Caro Nazario,
Si leggono libri e libri, scegliendoli e
vibrando sentimentalmente degli stati psicologici ed etici-esistenziali
proposti quali metafore della vita efficacemente trasposte. Si legge per
vincere emotivamente spaccati problematici, dissonanti delle affettività
quotidiane correnti delle esperienzialità umane. Ma nell'ottica dello
scuotimento intellettuale-morale, si legge anche per dissolvere il non-sens
ponendosi quesiti per superare il limite dell'eternità, circoscritto nell'umano
senso del disorientamento. Il fine del viaggio, non il mezzo, è vela di luce e
di bellezza.
Riprendendo Saffo che dice sulla bellezza,
è "ciò che uno ama". Passando per E. A. Poe che formula che il canto
poetico sia "la creazione ritmica della bellezza" propongo il viaggio
della bellezza ispirata dalla sua penna, Nazario. L'universale sguardo umano
per riconoscerci umani. Vivere appieno la bellezza che ci circonda: goderne per
accoglierla, coltivarla e valorizzarla e ricrearla nella preziosità della
nostra mente e pensarla nel tempo transuente della nostra personalità. Sì,
lasciamoci attrarre dalla bellezza della natura e dell'erudizione, della
cultura, della ragione, della sapienza ma anche dell'anima e dello spirito!
Ammiriamo e spazziamo nella pluralità delle arti. Affondiamo lo sguardo nel
magnetismo della poesia, ancestrale e misteriosa eppur reale: simbolica e
inestinguibile bellezza. Partecipiamo ai personali stili espressivi dei sogni,
dei tormenti dei poeti sotto l'influsso interpretativo che della poesia Esiodo
ci trasmette quale dono sacro che asperge l'uomo e lo rende poeta. E qui,
trovandomi assolutamente d'accordo, inserisco una mia lirica:
PANICAMENTE
Se di vanagloria esultasse il mio
tripudio, non di millanteria
potrei gioire.
Ma se di gloria
avessi a vantarmi,
con mitezza d'intenti, dorate messe
vendemmierei.
Sia onore a Dio!
Di me
che omaggiare volle
in doti a trasfondere
nella sofferta trasfigurazione.
Sia vanto
d'umile e sfavillante
serva Sua.
Leggiamo della bellezza:
sì, caro Nazario, quella bellezza che è
racchiusa nel suo splendido testo poetico che generosamente mi donò con dedica
nel luglio del 2019 I canti dell'assenza. Quella struggente
bellezza della qual lettura -mi concedo la disinvoltura di riprendere versi di
alcune liriche della raccolta per esprimere il mio pensiero -
"...d'attorno / alita canti, suoni e incantamenti;..." da "Il
canto di Saffo" e dispone "a un volo sovrumano la compagnia
dell'anima. ..." da "Dal deserto ai primordi (Con l'anima e
la ragione)".
Una libertà, la mia, dettata da
riflessione ampia che poggia l'accento sulla sua fervente liricità creativa di
una "assenza" fondante sul dialogo dell'anima. La sua parola
suggestiona l'emozione che promana dallo sviluppo tematico del canzoniere.
È poesia ricca del trasporto emotivo che
percorre "...sentieri di campo solitari..." da " Volerei
felice fra le reste". Ma il sentimento non resta ancorato al
passato. Quel tempo rivive. Una volta decantato, lo riassapora per ciò che è
stato o lo assapora nella forma metamorfica del suo fondo divenire. Ma
l'esamina è plurale, non è indifferente nè trascura l'homo tecnologico "Un
confronto (Riflessioni di un uomo dell'anno 10.000)": " Forse,
pensandoci bene, porsi le questioni / sulla voce indecifrabile di una eco
/rende più umana la vita."
E smorziamo l'eco, calamitati dall'uso
dell'endecasillabo, così ritmico e armonioso, a cui Nazario; a cui Dante ci ha
così ben abituati nella sua "Divina" e lasciamoci prendere per
mano, con Nazario, da una ninfa per introdurci "nei segreti suoi di
tecniche e sospiri." poichè "tutt'intorno vedi /gli gnomi che
balzellano: i velati / rappresentano metafore, /allegorie, mentre i suonatori,
/ che danno voce ai venti ed ai ruscelli / con violini e flauti, /sono
onomatopee; / e tutti differenti nel vestire / e più o meno brillanti o
trasparenti / puoi vedere: traslati, metonimie, / sinedocche, iperboli, ironie,
/ antitesi, litoti ed eufemismi." da "Il manifesto semiserio di
una ninfa".
