El Duende
In un certo senso è da
imprudenti e da impudenti pretendere di dissertare su el Duende.
Parlarne o addirittura
scriverne infatti, significa
illudersi di saperla lunga in proposto
perché saperne presuppone almeno averne
fatto esperienza.
Analogamente nel momento
in cui tentiamo di descrivere il fenomeno, implicitamente ci spacciamo per artisti anzi di più , per
Artisti maiuscoli, perché El Duende sarebbe proprio quel quid che fa la
differenza tra la perizia puramente tecnica e l'attimo irripetibile in cui una
qualsiasi opera d'arte, accade (accade e non viene prodotta)
In questi termini, diventa supponente anche solo iniziare a
parlarne.
Garcia
Lorca poteva farlo con ragionevole
motivo, ne aveva ben ...duende, , ma nel caso di un comune
mortale, senza arte né parte , diventa
questione assai delicata.
El Duende, infatti
implica un “click” che avviene indipendentemente dal valore, di chi scrive, dal suo talento o
dalla sua abilità tecnica, dirò di più, perfino nonostante
El Duende capita oltre
l'area di competenza della musa ispiratrice, oltre il talento e del tutto
altrove e dalle buone recensioni
Se così non fosse,
sarebbero artisti soltanto i legittimati
da coloro che li hanno preceduti. Una specie di staffetta di manieristi
disciplinati ed educati al gusto
dell'estetica venuta prima di loro
Diversamente El Duende
ha un dio per conto suo, e criteri imperscrutabili e reinventa , capovolge ,
esce dal seminato. Precorre quelle che poi diverranno le nuove tendenze o le
nuove sensibilità estetiche ed esistenziali,
che prima di allora sarebbero state del
tutto insospettate.
E' uno sguardo diretto
sul nostro comune archetipo collettivo.
Sulla nostra coscienza di specie.
Una eccessiva abilità tecnica, può anzi rendere più
difficile mettere a tacere le barriere cerebrali , l'autocompiacimento, il
bisogno di dire la propria,insomma, quell'ego presente anche e più che mai
nell'artista e che di rado fa spazio al silenzio necessario perché l'arte
accada
Garcia Lorca così descrive - è un
potere non un agire- un brvido una febbre - un lottare e non pensare - non sta nella gola ma sale
dai piedi - non è un'ispirazione da fuori - va svegliato dalle più recondite
stanze del proprio sangue - accade nel filosofo o nell'artista ma senza mappa
ne esercizio - accade quando fedeli a noi stessi lottiamo per noi stessi contro
noi stessi- richiede armonie nuove inedite per esprimere l'ineffabile
- non appartiene anzi,passa da chi crea a chi
esegue a chi fruisce
El Duende è lasciarsi
cadere all'indietro, ragionevolmente
certi, che nessuno ci raccoglierà
orbita
dell'oltre
Tra la nascita e la
morte, l'essere umano ha imparato saggiamente a non intestardirsi a pretendere
a tutti i costi una risposta circa le grandi verità, assolute o relative che
siano.
Ha imparato a
corteggiarle si, ma con un certo distacco .
Ciò perché siamo programmati avanti a
tutto per la sopravvivenza della nostra specie e storicamente ci abbiamo messo
molto poco a capire che il vantaggio tratto dal raggiungimento della verità e
la pratica del dubbio, sarebbe
pochissimo e tutto da dimostrare.
Al contrario, la
fatica fisica ed emotiva, il disagio e
la destabilizzazione procurati, questi sì,
sarebbero certi e puntuali, e così il senso di inquietudine e di
isolamento che ce ne deriverebbero .
