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su “ Boghes” di Stefano Baldinu
Difficilmente
capita di imbattersi in un poeta
totalmente radicato nell’humus della sua terra e follemente innamorato delle etnie a cui appartiene come Baldinu,
capace di comporre un volume di poesie di rara bellezza e potenza d’espressione
dedicato alla sua terra di Sardegna.
Stefano
Baldinu, che conosco da tempo per comuni frequentazioni di concorsi letterari,
è uomo serio e amico sincero; una persona che istintivamente si stima
intuendone le profonde qualità e capacità umane e poetiche.
Nel
tempo della nostra comune conoscenza ho avuto modo di ascoltare e leggere le sue liriche, spesso nel contesto
di cerimonie di premiazioni letterarie, apprezzandone l’intenso e prezioso
fraseggio poetico da lui utilizzato, la musicalità dei versi , lo stupore e la
trasmutazione del cuore e dell’anima, che solo un vero poeta ha, nei confronti
della natura e degli accadimenti della vita.
Ma la
lettura e l’ascolto di singole poesie non bastano a focalizzare il DNA poetico
ed umano di un autore anche se capace e pluripremiato come Stefano e sono solo
punte di un territorio vasto e sommerso il cui contenuto magico e misterioso si
svela nella sua totalità attraverso la pubblicazione di una silloge.
Una
silloge appunto partorita da una intima esigenza di cantare la propria storia e
l’altrui esistenza nel contesto di una terra straordinaria, fortemente
caratterizzata da popoli e leggende, da nature selvagge e panorami splendidi,
da fatiche e sofferenze, gioie e canti, da tradizioni e costumi millenari.
Il
libro “Boghes” dell’amico Baldinu mi pare che sia stato frutto di una impresa epica e di notevolissimo
spessore, un vero cielo aperto su stupefazioni e asprezze di un territorio antichissimo e avvolto ancora oggi
nei suoi misteriosi anfratti, tra vecchi
sentieri e profumi aspri e dolci, malinconiche sfumature del cielo, e ancora
tra voci sognanti e rassegnate, timide e coraggiose che si rifugiano nelle
stagioni dell’anima, nei suoni della pioggia
e nel canto dei grilli; un impresa
ancora più da ammirare in quanto corroborata e irrobustita da un studio
serissimo e amplissimo sui tanti linguaggi che caratterizzano la terra sarda.
Una
carrellata magnifica e altamente musicale di dialetti da quelli Logudorese e Campidanese a quelli Sassarese, Gallurese,
Algherese e Tabarchino.
Dunque
un volume che si dimostra una miscela di alta poesia e preziosa ricerca
antropologica del linguaggio che ne fa un contenitore davvero formidabile.
Ma
questo contenitore si arricchisce anche di liriche colme di umanità e pietas
umana nel raggiungere e cogliere le disumanizzazioni profonde di una società
emarginata, sofferente, vittima di ogni abuso.
Aggiungerei
anche che molto preziosi e profondi sono i significati che Baldinu attribuisce
alla Morte e al Silenzio, due entità fortemente presenti nelle comunità isolane e
da sempre foriere di speranza, rinascita e cariche di atmosfere di arcaico
fascino.
Sono convinto che “ Boghes” di Stefan Baldinu si imporrà alla attenzione di un’ ampia critica letteraria per le sue alte qualità poetiche capaci di offrire al lettore splendidi orizzonti, fragranze incontaminate, storie e leggende di una terra affascinante e riscoperta nei suoi idiomi come la Sardegna, il tutto contrassegnato da uno sguardo di profonda umanità.
Carmelo
Consoli
Sono ammirata dal carissimo Carmelo Consoli alle prese con il testo dell'altro amico di vecchia data Stefano Baldinu, che celebra la Sardegna in un'Opera che, come afferma l'ottimo Poeta relatore, mostra di essere "una silloge appunto partorita da una intima esigenza di cantare la propria storia e l’altrui esistenza nel contesto di una terra straordinaria, fortemente caratterizzata da popoli e leggende, da nature selvagge e panorami splendidi, da fatiche e sofferenze, gioie e canti, da tradizioni e costumi millenari". L'Isola viene evocata nei tratti più sanguigni, profondi, ancestrali. Baldinu è solito dedicarsi al lirismo di impegno sociale e, a quanto pare, lo dimostra anche in quest'ultima prova. "Boghes", ovvero il progetto di documentazione delle pratiche musicali polivocali e polifoniche della Sardegna, è un titolo e un programma. Allude a usanze prettamente sarde e, come rivela in modo eccellente Consoli, dimostra il progetto dell'Autore di mettere in luce aspetti sconosciuti della sua magica terra. Mi complimento di cuore con entrambi e li stringo forte, estendendo l'abbraccio al nostro Capitano!
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