E ambiamo "al viaggio, all'apertura,
/ a mondi senza siepi." ..." ... per vincere l'eterna solitudine. /
Indaghiamo thanatos alla luce della viva realtà. Mi sovviene un
verso di una mia poesia: "Non sei tu che vai a rifiorire a nuova vita, /
mentre noi qui annaspiamo..." esemplificando il medesimo concetto: "In
questo cimitero siamo in tanti, / ma pochi sanno quel che noi sappiamo."
Leghiamo e liberiamo la nostra anima ai valori condivisi e mai sbiaditi di un
"...giovine amico,..." "...davanti alle spoglie di un
mortale...." in quegli spazi verdi dove si conobbe amore: "Ti
abbraccio, amico! / Saluta la mia anima! / E portami con te, nei tuoi ricordi,
/ in quegli spazi verdi /dove conobbi amore." "Da torna amico!
Cerca di tornare."
E tornano gli amici di sempre, a chiusura dell'intenso volume , coloro che ci hanno fatto innamorare della Poesia: da Baudelaire a Rimbaud a Verlaine con l'esemplare e mitica traduzione di un poeta contemporaneo che lega ritmicamente passato e presente, inebriandolo di luci, suoni e colori!
Frastornata dal luna park, non so cosa di
meglio avrei potuto fare... impegnata a più riprese... Mi auguro vada
bene...
perché è una lettura che mi ha preso
l'anima.
Grazie Nazario.
Buona notte.
Fulvia
Sono contenta, Nazario, che la lettura l'abbia emozionata. "I canti dell'assenza" rappresentano un segno sensibile di umanità: la presenza del presente testo è palpabile speranza alla diffusione della Poesia. Grazie dei suoi preziosi doni, Nazario. Un saluto gioioso a tutti gli isolani con l'augurio di un sereno agosto, che potrebbe raggiungervi, chissà, in qualche bella isola della nostra Italia. Rita Fulvia Fazio
RispondiEliminaHo letto con commozione crescente. Sei un'anima bella ,Fulvia! Mi permetto questa confidenza ,chiedo scusa. E a te mi inchino per quanto così bene hai detto,come io non avrei potuto pur sentendo nel profondo.. grazie con un abbraccio. Edda Conte.
RispondiEliminaHo letto con commozione crescente. Sei un'anima bella ,Fulvia! Mi permetto questa confidenza ,chiedo scusa. E a te mi inchino per quanto così bene hai detto,come io non avrei potuto pur sentendo nel profondo.. grazie con un abbraccio. Edda Conte.
RispondiEliminaFulvia... sei un tornado di emozioni. Sai dedicare al nostro Vate lettere e poesie che scaldano il cuore e lo illuminano. Ti sei soffermata in modo particolare su "I canti dell'assenza" e, con la tua arte hai saputo dare di essi una lettura superba. Scrivi: "È poesia ricca del trasporto emotivo che percorre "...sentieri di campo solitari..." da " Volerei felice fra le reste". Ma il sentimento non resta ancorato al passato. Quel tempo rivive. Una volta decantato, lo riassapora per ciò che è stato o lo assapora nella forma metamorfica del suo fondo divenire", e narri l'essenza di Nazario, dell'uomo legato alle isole della memoria, ma mai ancorato a esse. Sottolinei quanto il Poeta sia volto al divenire e credo che il focus del mondo pardiniano sia proprio in questo dualismo, che lo rende moderno, originale e sublime. Straordinari anche i tuoi versi, amica mia, ogni volta ti scopro nuova e mi stupisco. Ma di cosa? Tu giochi con la poesia e con la vita e insegni ai profani, come la sottoscritta, la bellezza del volo. Ti ringrazio e bacio te e il nostro Nocchiero impareggiabile.
RispondiEliminaSorpresa e contenta di avervi emozionato, ringrazio per l'attenzione rivolta a questa mia lettura e per i complimenti le signore Edda Conte e Maria Rizzi, salutandole con affetto. Fulvia
RispondiEliminaP.s.: Grazie per il tuo giudizio, Maria, sulla mia metapoesia "Panicamente". E grazie a Nazario per il tempo speso per il Blog. da cui trarrà soddisfazione per i partecipati commenti. Fulvia
RispondiEliminaDA UNA LETTERA DI FULVIA FAZIO PER
RispondiEliminaNAZARIO PARDINI
Fulvia Fazio interpreta in questa sua brillante "lettera" ricca di suggestività a riflesso ontologico, il Pardini più intenso "condottiero" di tracciati poetici ed "evocativi" filosofici.
