspettare
il Big Ben
stando
con monsieur K allo chateau d’Orleans.
Questa
è opera di dèmoni e cherubini, di riti Voodoo.
Prima
di dormire non segua il Gossip, le lezioni di Baricco,
La
solitudine dei numeri primi, le staminali,
le ali
dei rondoni, il Catamerone di Sanguineti,
le
morti dei poeti ottuagenari.
Ci
rallegrano le short stories dei Dream Songs.
Per il
septemberfest preghi Dante di non farla incontrare
Farinata
degli Uberti; chieda una terzina al lotto.
A
Flintstones House, c’è un – tetto bianco a cupola,
muretti
di pietra vulcanica, interni freschissimi.
E a
Santorini, vi è pure un’ex dimora rurale –
ed un
pendio per l’aldilà.
Oh le
vocali di Rimbaud: A, come Allegory,
E,
come Enjambement, I, come Ipèrbato, O, come Ossimoro,
U,
come Underground!
Avevo
una volta, mani dolci e cuore gentile,
le azioni
Generali finite male nel Mercato Globale,
gli
ossi di seppia, le seppioline al sauvignon.
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