Ambra
Simeone. Opinionista. Casa Editrice
Limina mentis. Villasanta (MB). 2017
La
liricità nascosta di Ambra Simeone
Copertina |
Quarta |
Per
scrivere sulla poesia di Ambra Simeone bisogna sbarazzarci di ogni sovrastruttura
letteraria, di ogni pregiudizio poetico, di ogni prefisso condizionante, di
ogni visione che possa in qualche maniera pregiudicare l’obiettività di un
discorso: quindi lasciamo da parte modernismo, neoavanguardia, neorealismo,
crepuscolarismo, ermetismo, pittoricità, soggettivismo, memorialismo, verismo, lirismo psicologico, naturalismo
oggettivante, o che che sia. Per capire la sua realtà epigrammatico-strutturale
è estremamente necessario impossessarci del suo dizionario, degli accostamenti
verbali, della efficienza comunicativa, delle iuncturae che, con naturalezza,
mirano a trasmettere la sua complessa semplicità emotiva. Il discorso si fa
concreto, amabile, nuovo, impellente, forte di una quotidianità vissuta,
pensata e meditata. E non è che Ambra ti voglia convincere delle sue posizioni,
del suo modo di credere e di pensare; no, quando abbonda di termini, quando
ripete una mossa lessico-fonica, quando si sofferma su un pensiero affidandolo
ad un percorso narrativo a volte
spossante, senza attimi di riposo, lo fa per naturalezza dacché rientra nella
sua vivacità comunicativa; nel suo proteiforme ma compatto e ben solido
messaggio linguistico. Ed è così che ci avviciniamo ad una scrittura
personalissima, zeppa di formule aritmiche, di proposte o di rifiuti di condizioni
che tutti noi viviamo quotidianamente,
magari nell’indifferenza, ma che lei scarnifica, riflettendoci; prolungandosi su tali questioni all’apparenza semplici ma che
pretendono approfondimenti umani e sociali. E non è detto che la sua immersione in figure e oggetti di giornata (tovaglia di
plastica, cellulari spenti, bottiglie
mezze piene, tovaglioli di carta, frutta secca, sporco seccato, cose che
mancano, computer, strofinacci, elenchi per la spesa, di film, la noia, la
dimenticanza, ed il piacere di pensare oltre che a quello di vedere) non è
detto che non rivelino quella intimità che la scrittrice tende a nascondere in un
cerchio di apparenza modulare. Non è difficile scoprirla con un’anima ricca di
passione e di abbrivi emotivi che incalzano la sua narrazione, dacché ella ama,
sente, partecipa alla vita con virulenza, indaga le cose col cuore più che con
gli occhi. E magari ripensa anche a quello che ha immagazzinato; lo rielabora,
e ce lo offre attorniato da un sentire fresco
e genuino. Tutto quello che ha davanti le serve a cristallizzare stati d’animo
momentanei e duraturi; è così che scopriamo una scrittrice di folta intensità
ontologica, di polisemica significanza esplorativa. Ed è naturale che tanto
sentire abbia bisogno di altrettanto spazio per potersi oggettivare; il suo
linguismo si articola, si espande, si sgrammatica, si proteizza (da Pròteo) per seguire le
richieste di un pathos tanto complesso quanto articolato. Non credete ad una
Ambra che riduce la sua poetica al rifiuto di cervelli liofilizzati, o di culi
rosa dei maiali o di frasi edulcorate;
il suo percorso è ben altro: è quello di un’artista che ama volare,
prendere la rincorsa da un pavimento da sciacquare per levarsi con ali possenti
verso alcove tanto ampie da poter contenere tutta quanta la sua complessità
lirica; tutto quanto il mondo che si nasconde fra le chiacchiere che ognuno spara
senza freni: “ecco ormai ognuno può dire qualunque cosa gli esce dalla bocca a
sentire quel che dicono certi intellettuali al posto dei vecchi marinai…”. E’ allora
che la si può scoprire nella sua vera identità; sì, quando tira le fila: “prima
che si distrugga lentamente la tua voglia, sbrigati e fai altro fai tutto
quello che possa sembrarti niente di fronte a quella sola voglia, prima che vi
succeda fate altro, un qualcosa che non
c’entri affatto con tutta quella roba innata e maledetta che chiamate
ancora voglia, allontanatevi drasticamente da tutto quello che credete debba
far parte di quel mondo vicino o affine, perché non c’è un mondo abbastanza
giusto…”.
Un
parenetico manifesto dettato da un’anima cotta a puntino per tradursi in vera voce
lirica.
Nazario
Pardini
Questa "lettura " di Pardini, a prescindere dalla interessante puntualità del commento, ha il pregio di accendere l'interesse e la curiosità.In un poeta lirico di gusto classico quale Nazario Pardini colpisce ancor di più questa presentazione di una poetessa fuori dal coro; sicuramente invita a ricercarne la lettura originale e integrale. La mia curiosità - il mio interesse- trova motivo soprattutto in una personale scontentezza di fronte alla mia stessa produzione poetica, quasi un disagio , come se il mio verso soffrisse di asfittica senilità.
RispondiEliminaGioca su tutto questo anche una certa critica attuale che insiste molto sulla ricerca di una Nuova Ontologia Estetica.
I miei complimenti a Nazario per questa presentazione, che in me suona come sollecitazione alla conoscenza di una poetessa forse ancora poco nota.
Edda Conte.
Caro Nazario,
RispondiEliminaha ragione la Signora Conte questa tua recensione al mio libro è veramente travolgente.
Grazie immensamente per la tua colta sensibilità
La quasi-«poesia» di Ambra Simeone si sta incamminando, con estrema meticolosità, sulla strada della transustanziazione letteraria dell’«autore» nella società narrante. Sia nei racconti che nelle prose poetiche / poesie prosastiche è vivido, e vivace, il tentativo di annichilire l’«autore», dando espressione, senza mediazione, alle «società», alla «voce» sociale. Questo tentativo è originale, innovativo, decisivo, e deve essere seguito con molta attenzione.
RispondiEliminaPendo col mio piede incerto da ogni singolo carattere di questa presentazione, come dal ponteggio di un finissimo ricamo, che mi "prospetta" meraviglia non più sconosciuta all'occhio avido che vi scivolerà più tardi.
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