Infatti il "narrato" Pardiniano (qui delineato) è di analiticità globale che trasforma un'impressività umana in processo evolutivo di rara affinità totale.
La Fazio coglie la radice tematica del "tutto" di Nazario affrontando la dinamica dell'assenza (fenomeno di particolare percezione artistica) che presenzia ogni excursus del Poeta e non solo "significa" la "poeticità" a mezzo dei "grandi", ma ne certifica e sublima il contenuto spirituale nella "ragione" della bellezza emergente dagli sfondi più oscuri della Storia.
Pardini scavalca l'assenza con l'aiuto della bellezza e riscontra nella luminosità della Ninfa la "via" dell'Essere eterno e supremo, senza alcun limite accademico di scuola o di retorica, ma nella libertà di un poetare solenne e leggero, accessibile a tutti coloro che ne comprendono il vero valore occulto.
"Vivere" la bellezza non significa infatti solo immaginare o gustarne gli effetti estetico-interiori, ma anche "scolpirla" nella complessità della Storia dell'Arte poetica corrente nel Tempo.
Pardini infatti "scultore" di figure e attimi è metamorfosi di un "sistema rappresentazionale" che dal "visivo" approda al "cinestesico".
Da "scultore" dello spirito a "custode" del Tempo il passo è breve.
Tempo di "valori" anche molto sofferti e sfuggenti che Fulvia ci testimonia amorevolmente nella sua "Panicamente", lirica sensibilissima a sigillo d'amore puro e di gloria celeste (senza millanteria ma con mitezza di intenti).
La sequenzialità tematica prescelta scompone quindi l'"assenza" in pluri-presenze pardiniane (dialoghi dell'anima... trasporti emotivi... sospiri della tecnica...) che si rielaborano continuamente creando emozionalità in crescenza che eccedono i versi sino a percepirne sensazioni di interiorità comunicanti al testo e per il testo.
Il Tempo ne risulta quindi ridefinito e rivissuto nel divenire (uomo Tecno), le "figure retoriche" dei segreti si integrano mirabilmente con "gnomi" di metafore in voci onomatopee che, nella diversità artistica, trovano il senso dell'unità totalizzante e del "concetto" universale.
Il Pardini "comunicatore" (altra sua raffigurazione) trova proprio nell'assenza il "non dire" che lascia l'interlocutore alle più svariate considerazioni sui contenuti etici e spirituali delle sue opere.
Marco Dei Ferrari
RispondiEliminaCONTINUA
Ancora si evidenziano in queste elaborazioni a riferimento alcuni cardini inderogabili del Pardini-Poeta: il viaggio nel più ampio fluttuarsi percettivo; la "fuga" dalla solitudine; la luce della morte terrena; la condivisione dei "valori" che si riflettono nella libertà dell'anima a condurci tra gli amici di sempre (Baudelaire, Rimbaud, Verlaine...).
Càrdini "cinestesici" che pongono nel "primis" lirico sensazioni di emozionalità circonstanziate, modalità rappresentative in sintonia con selezioni raffinate e continuative di parole evocate dall'inconscio olistico.
Questo è il Nazario circolare che Fulvia ci presenta e predilige con passionalità e partecipe sentire.
Il Nazario che tutti amiamo nella sua superiore Arte della "ricerca nell'Essere" e nella sua influenza esperienziale condivisibile per fuoriuscire dal pensiero contemporaneo "limitante" e scarsamente efficace per superare l'universo di discorso "a binario unico" dilagante nelle tecne di potere.
E' il Nazario Pardini campione di "trascendenza" lirica e di modularità espressiva ascrivibile semplicemente a quell'Arte interiore del crearsi che solo gli "elevati" possiedono.
Marco dei Ferrari
Complimenti a Marco Dei Ferrari. Esemplare, sublime lettura su lettura. È resa dettagliata , completa e obiettiva sull'intento espressivo del mio dettato sulla poièsi pardiniana. Sensibilità e conoscenza consentono di andare al cuore della poetica del nostro autore. Lei, Marco, da tempo "sfoglia" con empatia, la sua realtà che ampiamente medita, approfondisce e ce ne fa dono sul blog contribuendo a farci apprezzare la pluralità produttiva del canto di così grande levatura. Olisticamente commossa, ringrazio salutandola con l'ammirazione. Nazario Pardini condividerà con soddisfazione il suo felice intervento..
RispondiEliminaFulvia