Sapendo però che tutto ciò che è umano, quando è
inespresso o negato, mette a rischio
l'equilibrio del singolo e con quello, sia l'ordine pubblico, che il controllo sociale e la salute mentale collettiva, il genere umano ha
imparato a lasciarsi uno spazio, una
zona franca derogata ai filosofi ed agli artisti in genere
Un'area di prossimità tra il magma del dubbio e l baratro della follia, che sia
gestibile e con danno limitato
Lasciamo che essi
coltivino quella parte che spinge da sotto , presente in tutti noi, quella zona
di interregno tra
la curiosità di saggezza e la
fascinazione di follia,
Possiamo
chiamare orbita dell'oltre
L'umanità, dà puntualmente infatti ,la
preferenza a sistemi di regole e convenzioni che le garantiscano sopravvivenza,
prepotere e sicurezza piuttosto che
a risposte incontrollate circa i
massimi sistemi
Ciclicamente tenta di concepire delle contro regole e
degli anti sistemi per liberarsi da sola , cosa che avviene ogni qualvolta prende coscienza delle proprie pastoie o
quando sente battere in sé l'insofferenza, ma arrivata a un certo punto, riesce abilmente e puntualmente a spuntare ed
ottundere il messaggio liberatorio
La storia stessa del genere umano è quindi narrazione continua di depistaggi
dalla curiosità di sapienza, le cui ricerche
vengono abortite dall'interno, anche se iniziate sotto i più sinceri
auspici.
La nostra è una storia di ideologie artifici e culti, difesi e traditi e
rinnegati insieme, proprio perché idee nate dalla curiosità di saggezza finiscono per auto
castrarsi non appena diventano rischiose per l ordine sociale, qualunque esso
sia . Una valvola del troppo pieno
che ci
garantisce una distanza di sicurezza dall'eccesso di verità .
Si tratta di sostegni, contrappesi auto consolatori per la specie, grazie ai
quali noi abbiamo sempre scientemente garantito a noi stessi una consapevolezza
a responsabilità limitata o anche una responsabilità a consapevolezza
pollicino
Tutto sopportiamo piuttosto che saperci “abbandonabili” o
potenzialmente soli o di fatto già abbandonati come pollicino nella foresta o
Adamo ed Eva fuori dall'Eden ( analogia non tanto di testi ma di classe del
dolore)
Non rinunciamo alle poche speranze irrazionali, ma cosi cinetiche perché
rassicuranti per la nostra specie, come quella di essere sempre dalla parte
giusta, di essere oggetto della benevolenza del destino, della coincidenza tra
buono bello e il giusto, insomma, del vissero a lungo felici e contenti per
diritto
Come rinunciare al culto
del lieto fine che ci appaga e rassicura e alla speranza vaga e indefinita in
tempi migliori ?
Ancore
provvidenziali per sopravvivere e
reggere psicologicamente, ma che ovviamente ci impediscono di capire il nostro
fine autentico, sicuramente di più ampio respiro e migliore forse di come ora
riusciamo a concepire.
Preferiamo non ammettere come possibile l abbandono nel bosco o l esistenza
della vecchietta crudele e l orrido baratro della casa di marzapane, su su fino
alla cacciata dall'Eden.
Meglio negare la
parentela con un dio o la sua esistenza o perfino la nostra,qualora servisse,
piuttosto che sentirsi cacciati da lui
Grazie a questa pietosa ipocrisia sugli orrori e i terrori che crediamo di
aver rimosso singolarmente e
collettivamente, portiamo a spasso ferite molto antiche
Ecco perché abbiamo bisogno di un oltre il confine, ma a piccole dosi pre-masticato digerito e vomitato per noi, incapaci di
affrontarlo.
Ecco perché siamo
attratti e nel contempo schermiamo l'arte
Storicamente l artista
si espone senza rendersene conto.
Abbassa le difese e le inibizioni
e e fa da esca mettendo in palio se stesso.
Non si lascia tentare
dalla tirannia della sicurezza, dalla certezza del dimostrabile e spesso
non sta al gioco di auto domare sé
stesso
L'artista è curioso e indifeso, ribelle
abbastanza per tutta la nostra specie
Accetta il bosco e l'abbandono senza rimedio e
sa che i sassolini che ha in tasca non basteranno a portarlo al sicuro.
L'artista è Eva e anche
serpente di se stesso.
