L'INCONTRO CON COSIMO
“Che
meraviglia!” pensò Piero.
Che
meraviglia, davvero, quel passaggio segreto che dalla Stanza della Geografia di
Palazzo Vecchio avrebbe permesso a lui, ed ai suoi cari, di incunearsi, tra
scale ripidissime e discese ardite, in stretti cunicoli che, a guisa di un
labirinto, li avrebbero condotti fino alla stanza nascosta di Cosimo I, il
famoso capo della Firenze rinascimentale, vissuto dal 1519 al 1574, secondo
duca di Firenze e poi primo granduca di Toscana.
E
Piero, seguendo la guida che gli aveva svelato, ed aperto, la porta celata
nella cartina geografica dipinta sulla parete di legno, Piero, dicevo, con al
seguito la moglie Isidora e la figlia Sara camminò ubbidiente dietro l'inserviente
che li conduceva, lentamente, verso la stanza dove Cosimo I li attendeva senza
fretta, scribacchiando qualche segno, con una penna d'oca, su di un vecchio
taccuino.
Già,
perché dovete sapere che, nel corso delle visite a Palazzo Vecchio, viene proposta
ai turisti la possibilità di in incontro, faccia a faccia, con sua Grazia
Cosimo I, e, in quel giorno dell'anno di grazia 2006, a Piero era
capitata la grazia di non essere accompagnato da altre persone nel
gruppo che, in quella fascia oraria, si sarebbe avvicinato al duca.
Insomma,
tutto il gruppo era costituito da tre persone: lui, sua moglie e sua figlia.
Che
fortuna insperata!
Avrebbe
potuto, per una mezz'oretta o giù di lì, dialogare col personaggio a capo della
Firenze dell'inizio dell'età moderna.
Quando
la famigliola arrivò, scortata dalla solerte guida, nella camera del granduca,
quest'ultimo dava a loro le spalle e continuò, incurante dell'arrivo di qualche persona e ben conscio della sua
importanza, e forse proprio per questo, a scrivere svogliatamente sul suo
taccuino.
La
guida salutò Piero ed i suoi, raccomandando loro di rivolgersi sempre
all'interlocutore con il dovuto rispetto, iniziando sempre le frasi almeno con
un “Sua Signoria” o “Eccellentissimo” od ancora “Magnifico”, e via dicendo.
Indi
(è meglio usare indi piuttosto che poi o quindi, è un
vocabolo più antico e perciò più adatto alla nostra storia) si accomiatò.
Finalmente
Cosimo si degnò di girarsi ad osservare i nuovi venuti, sorpreso dall'esiguità
del loro numero.
Poi, o
indi se preferite, disse solo “Buongiorno”.
“Buongiorno,
Altezza” rispose la famiglia all'unisono.
“Quali
sono i vostri nomi?”
“Illustrissimo,
io mi chiamo Pietro, questa è mia moglie Isidora e questa nostra figlia Sara”
“Messer
Pietro, Le do il benvenuto nel Granducato di Toscana, e nella mia modesta
abitazione.
Lo
estendo anche a Madonna Isidora, che bel nome, è una duchessa? Ed anche alla
giovane Sara, altro nome di una antica principessa”
“No,
siamo di non elevato lignaggio, Don Cosimo. Mia moglie non è nemmeno baronessa”
“Donde
provenite?”
“Veniamo
da Nord, da un luogo vicino ad Alessandria”
“Sì,
conosco quella città: nacque nella seconda metà del dodicesimo secolo con il
toponimo di Civitas Nova su un nucleo
urbano già esistente. Fu fondata
ufficialmente nel 1168 e in quell'anno assunse il nome attuale in onore di Papa
Alessandro III”
-Già –
pensò Piero, colpito dalla cultura del duca, – Alessandria è stata fondata ai
tempi di Federico Barbarossa-
“La
nostra città è situata a circa 20 miglia da Alessandria, a metà strada tra Asti
e Genova, Vostra Altezza”
“Ah!
Capisco, capisco. E come mai Vostra figlia è vestita in una maniera così
strana, con quelle braghette?”
-Oh,
sì- pensò Piero- ai tempi della Firenze del finir del medioevo le donne, vecchie o giovani,
indossavano lunghe gonne, non certo un paio di jeans-.
Alla
situazione rimediò con prontezza la moglie: “Eccellentissimo, è un nuovo tipo
di tessuto, molto resistente, che proviene da Genova, e l'adorata mia figlia lo
ha voluto provare.
E' in
gran voga nei territori del Nord Italia, contee o ducati che siano”
“Ma,
messer Pietro!” disse un Cosimo
visibilmente sorpreso “Voi permettete a Vostra moglie di prendere la parola per
rispondere ad un estraneo senza chiedervi prima il permesso?!”
“Scusatela,
Magnanimo, Vi prego!
Certamente
causa di questo comportamento non usuale è stata l'emozione provata nell'essere
alla Vostra presenza.
Ve
l'ho già detto e Ve lo ripeto: mia moglie non ha l'abitudine di trovarsi a cospetto
con duchi, principi o granduchi, ella non è neanche baronessa!
