Maria
Grazia Ferraris: “La luna giocosa”. Menta e Rosmarino Editrice. Caldana di
Cocquio (VA). 2016. Pg. 134
Mi
è giunto stamani 17 marzo il nuovo prodotto letterario, la nuova fatica
culturale di Maria Grazia Ferraris.
Un’Autrice di grandi slanci emotivi e di urgenti voli poetici, ma anche
di autoptiche riflessioni saggistiche ed esegetiche. Non voglio qui stare ad
elencare le sue pubblicazioni; mi interessa piuttosto mettere in luce gli intendimenti e le passioni che caratterizzano e sempre hanno
contrassegnato la sua attività di studiosa e di ricercatrice; la dedizione all’Arte che l’ha accompagnata
in tutto il suo percorso di studi e di vita. Docente di letteratura italiana
non ha mai perso l’occasione di far notare la sua valida presenza su blogs o
riviste cartacee con importanti e acuti interventi critici; collaboratrice del
blog Alla volta di Lèucade si è sempre messa in evidenza per la sensibilità
poetica e le capacità introspettivo-analitiche nell’esaminare testi di
qualsiasi portata. Una scrittrice a tutto tondo, che non si arrampica sugli specchi, né va in cerca di espressioni roboanti o
strutture prosastiche complicate, visto che il suo dire è sorretto da un
pensiero ricco e produttivo, lontano da linguaggi astrusi o barocchi che tanti usano
per nascondere l’aridità del loro sentire
e pensare. Ho avuto occasione di recensire prosa, saggistica, e narrativa della
scrittrice e quello che mi ha colpito, e che, secondo me, costituisce la linea
rossa della sua scrittura è il possesso di un dire fluente, pervasivo, e persuasivo
che regge la potenza dei suoi subbugli interiori e del suo intelletto. Un gioco
di equilibri mantenuto in vita da un amore sviscerato per la cultura, in
qualsiasi ambito essa si presenti. La semplicità del suo scrivere. Quella
semplicità a cui si arriva dopo anni di studio; quella maturazione che giunge
quando il nostro animo si preoccupa solo
di lanciare un messaggio. La luna giocosa,
il titolo di questo nuovo saggio; si propone con veste grafica elegante ed
essenziale: in copertina Una scala per il
cielo di Antonio Pezzolante, il quale, con la sua collaborazione grafica, ha
arricchito il testo con immagini di originale e suggestiva levatura surreale: “…
Leggerezza e rigore caratterizzano tutta l’apprezzata opera, pittorica e
scultorea oltre che grafica, di Antonio Pizzolante, ed egli li fa entrare in
felice consonanza con la leggerezza e l’esattezza dei suoi amati Calvino e
Rodari, che qui incontra nella dotta lettura che ne fa Maria Grazia Ferraris”,
come scrive Consuelo Farese nella presentazione delle sei tavole grafiche dell’artista
presenti al centro dell’opera. Fa da
prodromico ingresso al saggio la Presentazione con cui l’Autrice ci introduce
da subito nel percorso delle sue teorie critico-letterarie: “Superato ormai il
35° anniversario della morte di Gianni Rodari, l’arcinoto scrittore di favole,
raccontini e filastrocche che nessuno dimentica, né tra gli adulti né tra i
bambini che hanno ascoltato le sue favolose avventure surreali, mi pare
opportuno ricordarlo in modo non solo commemorativo, ma pubblicando un
intervento critico, uno studio sulla sua opera e sulla sintonia di tematiche e
ricerche espressive e linguistiche coi più interessanti autori del Novecento,
in modo che lo si possa ricordare in modo adeguato alla sua fama ed al suo prestigio
e sottolineare ancora una volta l’onore della presenza di questo grande autore
non solo per l’infanzia, nel mondo della letteratura italiana, come ormai è
riconosciuto in ogni sede critica…”. Questo il primo obiettivo della Ferraris:
sdoganare Rodari dalla Letteratura infantile per incastonarlo nel suo vero
terreno, quello dei grandi autori del
Novecento. Il saggio si dipana in due sottotitoli principali: Italo Calvino e
Gianni Rodari; Avanguardie. Rodari e i Futuristi. Segue un’ampia e documentata
pagina bibliografica che impreziosisce ulteriormente il testo. Sei i capitoli
della prima parte e due quelli della seconda. Si inizia con la lettura critica che riguarda