L artista mette a repentaglio la propria carne interiore, la propria pace o
peggio la propria noia e accetta uno stato di inquietudine quasi permanente
Attenzione, artista non performer di successo o un simpatico
intrattenitore.
L artista piuttosto, si abbevera e disseta gli altri della propria sete e della
sete altrui. In questo modo diventa canale, periscopio di verità , pietra
focaia che trasforma la paglia in favilla, amplifica e traduce tutto ciò che lo
attraversa. Tutt'altro che una mera
suggestione riproducibile a tavolino, ma la rivelazione di un' anima
collettiva e insieme intima, quel famoso
molteplice di cui facciamo parte.
Dopamina
Se lo può fare è perché
vive ed è pesantemente condizionato di un sistema premiale apparentemente
illogico, a ciclo serrato
Sperimenta brevi liane di verità esaltanti, ma ad ogni liana che lo sostiene
non ha garanzia di trovarne un'altra altrettanto salda ad attenderlo
Tale sistema premiale breve è soprattutto quello dopaminico
sistema spietato e privo di certezze.
Soprattutto inesorabilmente chimico
Ad ogni vittoria ci si rigioca tutto ciò che si è imparato sul piatto
Oggi dio , domani oblio.
Come accadrebbe a un gladiatore che se vince ha potere di vita o di morte quasi
quanto l'imperatore, ma che al prossimo
duello resterà a terra deriso e vilipeso financo dalla plebe
Il ciclo dopaminico non a caso è lo stesso che regola il gioco d'azzardo
irresistibile a sé
stesso perché trae efficacia dal successo
come dall'insuccesso.
Se vinci non puoi
fermarti ! Se perdi non devi fermarti!
Difficile reggere, la tirannia spietata del cannibalismo reciproco tra artista
e pubblico, quella frusta brutale che spinge a dare il meglio di sé per perdere
la più parte delle volte e non essere capiti.
Anzi a volte si vince,
non per merito o fatica, ma per una serie di casualità imponderabili indipendenti
dalla propria o altrui volontà.
In molti ne portano le cicatrici evidenti fino alla morte a volte precoce
El Duende è l attimo di illuminazione, di percezione che si rivela esattamente mentre viene
esperita e viene trasmessa e nello stesso momento in cui accade e che riaccade
ogni volta miracolosamente mentre viene fruita
Non importa se differito nel tempo, el Duende è illuminazione condivisa, e
condivisione di un sacrificio inconsapevole
Per esprimere in parole segni o note ciò che non può essere descritto è
necessario utilizzare voci inusuali, inette, inadatte, inutili
Occorre prenderle deformarle, batterle, distruggerle, ripetersele fino alla
sordità e all'oblio del loro significato ordinario
Una volta persa la serie di certezze derivanti dalla logica e dall'intelligenza
comunemente accettabile delle cose, quando finalmente siamo nudi e indifesi,
possiamo andare oltre
Non ignoranza quindi ne ingenuità o innocenza ma padronanza del mezzo fino al
virtuosismo dell'indifferenza che permette di essere pervi al messaggio che ci
trascende.
Maternità di malaffare
Ma chi per definizione
esperisce illuminazione e nel contempo la condivide se non la matri/paternità?
Chi può aiutare il prossimo a vivere se
non chi ti sta accanto nel
momento di fragilità ma che per
farlo può solo aggiungere la propria fragilità alla tua, e millantare una forza
che non ha?
