Gabriella
Frenna
AMATA
TERRA
Guido Editore Miano, 2021
Recensione di
Maria Elena Mignosi Picone
“Mi rimembro bambina / nella terra
agrigentina / guidata dalla tua voce / ammirare lo scenario / nell’incantevole
valle”. È questo lo scenario che fa da sfondo a quest’opera che è una silloge
di poesie di Gabriella
Frenna, scenario nel quale sono immersi, oltre l’autrice, il padre e
la sorella. “L’amata sorella / restava attratta / sin da bambina / da maestosa
malia / dell’arcaica valle”. Due bambine, incantate dalla magia del luogo, la
mitica Valle dei Templi ad Agrigento, e il padre, uomo colto, artista musivo
che ritraeva la bellezza della valle nei suoi mosaici, il quale conduceva lì le
sue figliolette e le rendeva partecipi del suo entusiasmo e del suo
attaccamento a quel luogo, Agrigento, sua città natale. “La valle dei Templi /
rifulge eterna malia, / con l’arte, la storia, la natura rigogliosa / tra
distese di ulivi, / piantagioni di viti, / alberi d’aranci… limoni".
La poetessa in questo libro esprime la sua
grande ammirazione per il padre: “…nella bella Agrigento / nacque una gemma /
splendente d’amore” per la sua città e per la sua arte. “L’artista musivo / è lo
splendore / della terra natale / coi riflessi luminosi / dei tasselli di vetro”.
Il padre creava dei mosaici meravigliosi; tra le pagine del libro si trova una
foto che raffigura una parete della loro casa, tutta tappezzata dei suoi quadri
con mosaici veramente stupendi. Così egli, riferisce ancora la figlia: “Ha
raffigurato l’incanto dell’amata Agrigento / la visione maestosa / della valle
dei templi”. Michele
Frenna si chiamava il padre, che,
quando la poetessa scrive questa silloge di poesie, non c’è più, come non c’è
più neanche la sorella, morta addirittura prima di lui.
La gioia di questo ricordo, così bello,
suggestivo, si vela perciò talora di una soffusa malinconia, che però non
prevale sulla gioia del ricordo e nessuna tristezza si avverte perché il dolore
è sublimato nel distacco e non impedisce di far emergere la felicità di questa
vita vissuta insieme, di questi momenti nella valle dei templi con il padre e
con la sorella.
Ricorda anche come egli si accompagnava
talora al fratello: “Mi ricordo bambina / nella valle dei Templi / col tuo caro
fratello / mentre discutevate / di mirabili proporzioni, / d’ingegnose
costruzioni”.
Nonostante la scomparsa di tutte queste
persone care, non c’è nell’opera rimpianto né nostalgia, nessuna ombra di
tristezza. Rivive nel ricordo soprattutto la gioia, la gratitudine quasi verso
la vita, per averle donato l’opportunità di godere di queste persone a lei care
e di grande levatura, e di essere stata arricchita, non solo della loro
presenza, ma anche delle loro conversazioni. Ed è proprio la gioia che le fa
rievocare momenti di gioco con la sorellina, presso il tempio di Castore e
Polluce: “Giocavo a nascondermi / con la mia amata sorella / tra le imponenti
colonne / del bel maestoso tempio”.
Il padre inoltre amava raccontare alle
piccole figlie la gloria dell’antica Akragas: “Amavi narrare vicende / d’antichi
progenitori / come resero gloriosa / tua amata terra natale”. Così la poetessa arricchisce
l’opera di riferimenti storici, mitologici, artistici, anche politici, i
tiranni. Tanti nomi di personaggi illustri, come Empedocle, compaiono e anche i
nomi dei vari templi, ciascuno con la sua storia. Realtà e fantasia, storia e mitologia
si intrecciano, e si fondono con l’amore paterno, e filiale, di questi
familiari così uniti e amabili. E insiste la nostra poetessa nel lodare la
terra agrigentina: “Terra mediterranea / suggestiva Akragas / rivela rara
bellezza / con valle dei templi”. E continua: “Akragas millenaria / …sembra di
trovarsi / in un’epoca arcaica, / avvertire emozione di un tempo remoto, / indietreggiare
stupiti / in secoli di storia”.
L’incanto e lo stupore immaginiamo nel
volto di queste bambine, cresciute in questa atmosfera unica, come paesaggio, e
anche con una esperienza, anch’essa unica, di avere un padre, entusiasta della
sua terra, e non solo, anche un padre artista che ha trasmesso loro l’amore
alla natura, all’arte e alla cultura.
E chissà se in tutto questo, in questo
terreno così ubertoso, non sia germinato il seme della poesia in Gabriella
Frenna.
Maria Elena Mignosi Picone
Gabriella Frenna, Amata terra, pref. Enzo
Concardi, Guido Miano Editore, Milano 2021, pp. 72, isbn 978-88-31497-56-5,
mianoposta@gmail.com.
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