Inoltre
è difficile per Lei restare a labbra conserte.
Per
lavoro si occupa infatti di perorare di fronte a vari Tribunali le cause di
poveri diavoli che passano guai con la Giustizia o litigano con vicini o
parenti: è un avvocato”
“Un
avvocato donna?? Cosa devono sentire le mie orecchie!!
Che
strane cose succedono nei marchesati e nelle contee del Nord!
Un
avvocato donna....incredibile.
Dovrebbe
ben occuparsi, invece, di cuocere le galline per far del buon brodo per le
Vostre cene, caro messer Pietro. Insomma, dovrebbe essere tutta intenta alle
faccende domestiche, che diamine!”
“Forse
avete ragione.......anzi avete senz'altro ragione, Duca”
“E la
Vostra figliola, quanti anni conta?”
“Oh,
Magnifico, è una buona figlia.
Ha
dieci anni, ma nonostante la giovin età ha molto viaggiato, visitando paesi
stranieri: per esempio è stata ad Augusta, in Alemagna, e persin più in là,
nella lontana Danimarca”
“Perbacco,
una vera viaggiatrice. Ma come se la cava con le faccende della casa?”
“Le
piace moltissimo cucinar dolci, è una brava studentessa e suona volentieri il
pianoforte ed il violino”
“Non
li ho mai sentiti, immagino siano strumenti musicali delle vostre parti”
“Sì,
Grandezza” rispose sorridendo Piero “sono strumenti molto in auge nel nostro
Marchesato del Monferrato. Comunque il violino è una specie di viola da
braccio, un'evoluzione di uno strumento ad arco che forse qui a Firenze
chiamate Soprano” ed il suo pensiero si involò verso la ghironda, della quale,
in tutta la sua provincia, conosceva solo due interpreti.
Ma
queste idee rimanevano tuttavia sullo sfondo, perché egli desiderava tanto,
temendo però un rifiuto, una fotografia col famoso granduca e, non sapendo come
formulare la richiesta, la sua mente era occupata a meditar sul da farsi.
“Quante cose imparo oggi. E,
mi dica, alla sua giovane figlia piace cucire e rammendare?” “Certo, Eccelso, oltre che cucinar dolci e
torte adora anche filo, ago e ditale”
“Bene,
bene, bene. Questo è molto importante. Dopotutto, tra tre stagioni entrerà nel
tredicesimo anno della sua età, una età
nella quale le fanciulle devono pur pensar a maritarsi ed a metter su
famiglia!”
Quanto
appena detto dall'esimio duca fece riflettere Piero; le fanciulle del '500 non si godevano certo la loro
spensierata giovinezza, costrette a metter su casa così presto!
Ma
ormai l'incontro con quel bravo attore, bardato di tutto punto con quegli
sgargianti abiti medioevali, stava volgendo al termine, e doveva assolutamente
essere immortalato in una fotografia!
“Vostra
Altezza ” si fece coraggio il nostro “oso indegnamente chiedervi un grande
favore: anelo tanto a portar meco il ricordo di questo incontro, che molto mi
ha onorato”
“Ma, messer
Pietro, capite pur bene che non posso aspettar qua, accanto a Voi, che uno dei
pittori della mia corte, e vi assicuro che sono numerosi ed anche assai abili,
finisca pazientemente di fissare la mia immagine, e la Vostra, su di un pezzo
di tela”
“Comprendo
benissimo, Eccellenza, ma vede.... è recente una invenzione, vien dalla
Francia, che consiste in questa piccola scatola”
Piero
mostrò allora ad un Cosimo interessato e divertito il contenitore della propria
macchina fotografica.
“Questa
scatola è come uno dei Vostri valenti artisti; è infatti in grado di dipingere
un quadro, ma tutto in un colpo solo.
In un
attimo, è quasi incredibile, esegue un ritratto. In pochi istanti, lo giuro,
Vostra Grazia!”
“Uhmmm...”
Cosimo soppesò per pochi secondi la scelta delle parole della sua risposta, per
dire poi: “Di solito non permetto mai alla gente di ritrarmi, caro messere, ma
Voi mi siete simpatico e la Vostra nuova invenzione, lo confesso, mi
incuriosisce assai. In via eccezionale acconsento a farmi ritrarre in Vostra
compagnia”
Allora
messer Pietro, consegnata a Madonna Isidora la piccola scatola, si posizionò
vicino all'illustre personaggio storico e, pochi istanti dopo, proprio Isidora
scattò (o dipinse velocemente, come preferite) l'immagine che fece entrare
l'incontro nella memoria della Storia.
Alcuni
attimi dopo ancora, la guida ritornò nella stanza per riaccompagnare il gruppo,
cioè la felice famigliola, all'uscita, tra un dedalo di scale, muri, feritoie e
muraglioni vari.
Piero,
uscendo da una porta laterale di Palazzo Vecchio, si voltò indietro per dare
un'ultima occhiata al famoso edificio, grato a Firenze per avergli permesso
quella favolosa passeggiata in pieno millecinquecento!
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