El Duende è una sorta di adozione
dell'essere umano verso se stesso
Ad esempio, nessun bambino imparerebbe mai a camminare tenendo sempre presente
ogni muscolo che va mosso o frenato per farlo, leggendoli dagli appunti dettati
dalla madre
Dobbiamo cadere cadere cadere, arrabbiarci
Lo sanno bene i genitori
che in questi momenti di rompono la schiena accanto a noi e ridono del nostro
cadere per uccidere la nostra e loro paura
Istintivamente sono
artisti, perché trasmettono consapevolezza stando accanto
ai figli mentre assaggiano la sconfitta ripetuta
Perché devono arrivare ad imparare a cadere da un
piede all' altro
Perché camminare è
cadere d un piede all altro, è spostare il peso lasciandolo cadere di piede in
piede
Non spiegabile a parole perché cadere è il contrario di camminare
Analogamente el Duende serve a
scoperchiarci l' anima per rivelare in forma accettabile socialmente e soprattutto limitata ….de
donde…. veniamo e…. unde andiamo. (vedi vocabolario latino spagnolo antico)
Ci scopriamo così a
seconda debitori o creditori di infinite
emozioni portate alla luce da
sinfonie romanzi e concerti o da opere costate la salute o la vita a qualche
sbandato di successo.
Qualche disadattato o qualche cristo lasciato solo, ha dovuto sopportare di essere abbandonato per riscattarci con la
sua carne,portando anche la nostra parte di dubbi e la certezza di essere
rinnegato prima o poi.
Nelle notti della nostra
vita e nei momenti crisi , lo cercheremo
come un tempo si cercavano le donne di malaffare.
Non bisogna contrapporre
chi vive normalmente e chi più o meno consapevole si lascia andare a questo
sacrificio.
Entrambe le parti sono,
anzi siamo, complementari entrambi sono e siamo
bisognosi l'uno dell'altro
Entrambi a lasciasi incontrare dalle verità senza cercarle ma
lasciandoci trovare da loro
una
funzione sciamanica?
esploriamo
casi analoghi .
Qualcosa
di simile avviene per il il morso della taranta
rituale
che in tacito accordo sociale,
consentiva alle donne ma in genere a tutte le persone più o meno nevrotizzate,
compresse o senza libero arbitrio dell' Italia profonda ,di poter
vivere senza ammalarsi o di riscattare
una vita intera vissuta nella puntuale
negazione di sé stessi
Un
auto esorcismo consentito da una trance autoindotta grazie alla musica, e alla
danza frenetica, sotto lo sguardo
benevolo dei santi e degli uomini di chiesa
Tutti
partecipano, tutti chiudono un occhio, tutti sanno ciò che non va detto con
licenza assoluta dell'intimo fino a perdere conoscenza
Mea
libera tutti e si danza fino alla trance
Condivisione
dell'esperienza di entrare nel nostro
torbido magmatico per poi uscirne rinnovati.
Febbre
e brivido insieme, veleno e antidoto insieme
vita
e morte non più contrapposti, dove il
singolo si fa molteplice in un unico pulsare, traendo energia liberatoria e guaritrice
un
istante infinito di brodo primordiale e di compassione reciproca.
La
figura dello sciamano poggia sull'adozione
Diversamente
dal medico infatti, lo sciamano non si estranea dal malato e dal suo male per
sradicarlo, non prende le distanze, ma
prende in carico su di sé la sofferenza.
Ciò
accade grazie alla forza all'esperienza e alla prossimità dimestichezza con il dolore
Un'esperienza
assistita di caduta e di assoluzione.
Similmente
accade in alcuni rituali nativi come la
capanna sudatoria dei lakota
Il
sudore e il cambio di metabolismo,
indotto dal calore esterno, è simile a quello ottenuto dallo sprigionarsi
del calore interno con il ballo
sfrenato.
Il
veicolo può essere il vapore come la musica per entrare dai pori e dal naso
piuttosto che dalle orecchie
Sorge
un' ipotesi a questo punto
che
gli artisti un tempo fossero consapevoli e sapienti sciamani anonimi
Ora
forse, dimentichi di essere stati sciamani , per divismo, per ingenuità per
fama per denaro, si sono snaturati.
Corrotti
e comprati da promesse di immortalità
hanno imparato a diventare solo famosi
Ed
ecco che anche il loro Duende viene inficiato e ridotto a passatempo
Hanno
rotto il patto d'amore e di adozione
sotteso al loro ruolo?
In
cambio di quali perline colorate ?
