sabato 18 ottobre 2014

M. GRAZIA FERRARIS: "OMAGGIO ALLA GIORNATA PRO GRAMMATICA"


Maria Grazia Ferraris collaboratrice di Lèucade
Omaggio alla Giornata pro Grammatica.
Venerdì 17 ottobre 2014 "Radio3 - La Lingua Batte" in collaborazione con il Miur e il sostegno di Accademia della Crusca e Asli (Associazione per  la Storia della Lingua Italiana), dopo il successo della scorsa edizione ha organizzato la seconda Giornata proGrammatica, un'ideale maratona tra la radio e le scuole d'Italia per promuovere e valorizzare la nostra lingua in tutti i suoi aspetti. Il tema scelto quest'anno è la punteggiatura.

Dal Decalogo della punteggiatura di Francesca Serafini, autrice di Questo è il punto (Laterza)

1. Io sono la punteggiatura, prezioso strumento tuo. Non avrai altro segno all’infuori di me per orientare il tuo testo di lettere e di parole così che possa comunicare in modo chiaro le sue informazioni…; o che possa esprimere tutto il suo potenziale di bellezza (e questo succede nel miracolo della letteratura).
2. Non pronunciare invano il nome della pausa che è foriera di indicazioni fuorvianti sulla punteggiatura. I punti e le virgole (e tanto più le virgolette o l’asterisco) sono strumenti dello scritto che non c’entrano niente col parlato e le pause della respirazione; e invece condizionano i significati, orientando il testo logicamente e sintatticamente (altrimenti «Sono vivo e vegeto» e «Sono vivo. E vegeto» – come ha intuito Paolo Cananzi – vorrebbero dire la stessa cosa).
3.Ricordati di santificare il punto e virgola: inseriscilo nei giusti contesti (e cioè in periodi complessi, in cui si resta sullo stesso argomento: dove quindi non è opportuno usare il punto; e dove però la virgola costituirebbe una barriera troppo esile per gestire il flusso delle informazioni); e colleziona tutti gli esempi che puoi per dimostrare a chi lo dà per spacciato che non solo non è morto ma che potrebbe godere di ottima salute, se solo ci si prendesse la cura di usarlo come in questo periodo lunghissimo.
4. Onora il padre punto (che serve a chiudere il periodo segnalando un cambio d’argomento) e la madre virgola (che serve a legare tra loro frasi prive di congiunzioni, a separare i nomi negli elenchi, a creare incisi), senza i quali nessuna famiglia interpuntiva sarebbe stata mai possibile.
5.Non uccidere il senso di un inciso dimenticando di chiuderlo e ricorda sempre che se apri una parentesi, poi la devi chiudere.
6.Non commettere atti sintatticamente impuri ­– ma certe eccezioni d’autore sono accettabili perfino qui – separando con una virgola il soggetto dal suo predicato, il predicato dal suo complemento oggetto e il verbo essere dalla parte nominale.
7.Non rubare agli altri segni il loro ruolo. Lascia che il punto svolga la sua funzione  e non usarlo mai al posto della virgola o di altre segni a tutto vantaggio della comprensione complessiva di ciò che hai scritto.
8.Non pronunciare falsa testimonianza sull’importanza della punteggiatura (per troppo tempo considerata un elemento marginale della lingua) e ricorda che ­– come ha scritto Isaak Babel’ – «Non c’è ferro che possa trafiggere il cuore con più forza di un punto messo al posto giusto».
9.Non desiderare i punti degli altri, e fidati di quelli italiani. Ricordati però di usarli tutti, ognuno per quello che serve e vedrai che non sentirai l’esigenza di altro.
10.Non desiderare la dogmaticità dell’altro decalogo. Anche quello, del resto, prevede il libero arbitrio. Nel caso del nostro, tuttavia, se decidi consapevolmente di disattenderne le prescrizioni, non sarai costretto a nessun atto di dolore. Non esiste inferno nel paradiso della consapevolezza linguistica.
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E ricordando il Maestro G. Rodari:

Sul punto, il segno più deciso di interpunzione, che segna una pausa forte, una cesura, è illuminante la filastrocca dal titolo Il Dittatore che ne offre una interpretazione sociale e morale, da par suo.

Un punto piccoletto,
superbioso e iracondo
“dopo di me – gridava -
verrà la fine del mondo!”
Le parole protestarono:
“Ma che grilli hai pel capo?
Si crede un Punto – e – basta,
e non è che un Punto – e – a – capo”.
Tutto solo a mezza pagina
lo piantarono in asso,
e il mondo continuò
una riga più in basso.