l’attività letteraria di Rodari; i grandi che si sono occupati in diversa
maniera della sua produzione: Marziano Guglielminetti, Luigi Malerba, Tullio De
Mauro, Alberto Asor Rosa, Alfonso Gatto, Andrea Zanzotto, fino a Italo Calvino; per passare a quelle
che sono le caratteristiche fondanti che hanno accomunato i due scrittori:
“Italo Calvino è stato uno scrittore
ricco, longevo, molto mutevole, con recuperi ostinati e precisi ed insistiti
rifacimenti, ma anche molto fedele a se stesso. E questa è una caratteristica
di lavoro che lo rende simile a Rodari, che come lui ritorna periodicamente sui
suoi passi, sulle sue composizioni, applicando loro lo studio principe della
variazione, “alzando la posta”….”, con un’analisi attenta delle varie opere di
Calvino (La speculazione edilizia, La
giornata di uno scrutatore, I nostri antenati, Il sentiero dei nidi di ragno…)
e una proficua indagine sulle ulteriori tematiche che ancora di più uniscono i due: la
leggerezza, la Fantastica rodariana (simbologia più che evasione dal reale), il
gioco rodariano, le interconnessioni cosmico-comiche, l’utopia: “Le fiabe,
diceva Rodari (…) sono alleate dell’utopia, non della conservazione”. La
Ferraris non fa altro che sfoderare tutte le sue conoscenze e la sua intuizione
critica, riportando, con metodo filologico, testimonianze, documenti e scritti a convalida delle sue teorie. Impegno che ha
segnato una tappa fondamentale nel suo lavoro di studiosa; nella organicità
distributiva dei contenuti: dal terreno d’incontro segnato dalla casa editrice
Einaudi, dove Calvino ne diventò consulente estero, e Rodari un importante
scrittore, che nell’epistolario, giocando con le parole: “discuteva titoli,
avanzava nuovi progetti e richiedeva un’impossibile puntualità nei pagamenti…
Era evidente che nelle fantasie di Rodari, il favoloso non era un altro mondo,
ma una piega inedita e costante del quotidiano”; a Le biografie: tempi, stili, vita partigiana, ritrosia nel parlare
delle loro esperienze politiche, tendenza a trasformarle come in una favola
“per distanziarsi dalla drammaticità vissuta”; da Il tema fantascientifico: tra
marziani e dischi volanti, in cui la Ferraris, con dovizia di particolari,
fa notare come dagli anni cinquanta in poi gli autori iniziano ad alzare gli
occhi al cielo…; al Tema della luna,
caro ai due; da Gli interessi
linguistici, lucidi e sperimentali: l’Oulipo calviniano, e le esperienze
sperimentali rodariane con l’accenno ad un Ariosto favoloso che guarda il mondo
da una torre d’avorio ritraendone la verità; fino a "la II parte" del testo col ll
Futurismo varesino in cui Rodari: “Ci
rimanda con sicurezza, già nella Grammatica
della fantasia, al suo entusiasmo giovanile per i surrealisti francesi e
per i loro processi creativi, in particolare per l’invenzione del “binomio
fantastico”, vale a dire “il sistema del fortuito incontro” di ascendenza lautréamontiana, confermato
autorevolmente da André Breton nel 1924, che dice: L’immagine è una creazione
pura dello spirito. Non può nascere da un paragone, ma dall’accostamento di due realtà più o meno
distanti. Più i rapporti delle due realtà accostate saranno lontani… più
l’immagine sarà forte – e più grande sarà la sua potenza emotiva…”, dove la
Nostra con l’apporto di una documentazione certosina dimostra quanto il realismo-surreale di Rodari sia molto vicino a
quello calviniano soprattutto nel Sentiero dei nidi di ragno o nella Trilogia
degli antenati. E a chiudere Il mondo dei futuristi italiani negli anni romani in cui si
affronta il rapporto di Rodari coll’ambiente futurista. In particolare lo
scrittore viene colpito da alcuni futuristi anomali, tipo Govoni e Aldo
Palazzeschi. Del primo ama lo stile avventuroso e le sue parole come “fuochi
d’artifizio”; una scrittura che sconfina nella pittura surreale, come Il prato:
Ho visto un prato verde vede verde,
coperto d’erba verde verde
verde,
nel prato c’era un albero
verde verde verde,
sull’albero c’era un nido
verde verde verde,
e nel nido un uccellino verde
verde verde,
aveva fatto un uovo bianco
bianco bianco.
