Terra Madre
Ed io
dovrei partire
e
lasciare questo angolo di cielo!
Salutare
quel mare che sfuma all'orizzonte,
i
tramonti che colorano lo Stromboli,
i profumi
della terra bruciata dal sole,
le
essenze selvagge ed abbondanti,
i lieti
canti delle rondini e delle tortorelle.
I miei
sensi soffriranno l'assenza.
Poiché il
mio cuore vincere
non potrà
la nostalgia che nascerà.
Iniziare da questi versi freschi e genuini significa
entrare fin da subito nella poetica strettamente naturistica e ontologicamente
viva di Francesco Casuscelli Un verso che abbraccia con gentile resa visiva
tutti gli input emotivi del poeta; qui si attua una fusione umanamente suasiva
fra interiorità e corpo verbale. La parola scorre limpida e chiara come l’acqua
di un ruscello alla sorgente. E’ questa la caratteristica prima di questa plaquette:
l’armonia contagiante di uno spartito metrico che fa del suo fluire lo scorrere
della vita: E la vita c’è tutta in questi versi, con le tappe lievitate su un
credo eticamente solido, socialmente presente, e poeticamente accattivante:
nostos, saudade, memoriale, affetti, inquietudine, immaginazione e sogno si
miscelano fra loro con risultati che, nei momenti di maggiore realismo, ci dicono di un Capasso ritornato alla pagina. Sono tanti i tocchi di levità panica, di
vicinanza empatica di cui il poeta si serve per concretizzare il suo sentire; e
qui specificamente, nella poesia che fa da prodromico avvio alla lettura,
l’attaccamento fra la storia personale e la terra dei padri assume una valenza
di grande effetto emotivo: “Salutare quel mare che sfuma all’orizzonte,/ i
tramonti che colorano lo Stromboli,/ i profumi della terra bruciata dal sole…”;
sembra che tutto ciò che fa da corollario alla vicenda sia già poesia; sembra
dica:“Guarda questa è la tua terra, sono i tuoi tramonti, è il tuo mare; queste
sono le immagini che sempre ti hanno accompagnato; e sono proprio loro che ora,
pregne di te e del tuo sentire, si rendono alla tua penna a ché le incida in
versi di lucentezza epigrammatica; in versi che vadano al di là del semplice
idillio, ma che raccontino tutta una storia”. E’ questa la verità che
accompagna il poeta; che lo prende per mano e lo porta nei suoi angoli più
reconditi, dove la semplicità la fa da padrona e si mostra come il focus di
quella stessa verità.
D’altronde Casuscelli ha fatto del suo alentour una
compagnia stretta e sincera, rimanendo con esso da sempre; mutandolo anche in
questo empito d’amore; idealizzandolo in immagine. E’ a questo mondo
che attinge: un pozzo di visioni zuppate
del suo sentire che tornano a galla con
la voglia di fare la loro parte in questo giardino ricamato di memorie.
Nazario Pardini
DAL TESTO
Sospensioni Molecolari
Capo Vaticano
L'oracolo
scrisse
il futuro
sulla
sabbia,
poi
venne
l'onda
e lo
sciolse
con
carezze
di
schiuma.
Lo raccontò
al vento
e le
nuvole
lo
portarono via.
Terra Madre
Ed io
dovrei partire
e
lasciare questo angolo di cielo!
Salutare
quel mare che sfuma all'orizzonte,
i
tramonti che colorano lo Stromboli,
i profumi
della terra bruciata dal sole,
le
essenze selvagge ed abbondanti,
i lieti
canti delle rondini e delle tortorelle.
I miei
sensi soffriranno l'assenza.
Poiché il
mio cuore vincere
non potrà
la nostalgia che nascerà.
Al tramonto
Un
tramonto cangiante
avvolge
l’orizzonte all’osservatore
si sente
la frescura del maturo autunno
l’aratro
ha lasciato aperto il solco
e il
profumo di terra fertile
si spande
dal bosco sul sentiero
che
accarezza la campagna
Una
brezza che suona lieta tra le foglie
caduche
sorelle
sospinte
ed ancora sospese nel tardare
l’ineludibile
caduta
ed è
assorto l’animo nel viraggio
cromatico
dell’ora serale
quando il
pensiero
s’attarda
negli ultimi passi
prima del
canto della civetta
Per sempre
Scorro le
foto dei tuoi ricordi,
sento
l'eco delle tue parole,
l'odore
del tuo vissuto,
e tremo
nel tuo abbraccio assente:
lontano,
adesso sei troppo lontano,
neanche
un fiore posso posare,
soltanto
parole inviate sulle ali del vento,
le
sentirai all’ombra dei cipressi
nelle
ombre silenziose della vita.
Da lì
varcasti la soglia del non ritorno
e le
nostre mani non si dissero addio;
solo il
ricordo del debole e stanco saluto
spesso
torna a farmi visita oggi più di sempre.
Il sibilo dei
cipressi
Non ti
porterò nessun fiore
non verrò
neanche a trovarti
lascerò
che la solitudine ti sia sorella!
Soffierà
ancora il vento tra i vicoli infiorati
ed
ascolterai forti le voci dei parenti
a coprire
il sibilo dei cipressi.
Ed io
sarò qui,
a sentire
nel silenzio di una preghiera
il tuo
richiamo lontano.
Quante
volte ti ho cercato al di là del fiume dei sogni
tra
quelle nebbie che avvolgono come un mantello
le prime
luci del giorno.
Perdonami
di non esserti stato accanto,
di non
averti stretto in un abbraccio
e di non
averti detto addio.
Non
incrocerò più il tuo sguardo
ma nel
mio riflesso
vedrò
sempre una parte di te.
Francesco Casuscelli
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