martedì 1 luglio 2014

ROBERTO MESTRONE: "L'ALBATROS" DA CH. BAUDELAIRE



Sul sentiero di Charles Pierre Baudelaire.

Verseggiando e rimando coi martelliani.
 

Commento di Umberto Vicaretti collaboratore di Lèucade

Umberto Vicaretti collaboratore di Lèucade


Vedere Roberto Mestrone nei panni del Buon Samaritano non mi sorprende, essendo egli da sempre un infaticabile difensore della Poesia; di quella vera, s’intende. E certo, nel riproporre uno dei simboli più significativi della poesia di ogni tempo (appunto “L’Albatros” dell’immenso Baudelaire), Roberto Mestrone tenta un generoso recupero non soltanto della poesia (e della poetica) dell’autore di “Les fleurs du mal”, ma della poesia egli tenta, nello stesso tempo, un generoso recupero etico e, insieme, estetico. Un recupero etico, perché con questa proposta Mestrone ci costringe a rivisitare il magma delle contraddizioni esistenziali; magma che, come in una fisica dei vasi comunicanti, tutti ci accomuna (non solo i poeti) con lo “spleen” di Baudelaire (ma anche con il montaliano “male di vivere”…). Tante le implicazioni morali alle quali “L’Albatros” ci rimanda, soprattutto per quanto riguarda la dimensione della poesia e la dimensione stessa (e la funzione) del poeta. Un recupero estetico, infine, essendo la poesia e i poeti considerati figli di un dio minore: un orpello e un inutile soliloquio la prima, mentre i secondi sono notoriamente considerati dei perdigiorno e degli acchiappanuvole. Ma traducendo Charles Baudelaire, Roberto Mestrone dimostra, da talentuoso e consumato virtuoso della metrica e della parola quale egli è, che la bellezza e la verità della poesia sono intangibili; a volte, come accade con “L’Albatros”, assolute e incontestabili. 

                                Umberto Vicaretti 



Dedico la mia lirica a Umberto Cerio, Tullio Mariani e... 
a chi ama Baudelaire!


Roberto Mestrone collaboratore di Lèucade








  

 







L'ALBATROS

Souvent, pour s'amuser, les hommes d'équipage
prennent des albatros, vastes oiseaux des mers,
qui suivent, indolents compagnons de voyage,
le navire glissant sur les gouffres amers.

A peine les ont-ils déposés sur les planches,
que ces rois de l'azur, maladroits et honteux,
laissent piteusement leurs grandes ailes blanches
comme des avirons traîner à côté d'eux.

Ce voyageur ailé, comme il est gauche et veule!
Lui, naguère si beau, qu'il est comique et laid!
L'un agace son bec avec un brûle-gueule,
L'autre mime, en boitant, l'infirme qui volait!

Le Poëte est semblable au prince des nuées
Qui hante la tempête et se rit de l'archer;
exilé sur le sol au milieu des huées,
ses ailes de géant l'empêchent de marcher.











   









L'ALBATRO

Per divertirsi insieme, sovente i marinai
catturano degli albatri, grandi uccelli del mare
che seguono, indolenti compagni del via vai,
sugli abissi salati le navi a veleggiare.

Appena son posati sui legnosi pianali
quei re del cielo azzurro, d'aspetto vergognoso,
pietosamente spingono le bianche grandi ali
trascinandole ai fianchi, come remi a riposo.

Questa guida celeste, quanto è fiacco e impacciato!
Poco fa affascinante, ora buffo e indecente!
C'è chi adesso una pipa nel suo becco ha infilato,
e chi arranca mimando quell'infermo impotente!

Il Poeta assomiglia al signore dei nembi
che al diluvio si accosta e all'arciere dà smacco;
sulla terra esiliato tra sorrisi assai sghembi,
con quell'ali giganti resta fermo al bivacco.



                                           Roberto Mestrone

2 commenti:

  1. Da par suo riesce a donare armonia ai versi che rendono, con maestria di consumato poeta, la sua lirica bella di immagini e di musicalità, e giustizia alla grandezza di Baudelaire.
    Che poi l'abbia dedicata (anche) a me, devo dire che mi ha donato la freschezza dell'aria, l'azzurro del cielo e dei nembi e il canto del mare, consolazione dell'albatro ferito e contrappunto alla grettezza di rudi marinai.
    Anche lei è il poeta "principe dei nembi che abita la tempesta e ride dell'arciere".
    Grazie di cuore, Roberto, mi rende veramente lieto per questa dedica inaspettata e graditissima
    Umberto Cerio

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  2. Vedere Roberto Mestrone nei panni del Buon Samaritano non mi sorprende, essendo egli da sempre un infaticabile difensore della Poesia; di quella vera, s’intende. E certo, nel riproporre uno dei simboli più significativi della poesia di ogni tempo (appunto “L’Albatros” dell’immenso Baudelaire), Roberto Mestrone tenta un generoso recupero non soltanto della poesia (e della poetica) dell’autore di “Les fleurs du mal”, ma della poesia egli tenta, nello stesso tempo, un generoso recupero etico e, insieme, estetico. Un recupero etico, perché con questa proposta Mestrone ci costringe a rivisitare il magma delle contraddizioni esistenziali; magma che, come in una fisica dei vasi comunicanti, tutti ci accomuna (non solo i poeti) con lo “spleen” di Baudelaire (ma anche con il montaliano “male di vivere”…). Tante le implicazioni morali alle quali “L’Albatros” ci rimanda, soprattutto per quanto riguarda la dimensione della poesia e la dimensione stessa (e la funzione) del poeta. Un recupero estetico, infine, essendo la poesia e i poeti considerati figli di un dio minore: un orpello e un inutile soliloquio la prima, mentre i secondi sono notoriamente considerati dei perdigiorno e degli acchiappanuvole. Ma traducendo Charles Baudelaire, Roberto Mestrone dimostra, da talentuoso e consumato virtuoso della metrica e della parola quale egli è, che la bellezza e la verità della poesia sono intangibili; a volte, come accade con “L’Albatros”, assolute e incontestabili.

    Umberto Vicaretti

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