Loredana D’Alfonso su_”Cento emozioni” di Franco Vetrano
Sono veramente molte le sensazioni che
ci regala il poeta lucano Franco Vetrano con la sua silloge “Cento emozioni”,
edita nel 2015 con la Dibuono Edizioni per la collana “Calliope”.
L’editore, nella sua prefazione,
giustamente commenta: “Finché ci saranno uomini, ci sarà Poesia! Questo ci
consola, perché se l’Uomo dimenticasse la Poesia, annullerebbe se stesso e si
tornerebbe al caos originale”.
E’ in questo valore assoluto della Musa
che affondano le radici dell’ispirazione di Franco Vetrano. “Poesie
profondamente ispirate, brevi, quasi frammenti lirici, contrassegnate da una
felice scelta di parole e da altrettanto felici metafore: testimoni e a un
tempo frutto di un’accurata riflessione linguistica. Poesie dal tono
sussurrato, sommesso, quasi fossero una preghiera”.
Così il prof. Vittorio Verducci, nella
sua presentazione, definisce le liriche del Nostro.
Una poesia “sussurrata” è certamente la
bellissima “Foglia d’autunno”, premiata anche singolarmente.
“Foglia d’autunno alla bora cede/e
dall’amato ramo si stacca/per sposare la terra umida/questo domani io sarò/tu
che sempre mi amasti/nel ramo e nella terra non cercarmi/sarò nel raggio del
sole al mattino/e nell’azzurro del cielo senza più ali/sarò la voce della
brezza a primavera”.
Nei versi di Vetrano c’è anche
carnalità, il ricordo e il canto al suo paese, al mondo contadino del quale è
figlio.
Si veda in “Tralci di vite”: “Sono
tralci di vite i tuoi capelli/hanno del mosto l’antico profumo…” e
“Spinoso”: “Come in un film, sull’acqua del lago/si rispecchiano gli anni
passati/sulla tempa dormi paese mio/come vecchio stanco dei suoi anni”.
Le emozioni si susseguono come un
prisma colorato: troviamo nella lirica “In volo” la passione dell’Autore per il
volare in piccoli aerei biposto.
“L’emozione si rinnova/lieve come una
piuma/nella sfida col vento/ascoltando estasiato/il motore rombante/suonare una
musica/di forza e libertà/volteggiando nell’aria/ho le ali dell’aquila/e il
cuore di un bambino”.
Un ulteriore aspetto che caratterizza
il lirismo di Vetrano è un profondo amore per la natura e questo lo si ritrova
nella poesia “Notte”: “Dal tramonto morente/schiava di luna e stelle/sta
sorgendo la notte/ora dorme la natura/sazia di sole e pioggia/la mia anima
veglia”.
E ancora, “Rullo di tamburo”, scritto a
quattro mani con una bravissima poetessa che ben conosciamo, Maria Rizzi.
“Le cime delle
montagne/calzano/berretti di nubi/il cupo brontolio dei tuoni/è rullo di
tamburi/a preannunciar battaglia/il cielo ha occhi di sangue/lava di elettrico
dolore/che dal cielo cola/e nel cielo, rapido, scompare/…è solo un temporale!”
Chiudo questa breve relazione sulla pregevole
silloge di Franco Vetrano con una lirica emblematica,
dipinta come un autoritratto, con tratti vibranti e infuocati:
“Poeti”
“Strane creature/occhi sognanti/hanno
cuori vibranti d’emozione/le anime squarciate dal dolore/la vita è il sogno mai
desiderato/colori e suoni nell’acqua che scorre/dolore e pianto nelle foglie
secche/sono poeti, che strane creature/arsi dal fuoco dei mali del mondo/e da
una tormentosa sete d’amore”.
Loredana D’Alfonso
Lory mia, sono felicissima, che tu abbia ripreso la carrellata di recensioni con il carissimo Franco. Conosco bene l'Opera e tu possiedi il dono di accendere la fantasia e illuminare l’interiorità..Mi dai l'occasione per rimproverare l'Autore che è in pausa - poetica e non si rende conto di compiere un grave atto di sottrazione verso se stesso e verso tutti i suoi lettori. La Poesia va irrigata, coltivata, curata come i fiori. La tua esegesi, tesoro, affresco di luce, potrebbe essere spunto di risveglio per Franco. Ti ringrazio - anche per avermi indegnamente citato - e vi abbraccio forte, unendo nella stretta il Nume Tutelare.
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