Ogni giorno, nel mio costato il tuo
percorso scavo.
Ho quasi ultimato la galleria. Tra le braccia porterai il fiore
di cui non conosco profumo. L’assenza lascia i sensi orfani.
Ho quasi ultimato la galleria. Tra le braccia porterai il fiore
di cui non conosco profumo. L’assenza lascia i sensi orfani.
Riflessioni di un migrante che, lontano dai suoi, pensa al “fiore”
che la compagna porterà tra le braccia e
di cui egli non conosce profumo. Questo
il quadro. Questa la fusione fra le intrusioni meditative della poetessa e i pensieri del migrante.
Un tema di grande attualità, in cui non è difficile cadere
nel melenso, nello scontato, in un
debordante sentimentalismo. Quello che non accade assolutamente in questa
poesia. Serenella tiene dritta la barra verso un porto di luce e di speranza.
Il suo è un verso che si fa cavalcata narrativa, poematica immissione
ontologica, decisa e sentita forza espositiva. Si aggancia ad un simbolismo di
natura baudelairiana. Ad una metaforicità
di rara significanza. E il contenuto scivola leggero e avvolgente,
coinvolgente e convincente verso mete di
natura umana, etica e sociale. Ma più che altro lirico-emotiva in una
immedesimazione dal sapore di casa, di famiglia, di radici perdute. Ha
immagazzinato, Ella, fatti e accadimenti di ogni giorno; soprattutto sulle
spiagge assolate, dove poveri cristi, vestiti di sana pianta, si trascinano
dietro fardelli di cianfrusaglie nella speranza di venderle e accumulare
qualche soldo per mangiare. Scene a cui Srenella assiste ed ha assistito con
una certa malinconica partecipazione. Le ha lasciate riposare in un animo
carico di infinita sensibilità; ha immaginato il viaggio assieme a quegli sfortunati, ne ha
vissuto la storia, si è commossa; ha rivisto una barca partita dai lidi africani
in balìa dei venti contrari. Ha metabolizzato immagini e profumi che richiamano
storie di migranti.” Nel sogno di te, ho partorito il nostro bambino” dalle cui
labbra ha succhiato latte di cocco. Alla fine del ramadam un dattero, al
tramonto, per chi ha patito, fame, miseria, guerra. Deserti e mare per chi,
seduto sulla spiaggia in attesa di un arrivo, ha messo da parte una coperta calda
“…Quando esso sfoggerà smeraldi, sarà l'ora. Ed io mi siederò su questa
spiaggia, ad aspettarvi”. Il tutto in una versificazione abbondante e suadente.
La poetessa ha bisogno di parole, di una verbalità densa, polisemica e plurale, per soddisfare
tanto sentire. Ed ecco l‘equilibrio del canto: un melologo, un ecfrasi, un mix
di forza visiva e di ancoraggi spirituali; un tripudio di emozioni che trovano
concretezza e fertilità in un avvicendarsi di ritmi da vero melodramma.
Nazario Pardini
Nazario Pardini
PENSIERI DI UN VENDITORE ABUSIVO
Ogni giorno, nel mio costato il tuo percorso scavo.
Ho quasi ultimato la galleria. Tra le braccia porterai il fiore
di cui non conosco profumo. L’assenza lascia i sensi orfani.
La presenza è il nulla che prende la tua forma.
Nel sogno di te, ho partorito il nostro bambino,
gli ho dato occhi di agata nera e bocca di rosato corallo.
Fresco petalo d’orchidea, il palmo suo sopra il mio.
Dalle tumide tue labbra, ho succhiato latte di cocco.
I tuoi ambrati seni, come pesci guizzano.
Sette giorni alla fine del ramadam.
Ho mangiato un dattero al tramonto.
Sette giorni alla fine della solitudine.
Fame, miseria, guerra. Deserti e mare.
Con Allah al timone certo sarà l’approdo.
Ho messo da parte, una calda coperta.
Qui le notti sono fredde e ostili, come certi volti.
Tu avrai un pettine dal colore rosa.
Oggi, ha sguardo torbido il mare
Quando esso sfoggerà smeraldi, sarà l'ora.
Ed io mi siederò su questa spiaggia, ad aspettarvi
Serenella Menichetti
Ogni giorno, nel mio costato il tuo percorso scavo.
Ho quasi ultimato la galleria. Tra le braccia porterai il fiore
di cui non conosco profumo. L’assenza lascia i sensi orfani.
La presenza è il nulla che prende la tua forma.
Nel sogno di te, ho partorito il nostro bambino,
gli ho dato occhi di agata nera e bocca di rosato corallo.
Fresco petalo d’orchidea, il palmo suo sopra il mio.
Dalle tumide tue labbra, ho succhiato latte di cocco.
I tuoi ambrati seni, come pesci guizzano.
Sette giorni alla fine del ramadam.
Ho mangiato un dattero al tramonto.
Sette giorni alla fine della solitudine.
Fame, miseria, guerra. Deserti e mare.
Con Allah al timone certo sarà l’approdo.
Ho messo da parte, una calda coperta.
Qui le notti sono fredde e ostili, come certi volti.
Tu avrai un pettine dal colore rosa.
Oggi, ha sguardo torbido il mare
Quando esso sfoggerà smeraldi, sarà l'ora.
Ed io mi siederò su questa spiaggia, ad aspettarvi
Serenella Menichetti
Grazie infinité Nazario! Serenella
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