lunedì 14 agosto 2017

N. PARDINI: "L'ERBALE SILENZIO"

L’erbale silenzio

L’erbale silenzio di vie che serpeggiano        
oblique tra i campi spinciona dall’anima
immagini antiche: figure di creta,
tarsie naturali scolpite su erme
da dita di sole e di pioggia.
                                     Gazzarre di passeri
                                     e voli di rondini
- radevano gemme nell’ora di maggio che verzica l’aria -         
rincorrono estati dai grani maturi,
dai giorni fruscianti di falci assolate.                   
La guazza di sera crepava l’arsura;
cappelli di paglia, canzoni d’amore;
le voci di donna mischiavano note ai gorgheggi di cince.
Ritorna il tuo canto se prendo la strada
che esplode le ferole. E se mi trattengo
ancora più dolce il profumo di spigo dell’abito rosa;
ancora due pietre di nera ametista 
i tuoi occhi di pece a svariare le stelle.
                           Non c’è - qui da me -
più stagione che effonda parvenze diverse;
si fa questo maggio di erbale silenzio un’estrema romanza
                               di brighe di marzo,
                                       di estivi sapori,
                                             di spoglie autunnali,
                                                  di schizzi nivali.





4 commenti:

  1. Colpisce la scelta lessicale - come sempre pregiata e preziosa in Nazario -. Ma al di là di questo, mi sia concesso aggiungere una nota: sono molti i poeti che si lasciano prendere dalla malinconia del passato; ebbene, pur essendo lo spleen pardiniano acuto e sofferente, non dà mai la sensazione che si stia precipitando nel baratro del vacuo rimpiangere e della disperazione.
    E questo - per quanto mi riguarda - è anelito cui la poesia non potrà e non dovrà mai rinunciare.

    Sandro Angelucci

    RispondiElimina
  2. Grazie all'amico Sandro:
    i suoi commenti sono sempre acute osservazioni lessico-stlistiche. Io credo che siano la sua verve poetica, la sua inconfondibile sensibilità umana, la sua magistrale forza creativa, ad illuminargli la foce per l'approdo nel porto.

    RispondiElimina
  3. Sono rimasta muta a lungo di fronte a quest'Opera che non può dirsi poesia. Mi sembrerebbe forse più idoneo definirla 'romanza'... Sandro Angelucci, con la sua eccellente capacità di critico, mette in risalto le scelte lessicali. Hanno colpito anche me. Al punto di spingermi a comprenderle fino in fondo. "Erbale": un termine medioevale per dire dell'erba, per darle risalto e vigore; "spinciona":un richiamo dell'anima simile al canto, ma nei versi in oggetto il riferimento è allo 'spincione', al pincione, citato da Pascoli. E altre scelte che sembrano fuori dal tempo, e vogliono esserlo. Per trascinarci lì, dove:
    "Gazzarre di passeri
    e voli di rondini
    - radevano gemme nell’ora di maggio che verzica l’aria"
    Per restituirci ciò che mai abbiamo guardato con occhi puri, con lo sguardo del Poeta. Non 'saudade', ha ragione Sandro, cantico melodioso di ricordi, luce piena su immagini atte a indurre il sogno del ritorno. E di sostare su quel sogno, lasciando lacrimare gli occhi di fronte a:
    "ancora due pietre di nera ametista
    i tuoi occhi di pece a svariare le stelle".
    Quanto amore è necessario per dare un simile affresco di ieri e per renderlo testimone per l'oggi? Nazario, con stile perfetto e modernissimo, ci stupisce e ci incanta. Non ricorda per malinconia, ma per inseguire il sogno di sempre, quello di un mondo 'di erbale silenzio', di 'gazzarre di passeri e voli di rondini' e di quegli occhi capaci di distrarre dalle stelle o forse di divertirle. E noi siamo qui. Incapaci di prendere il testimone. di fermarci ad ascoltare i suoni della natura, di percepirne i cambiamenti. E forse proprio perchè tanto tradita questa madre - benigna si sta ribellando spesso... Noi siamo figli dei paesaggi cantati da Nazario e sappiamo solo dimenticarlo. Troppo spesso si dimentica. Tutto.
    Grazie per quest'Opera didattica, che punge l'anima e fa bene alla mente.
    Un forte abbraccio e infiniti complimenti.
    Maria Rizzi

    RispondiElimina
  4. Carissima Maria,
    sono senza parole di fronte all'immensità delle tue urgenze emotive e creative. Una vera cascata di significati, di verbalità attente ed espanse, a illuminare, coi suoi cristalli di gocce di sole, le emozioni della "romanza".
    Nazario

    RispondiElimina