Ben
evidente è anche l’attenzione rivola alla poesia di Palazzeschi del “lasciatemi divertire”, Perelà, l’Uomo di
fumo dove il poeta si scatena con la sua potenza ironica e sarcastica nel
descrivere il comportamento di due donne nei loro approcci d’amore. Altra cosa
che attrae Rodari è il genere del limerick,
genere di nonsenso, “composizione
umoristica in versi”, surreale, da cui la vicinanza fra Rodari e Calvino; ma
soprattutto l’appartenenza del primo agli interessi del mondo contemporaneo; ad
una storia multipla, di varie venature ispirative che lo connotano come grande
autore dell’altro secolo. Il saggio si conclude col ricorso allo scritto Il cavallo saggio di Sanguineti
sull’opera di Rodari: “Così, in termini tutti epigrammaticamente suoi… Questo
realistico sognatore avrebbe potuto benissimo dire che il problema primario è
trasformare questo universo <<lapidario>>… in un universo
<<lepidari>> di piena apertura verso l’esperienza…
La
grammatica di Rodari, per dire tutto in una sola parola, era, così in programma
come in esecuzione, una <<dialettica>>”. Questo il lavoro di Maria
Grazia Ferraris: un lavoro di plurale connotazione critica che allunga il tiro
a studi e approfondimenti su tematiche troppo spesso lasciate zoppe per uno
scontato déjà vu. E qui la studiosa mette il suo zampino per dire che c’è,
eccome se c’è, su un materiale da rinnovare, da rivedere, da ri-studuare, da
attualizzare, e perché no, da proporre a corsi universitari, magari, per tesi
di laurea, visto che spesso si parte da contenuti frivoli e dati per scontato.
Basta solo seguire il suo esempio, la sua traccia.
Nazario
Pardini
Considero questa suggestiva Nota di Lettura di Nazario Pardini de “La luna giocosa” un premio a Maria Grazia Ferraris per la fatica di scrittrice. Sono convinto che così sarà anche per la brava autrice piemontese della quale ho sempre apprezzato i commenti apparsi su Alla volta di Leucade e quello più recente esposto su un altro blog e riguardante alcune mie poesie. Un modello di scrittura profonda, scritta con mano leggera e sempre arrivando al segno.
RispondiEliminaSono lieto del fatto che Nazario, a proposito dei grandi individuati da Maria Grazia Ferraris che si sono occupati in diversa maniera delle opere di Rodari, abbia indicato al primo posto Marziano Guglielminetti, L'insigne italianista è stato mio professore quando frequentavo il Corso di Lettere presso l'Università di Torino. Per meglio dire lo frequentavo a scappa-tempo tra una pausa e l'altro di lavoro di chimico nucleare. Io e il prof. eravamo quasi coetanei, lui competente, raffinato, conquistò da subito la mia ammirazione. Tenne conto che per lo studio delle Lettere stavo sacrificando tutti i miei giorni di ferie, i vari permessi aggiuntivi e cercava di facilitarmi il compito. Guglielminetti è scomparso prematuramente nel 2006 lasciando dentro di me un grande vuoto.
Ma torniamo alle cose belle! E' bello persino il nome della casa Editrice! Congratulazioni a Maria Grazia Ferraris.
Ubaldo de Robertis
Nazario Pardini ci sorprende sempre, ed ora lo fa con questa stimolante nota su di uno studio di Maria Grazia Ferraris riguardante Gianni Rodari, scrittore di Gavirate (che è anche la città dell'autrice del saggio, ben nota ai lettori di questo blog). Giustamente Pardini pone in evidenza le qualità letterarie della Ferraris: l'amore sviscerato per la cultura, unito alla semplicità, "quella semplicità cui si arriva dopo anni di studio; quella maturazione che giunge quando il nostro animo si preoccupa solo di lanciare un messaggio". Ben commentato dalla copertina e dalle interne tavole grafiche di Antonio Pizzolante, la "Luna giocosa" della Ferraris vuole uscire dalla oloeografia esegetica che etichetta Gianni Rodari come autore per ragazzi, evidenziandone la caratura di autore di altissimo profilo letterario e ponendone la voce poetica in stretta relazione con il surrealismo di Italo Calvino. Uno scrittore, Rodari, che vede la fiaba, si, come utopia, ma non come evasione onirica dalla realtà. Questo "realistico sognatore", per dirla con Sanguineti, vive l'ideale come "piega inedita e costante del quotidiano". Interessante anche il rapporto di Rodari con alcuni futuristi anomali (così li definisce Pardini), quali l'avventuroso Govoni ed il giocoso Palazzeschi.
RispondiEliminaFranco Campegiani