Il punto è un dittatore, dice Rodari. Infatti il punto è messo lì a rallentare la nostra andatura sulla strada. “Dopo averlo superato, si prosegue per la stessa via ma qualcosa è inevitabilmente cambiato perché stiamo percorrendo un nuovo tratto. E i punti che troviamo man mano che procediamo, definiscono un ritmo alla nostra andatura, spezzano il fiato, aumentano l’attesa.”.
L’uso limitato ed oculato del punto degli autori degli anni Sessanta (Vittorini, Mastronardi, Morselli) vuol sottintendere, nella sobrietà e snellezza del periodo, la ricerca della essenzialità delle ragioni esistenziali fino a giungere alla disarticolazione sintattica ossessiva.
L’assenza del punto d’altro canto sortisce altrettanti effetti stilistici. Pensiamo alla scrittura di Marcel Proust che colleziona dettagli di mondo, frammenti, uno dopo l’altro, in una serie ininterrotta di parole e immagini, o all’assenza quasi totale di punteggiatura negli esperimenti di stream of consciousness che tentano di ricalcare la forma del pensiero, ininterrotto, senza respiro alcuno.
L’espansione della virgola invece è  per così dire ‘debole’.
Ma proprio per questo suo statuto incerto, può essere tragica, come umoristicamente diceva sorridendo Rodari in Tragedia di una virgola:

C'era una volta
una povera virgola
che per colpa di uno scolaro
disattento
capitò al posto di un punto
dopo l'ultima parola
del componimento.
La poverina, da sola,
doveva reggere il peso
di cento paroloni,
alcuni perfino con l'accento.
Per la fatica atroce morì.
Fu seppellita
sotto una croce
dalla matita
blu del maestro,
e al posto di crisantemi e sempreverdi
s'ebbe un mazzetto
di punti esclamativi.

 Il punto e virgola presenta un  uso più problematico e, negli ultimi tempi, è finito pressoché nel dimenticatoio per essere sostituito con altri di più certa e intuitiva funzione (come la virgola o il punto o il due punti). La virgola unisce e il punto separa, la virgola è la pausa  in cui si trattiene il fiato, il punto la pausa silenziosa  e più lunga dove il respiro è libero da vincoli di lettura
La congiunzione e tra i due termini (punto/virgola)  smorza ogni antitesi creando piuttosto due livelli complementari  di lavoro. È qualcosa di ben di più di un gradiente di pausa,  è infatti un separatore di proposizioni, come il punto, anche se, a dispetto di quest’ultimo, non assegna alla frase la risolutezza della definitività del   punto e a capo.
Il punto e virgola raggruppa  parole di un unico contesto temporale o di spazio senza per questo ‘chiudere’ il discorso. Ricorriamo ancora a G. Rodari che invece dà a questo segno ambiguo una interpretazione morale ed umoristica:

C’era una volta un punto
e c’era anche una virgola:
erano tanto amici,
si sposarono e furono felici.
Di notte e di giorno
andavano intorno
sempre a braccetto:
“Che coppia modello –
la gente diceva -
che vera meraviglia
la famiglia Punto-e-virgola”.
Al loro passaggio
in segno di omaggio
perfino le maiuscole
diventavano minuscole:
e se qualcuna, poi,
a inchinarsi non è lesta
la matita del maestro
le taglia la testa.
*
Maria Grazia Ferraris





5 commenti:

  1. Complimenti a Maria Grazia Ferraris per questo testo veramente interessante. Offre spunti di approfondimento ed è materiale di utilizzo a scuola, dove la punteggiatura è diventata un optional. Soprattutto nell'uso del punto e virgola che, piano piano, va in disuso. Questi giovani si devono avvicinare a queste lezioni - tra l'altro esposte con grazia ed ironia - per il bene loro e della nostra lingua.
    Un grazie di cuore per avermela fatta leggere.

    Prof Angelo Bozzi

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  2. Veramente divertente e significante.
    Lo utilizzerò.

    Anna Ceragioli, Firenze

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  3. Ironico, divertente, istruttivo, poetico.

    Francesco Grassi, Taranto

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  4. Giornata importante che dovrebbe avere più spazio nelle scuole. Brava l'Autrice a ricordarla in modo simpatico e gioioso.
    Giulio Esposito

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  5. Bellissimo il testo posto da Maria Gazia Ferraris. La punteggiatura è costantemente sottovalutata, ma credo si possa considerare lo spartito sul quale viene prodotta buona letteratura. La virgola, ignorata o inflazionata, è dettata in realtà, dalle pause del respiro nel parlato. Le regole citati da Rodari sono quelle fondamentali, ma anche volendo evitare l'uso perfetto della 'signora punteggiatura', occorre ricordare la virgola rigorosamente prima della congiunzione avversativa 'ma' e ogni volta che un periodo ha valenza di inciso. Negli altri casi basta attenersi al dire quotidiano. Nel parlare ci fermiamo e... la virgola è quella breve presa di fiato. Ho avuto un grande Maestro, non sempre so onorarlo, ma ricordo col sorriso il giorno in cui mi disse che 'si è soliti scrivere lanciando punti e virgole, virgole, punti esclamativi e punti sospensivi sui fogli'. Un caro saluto a tutti.
    Maria Rizzi

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