martedì 14 ottobre 2014

N. DI STEFANO BUSA': "SUL CRINALE DELL'UTOPIA", DI FRANCESCO BELLUOMINI



Ninnj Di Stefano Busà collaboratrice di Lèucade


UN LIBRO IN LINEA CON LA STORIA, CHE PUR NELLA SUA CRUDEZZA CALAMITA L’ATTENZIONE DEL LETTORE

di Ninnj Di Stefano Busà


Libro potente eppure avvincente per le sue molteplici implicanze, per i tratti della Storia che vengono evidenziati con grande sagacia e veridicità, con obiettività ed estremo rigore d’indagine, quello di Francesco Belluomini. Il titolo è molto azzeccato: Sul crinale dell’utopia, non poteva essere più evidente. Si tratta di un romanzo affascinante, ma anche crudo e inclemente verso sommovimenti spietati e rivoluzionari che hanno fatto la vicenda cronologica di tutti i tempi.
Il libro è fortemente impregnato di idealismo dei suoi personaggi, a partire dalle istanze utopistiche del primo, certo Eugenio Del Sarto che fu veramente impersonato da Eugenio Del Magro, anarchico e sovversivo elemento di spicco del movimento comunista viareggino.
La storia si svolge attraverso numerose e disperanti vicissitudini dell’uomo: dalla persecuzione fascista, alla fuga con al seguito la famigliola verso altri territori neutrali di mezza Europa, fino a riparare in esilio in Unione Sovietica, dove giunge con moglie e figli piccoli appresso, per sfuggire a morte sicura. Vi si reca in qualità di giornalista, ma nella realtà come rifugiato politico, per scampare alle peripezie e intolleranze di un regime fascista. Purtroppo anche qui, la sua indole ribelle, combattiva e anarchica viene a scontrarsi con il potere e la censura russa, notoriamente dittatoriali.
Viene internato per attività illecite controrivoluzionarie della Repubblica del Baltico, rinchiuso in un gulag della Crimea dove morirà nel 1938.
Altro grande protagonista della trama è Fiodor Levkilyi (immaginario interprete) di altre avventure rivoluzionarie, (anime inquiete! si direbbe) se non fosse che il mondo è pieno di questi uomini, trabocca di questi personaggi che hanno fatto la Storia dell’ultimo secolo e non solo). Fiodor finisce nelle maglie della legge come disertore. La vicenda dei due appare complementare, anche se diverse come personalità e indole, sembrano affini per molti versi, soprattutto per essere entrambi “teste calde”, anime combattive che le traversie della vita hanno contribuito a privarli di quella pace interiore che le rivoluzioni vere o ideologico-retoriche di tutti i tempi hanno innescato.
Vige un sottofondo di morale in tutto il romanzo. A mio avviso, Francesco Belluomini vuole mettere in evidenza il “male assoluto”: le guerre, le dittature, le ingiustizie, della cui necrosi si rende responsabile verso La Storia ogni uomo che si arroga un diritto nei confronti dei suoi simili, in second’ordine le conseguenze che ogni azione forzosa (nella fattispecie ogni potere assoluto, privato di democrazia) riflette sugli esiti esistenziali di chi non ha voce, dei diseredati, dei miseri.
In questo romanzo Belluomini appare obiettivo e onesto nell’evidenziare fatti e personaggi; estremamente fedele alla storia e ai suoi accadimenti fino ad indurre il lettore a riflessioni sui metodi fascisti, come delle dittature di tutte le rivoluzioni bolsceviche (compresa quella odierna).
Delinea con rigore e aderenza logica l’orrore dei “gulag” staliniani alla fine degli anni Trenta. Lo fa con una capacità storiografica retrospettiva tra le più autentiche e avvertite. La saggezza dell’autore sta nell’indurre il lettore alla logica azione che comporta ogni sopraffazione. Un libro da leggere, un romanzo storico che innesca una certa curiosità per fatti e processi ontologici  che giungono fino ai nostri giorni con gli attacchi di Mosca e della vecchia URSS, i bombardamenti aerei e di terra del premier moscovita verso le piccole regioni che chiedono l’indipendenza e i diritti alla libertà.

Un romanzo che ancora sta evidenziando lutti e perdite del patrimonio umano che continua a perpetrare il suo guasto nei gangli indifesi delle popolazioni indigenti.

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