venerdì 18 marzo 2016

MARIA GRAZIA FERRARIS: "NARCISISMO"



Maria Grazia Ferraris collaboratrice di Lèucade

COMMENTANDO IL SAGGIO DI ANNA MARIA PACILLI SUL MESE DI MARZO


Grazie alla dott. Anna Maria Pacilli per averci illuminato su un sentimento, uno stato d’animo, una patologia che prima o poi tutti incrociamo nella nostra vita e che può essere devastante. 

Illumina con le sue parole anche poesie e poeti che ce ne hanno parlato e che spesso fatichiamo a penetrare, a capire.
Come può essere profonda la poesia! come sa addentrarsi nelle spiegazioni scientifiche illuminandole dall’interno e restituendo il dolore e il colore della vita!

UMBERTO SABA (1883-1957) Narciso al fonte (Mediterranee)

Quando giunse Narciso al suo destino
- dai pastori deserto e dalle greggi
nell'ombra di un boschetto azzurro fonte -
subito si chinò sullo specchiante.
Oh, bel volto adorabile!
Le frondi
importune scostò, cercò la bocca
che cercava la sua viva anelante.
Il bacio che gli rese era di gelo.
Sbigottì. Ritornò al suo cieco errore.
Perché caro agli dei si mutò in fiore
bianco sulla sua tomba.

Narciso cerca –in solitudine- come tutti gli egocentrici, innamorati e dolenti nello stesso tempo, il senso della vita, della bellezza, l’amore, la comunicazione consapevole, il contatto con l’altro.
Ma è ricerca ambigua. Il bacio di risposta è gelido, sbigottisce. Non può che ritornare in se stesso, amante infelice, nel suo desiderio senza vero desiderio, e alla sua inutile vita. In definitiva: alla sua morte.
Rimarrà solo il fiore, un ricordo di sconfitta, un amore nero, come ci dice P.P. Pasolini:

“Jo i soj neri di amòur

né frut né rosignòul
dut intèir coma un flòur
i brami sensa sen”
( Io son nero di amore,/ né fanciullo né usignolo,/tutto intero come un fiore,
desidero senza desiderio.) Disperazione. Grido lacerante.

Quel grido che W. Shakespeare tentò per salvare Narciso:
"Guarda nel tuo specchio e di' al volto che vi vedi
che ora è il tempo per quel volto di formarne un altro;
se ora tu non ne rinnovi il fresco aspetto,
inganni il mondo, e una madre privi di benedizione….”

Siamo nel regno intermedio posto fra l’innocenza e la colpa.
La nostalgia dell’amore perduto e ormai irrecuperabile, l’amore negato a chiunque altro non sia se non se stesso: l’amore… amore maledetto. Amore nero. Amore che si nega. 
Forse ogni donna ha incontrato un Narciso: anch’io.

Sono fioriti i narcisi selvatici 
nel prato umido del vecchio fontanone.
Sono tanti, belli, profumati, slanciati sui lunghi steli.
Con l’elegante fiore bianco in cima s’apre una corolla
doppia, dal colore più intenso, al centro.
Li osservo fredda: non riesco ad ammirarli.
Guardo quel loro bel capino che si piega verso il terreno 
e mi ricordo con fastidio la favola ovidiana. 
Bello e leggiadro era il giovinetto, ma incapace di amare alcuno,
solo se stesso. E per se stesso muore, cercando 
di raggiungersi nell’acqua, specchio che lo riflette.

È una favola certo, una delle tante metamorfosi… 
Ma quanto assomiglia a te il bel Narciso.
L’egocentrismo è il tuo baricentro.
La tua vanità la corona, la misura del mondo. 
L’eleganza e la raffinatezza non mi bastano.
Non posso amarti, mio caro, e non mi dispiace. 

Maria Grazia Ferraris




1 commento:

  1. Grazie! Non poteva trovare un aggettivo più adatto: devastante....

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