Concerti
La
realtà a tutti noi più prossima, ci dà una misura della potenza del Duende,
Un concerto dal vivo di sano vecchio rock
Li
vediamo meravigliosamente armati brandire chitarre e poi sfasciarle
Stadi interi gremiti di cuori assetati e puntati
verso lo stesso portale spazio tempo che è il palco
Stadi
come polmoni respirano all'unisono per la folla
Che
potere mai visto. Un rischio mai visto di perdita del controllo come mai prima,
in termini anche numerici.
Si
fece presto a neutralizzarlo purtroppo.
Auto
super veloci inseguendo un brivido che
nessuno ha spiegato loro, denaro sesso aids e stupefacenti fino a morirne.
Il
tutto impresso a fuoco su carni indifese e generose di sè
Si
rendevano conto di avere l'anima degli uomini nelle mani quando hanno scelto la
fama?
Tutti
nacquero nel segreto di un garage o di un sottoscala
Lievitarono
insieme
Assistere
a un concerto dal vivo. Musica a palla, perché non si ascolta con le
orecchie, ma ricevendo vibrazioni
attraverso tutto il corpo
Migliaia
di voci si uniscono a recitare la stessa favola, con le stesse parole, fino
alle lacrime
Assolo
ipnotici o duetti come quello di Paco de Lucia ed Al di Meola ( eccolo di nuovo
che torna a galla El Duende flamenco di
Garcia Lorca)
i
mille e mille piccoli singoli cuori si fermano
Avviene
una fusione
la
batteria come un enorme cuore comune
il
basso come un sospiro
la
chitarra che ci tocca ogni corda interna e segreta
il
testo molto spesso poetico diventa scaturigine potentissima
Così
senza rendercene conto i concerti diventano messe collettive che
transustanziano i tanti , innestano il
delirio e permettono di diventare anche se per poco una sola carne .
Duende un elfo uno gnomo?
Duen
de casa...padrone di casa
ma
anche spiritello domestico
de
donde (da dove veniamo) spagnolo antico tradotto dal latino
deinde
(ed oltre) latino
o
ancora ….de umbe sese? Di dove sei
? Dal sardo
E
ancora meravigliosamente
Dende
gerundio sardo in ende
dove
Dende starebbe per Donando
Carissima Amica di antica sorellanza, adoro F. G. Lorca e conosco il duende Questo «potere misterioso che tutti sentono e nesun filosofo spiega» è, lo spirito della terra, quel click che abbracciò il cuore di Nietzsche, il quale lo cercava nelle sue forme esteriori sul ponte di Rialto o nella musica di Bizet, senza trovarlo e senza sapere che il duende da lui inseguito era saltato dai misteriosi greci alle ballerine di Cadice . Una pagina magica, Anita. Com'era ricca di incantesimi la scrittura di Lorca. "El duende serve a scoperchiarci l' anima per rivelare in forma accettabile socialmente e soprattutto limitata ….de donde…. veniamo e…. unde andiamo". Non può esistere definizione più centrata. Sei nel focus di questa magia e I grandi artisti della Spagna meridionale, gitani o flamenchi, sia che cantino, ballino o suonino, sanno che non è possibile nessuna emozione senza l’arrivo del duende. Molti ingannano la gente e possono dare sensazioni di esso senza averlo, come imbrogliano tutti i giorni autori o pittori o stilisti letterari privi di duende; basta, però, prestare un minimo di attenzione, e non lasciarsi guidare dall’indifferenza, per scoprire la trappola e metterli in fuga col loro rozzo artificio. Si vive questo mistero quando entra un’aria mentale che soffia con insistenza sulle teste dei morti, alla ricerca di nuovi paesaggi e accenti ignorati; un’aria con odore di saliva di bimbo, di erba pesta e velo di medusa, che annuncia il costante battesimo delle cose appena create. Meravigliosa pagina, Amica mia! Resti Speciale, Unica. e sono fiera di conoscerti e di volerti bene! Un forte abbraccio nel nome del Maestro che sa del duende , soprattutto nella versione : "Dende gerundio in ende gerundio sardo, dove Dende sta per Donando".
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