martedì 19 dicembre 2017

MARIAGRAZIA CARRAROLI LEGGE "VERTICALITA'" DI SANDRO ANGELUCCI

Appunti di lettura

SANDRO ANGELUCCI

Verticalità   Book Editore 2009 pp. 70 Euro 12,50



SUPERANDO IL RECINTO

Nella prima poesia della raccolta poetica di David Maria Turoldo Il grande male, A. Mondadori Editore 1985, e intitolata  Ultima lapide si legge :

Sempre sul ciglio dei due abissi/ tu devi camminare e non sapere/ quale seduzione, / se del Nulla o del Tutto, / ti abbatterà …

E’ dell’uomo questo difficile transito, questo arduo stare in equilibrio sulla strada del vivere : il poeta lo sa, Turoldo lo sa e lo dice e lo soffre in ogni suo scritto, così come lo dice e lo soffre il poeta Sandro Angelucci che nel suo  Verticalità  sicuramente si è ispirato al frate friulano così spesso contestato in vita dalla gerarchia ecclesiastica per le sue tesi ardite su Dio, ma che seppe sempre vivere con coerenza la sua ricerca e il suo amore per l’Assoluto.
Ricerca e amore che anche Sandro Angelucci esprime nei versi del suo libro, versi mossi da un vento ispirato che mai si concede flessioni o tregue. Perché lo insegue lo spirito, lo incalza la poesia che vuole silenzio per parlare al cuore, che chiede solitudine per nascere, per spaccare il terreno e farne ferita onde poter uscire alla luce.
E’ una figlia la poesia, ha bisogno di protezione e Sandro la tiene per mano :

L’ho difesa/ e so che dovrò difenderla/ per la vita intera/ ….. Sarò pronto ad asciugarlo/ il suo pianto inconsolabile/ quando nessuno/ neppure io, nonostante tutto,/ saprà capire/ che quello è il pianto della Terra.

La parola della poesia è sacrale quando esce dal tabernacolo dell’essere e non può non esprimere la fame d’infinito che l’abita, la fame e la sete d’Assoluto che la fa diventare fiamma che sale./ Brace che si accende.

La poesia di Angelucci s’incendia dentro la bellezza del creato o dentro l’emozione degli incontri, ma si accalora, anche, quando denuncia il dolore del mondo o lotta contro il  covo dei mercanti.
La sua poesia è sì anelito, canto e voce che salva, ma anche parola che sputa i veleni di ogni assuefatta mediocrità.

Il poeta scrive e proietta sulla carta la sua ombra/ chi scrive non dimentica/ e si dimentica.
E’ importante questo passaggio, perché proprio dimenticandosi ci si riempie, facendo spazio al Tutto  che sempre è atteso e invocato : Questo bisogno azzimo che ho di Te,/ di perdermi e d’amarti …

VERTICALITA’ si ramifica in due sezioni ; la prima Dell’anima e della ferita esprime tensione spirituale e ribellione contro ogni visione materialistica del vivere e, in particolare, contro tutti coloro che considerano l’interiorità espressa nella poesia un esercizio senza costrutto di gente strana che non sa far quadrare i conti con la quotidianità e vive a mezz’aria, con il portafoglio pieno di parole …
Il poeta denuncia la stoltezza di tale atteggiamento e rivendica il suo status, che è quello di farsi perla, canto e cielo, non solo, ma quando occorre, penna che sa lanciare i suoi strali contro ogni ipocrisia e contro ogni sopruso che offenda l’amore e la bellezza   …

I versi di Verticalità si contendono cielo e terra, continuamente dialettici e in equilibrio tra il vuoto e il pieno, il tutto e il nulla, il materiale e lo spirituale, dentro uno speciale dibattito che nella seconda sezione Del cielo e della parola trova colori  particolarmente infiammati, fluorescenti nel fremito di un verso teso e ispirato :

quando mi tocco l’anima/ qualcosa d’indicibile non manca di raggiungermi  (p.55)
io come la notte, come la vita,/ non sono che lo spazio/ tra i battiti del cuore ( p.64)
s’inizia a vivere/ quando non c’è più nulla da capire (p. 65)
un desiderio eterno/ di nascere e morire/ che supera se stesso e la paura/ di perdersi nel nulla ( p.70)

Tutta la seconda parte sviluppa e completa i temi iniziali, sostando nella contemplazione della natura che dai ghiacciai alpini alle onde lacustri, dagli specchi marini agli iceberg delle nubi, porta lo spirito a guardare oltre, a immaginare l’infinito, ad ascoltarne l’arcana bellezza, per poi rispondere in un solo modo che per il poeta Sandro è quello di inginocchiarsi e pregare, pregare, pregare …
Una preghiera alta che si fonde con la poesia e che abbraccia uomo e Dio in un unico dramma di vita e libertà, dramma di passione e comunione patito da Angelucci e da lui a noi offerto nelle sue liriche verticali, vibranti ed emozionate, che concludono il loro svolgimento citando un grande a cui ben si affiancano, il già citato David Maria Turoldo, la cui tensione esistenziale e spirituale coerentemente seppe vivere, e della quale seppe scrivere dentro versi indimenticabili, come questi tratti dal suo libro IL DRAMMA E’DIO - Il divino, la fede e la poesia – Rizzoli 1992 -  :

Ma poiché tu non puoi non stare/ al libero gioco, anche tu/ sei un Dio in pena, e noi/ il tuo dramma di essere Dio ( p. 35 )

Un dramma vestito d’appassionato anelito che Angelucci nel suo Verticalità ha declinato in versi icastici che spesso raggiungono l’incandescenza di metafore pronte a superare il … recinto del conoscibile  e a dare  consistenza all’utopia .
                                                                                                 Mariagrazia Carraroli
  
Campi Bisenzio, dicembre 2017
      



2 commenti:

  1. Ritengo l'accostamento del canto di Sandro Angelucci a quello di David Maria Turoldo quanto mai appropriato. Non tanto perché il poeta reatino si ispiri al friulano, quanto perché, a mio parere, esistono visioni del mondo sorelle, cui si appartiene per nascita molto più che per adesione e consapevolezza culturale. Acuta e profonda disamina, questa di Mariagrazia Carraroli, che coglie il nocciolo della comparazione fin dalle prime battute, in quell'unità del Tutto e del Nulla, del Vuoto e del Pieno, del Dolore e della Gioia, della Salvezza e della Croce, che pose il noto religioso fuori dal gregge e dal buonismo farisaico che purtroppo e sovente ammorba il sentire religioso. La "verticalità" di cui parla Angelucci non è un bisogno di fuga dalla terra, bensì un desiderio di spiritualità fusa con i sensi, consapevole che cielo e terra sono tutt'uno, in armonico e contrastato equilibrio tra di loro. Sta sempre e solo nel contrasto la vera armonia ed il vero paradiso. Mi complimento vivamente con la Carraroli.
    Franco Campegiani

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  2. Franco Campegiani conosce a fondo la poetica e il sentire di Sandro Angelucci e mi fa piacere che condivida il mio accostamento tra le poesie di Verticalità e il senso profondo sotteso al mondo poetico ed esistenziale di Turol
    do. Sono anch'io a dire che proprio nell'apparente contrasto si realizzi la pienezza.
    Mariagrazia Carraroli

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