giovedì 18 gennaio 2018

MARISA COSSU LEGGE: "CANTI D'AMORE" DI N. PARDINI



NAZARIO PARDINI

Canti d’amore
Appunti di lettura di Marisa Cossu

Marisa Cossu,
collaboratrice di Lèucade
 

Non è semplice accostarsi alla vasta produzione letteraria di Nazario Pardini, sia per il gran numero di opere pubblicate, sia per il rilievo del linguaggio poetico che, immediatamente fruibile dal punto di vista emozionale ed immaginifico, straripa in una ricchezza di termini su cui si misura immediatamente la forza e la portata della versificazione del nostro Poeta.

In questo libro, il tema dell’amore viene annunciato fin dalla dedica: “A mia moglie, ispiratrice dei miei canti d’amore”.

Ed è l’amore di Delia e per Delia a far brillare di bellezza intrinseca, le immagini di una natura rivissuta come sogno, confusa ai capelli, ai gesti, alle forme della donna amata, quasi in una simbiotica metafora che trae linfa dalla memoria: essa si ripropone come vita ancora fluente nelle varie composizioni e lascia traccia profonda del senso del vissuto.
Il linguaggio del Poeta trascina inevitabilmente in un  flusso semantico dove la poesia si arricchisce di moderna sensibilità; nel contempo si avvertono strutture, termini e immagini che pongono solide radici nella tradizione letteraria classica. La semplicità si fonde alla classicità nei Canti d’amore sia nell’estatica ed avvolgente appercezione dei dati ambientali, sia nel pensiero del lento sciogliersi delle stagioni e della loro dolce luminosità in pensieri di distacco e di lontananza.
Il Poeta unifica l’esperienza affettiva all’esperienza nella natura e armonizza in vibranti e suggestive visioni, le due realtà; ma lascia immaginare un “ non luogo” dove l’amore sia eterno scambio di effluvi tra le creature, eterna ricerca di dolce e sofferta bellezza di cui Delia è centro propulsore.
Un amore vasto quanto e più dell’opera del Pardini , forse in vista dell’Isola in cui fermare il canto e il tempo, perché lì l’armonia esiste davvero e si manifesta costantemente.

“Andiamo insieme Delia per la strada,
che un tempo ci portava alla tua vigna,
mi piace ricordare al solatio
dei chicchi il biondeggiare di trebbiano
o il moreggiare rosso sangiovese”.

Delia è pretesto per la suggestiva rievocazione di un momento di profonda comunione tra il delicato amore del Poeta e la natura che imbiondisce, arrossa con il succo di more sanguigne una vigna ormai “sepolta d’erba gramigna”; e poi il desiderio di “toccare stelle mai viste”,  volando con Delia verso il cielo libero ed azzurro o alla volta del mare incendiato dal tramonto.

“E mi parlavi del mare,
delle foglie che cadono
con mano lenta, nella spenta pineta”

Il mare , come Delia, è terra promessa, elemento del canto, una vibrata e melodiosa colonna musicale che chiama dalla “ridente pineta” dove cadono foglie sulle braccia nude della Musa.
La Natura ha voci di bosco: la voce di Delia si leva tra cose che “rinascono ad ogni stagione”, ma l’anima del Poeta è un libro sulle cui pagine si possono leggere nubi e parole distese fino al mare sconfinato. Le immagini del mondo circostante sono proiezione del’interiore e immaginifica visione del Poeta.
Qui la poesia assume toni soffusi e dalle immagini nascono sensazioni colorate di toni pastello.
 Più forti e problematici si effondono i colori e i ricordi di Settembre: forse il vissuto ha seminato “bei ricordi” mescolando “il senso della vita ai profondi orizzonti”; ma  la lontananza dell’amata è come una stagione autunnale che s’ invera e profuma solo nella memoria, all’addensarsi di foglie secche.

“Correvi snella fra le verdi prode
in cerca d’erbe nuove. Non avevi
timore della vita, e tutto quanto
amavi vivere, gustare con
la gioia più profonda dell’età”.

Il tempo non ha scalfito i magici palpiti del guardare lontano, dove i sogni e le speranze si versano nel mare per ”eternare la giovinezza”, sebbene tutto  sia volato via insieme al paesaggio ormai profondamente interiorizzato.
Anche la parola del Poeta si eterna nella forza delle “descrizioni” che si dipanano  in una luminosa narrazione che tutto comprende. La morte è parte del tutto, parla con le voci dei cari: ed è Novembre.
Consolano le grandi braccia potentemente universali in cui s’acqueta l’animo consapevole del trascorrere delle stagioni belle e del consumarsi della vita.
 In questa cornice il poeta prende per mano Delia, gli elementi figurativi, il mare, la terra e dialoga con la propria interiorità e con il riverbero luminoso della memoria.

“La memoria sola sconfigge la morte”: il poeta  si accosta alla pietra dei morti con lo stesso affetto dolorosamente pacato per le cose ancora vive che effondono storicità nel processo del tempo, e sanno ancora accendere incancellabili emozioni.

“Si raccoglie in campagna il cimitero
dei tanti miei vicini. Oggi è novembre,
il giorno dei defunti, ed ogni anno
mi chiamano all’incontro. In mezzo ai campi
fra le distese di terra coltrata
e all’aria fresca di sole e cipressi,
sono da voi , miei cari,...”


Marisa Cossu, collaboratrice di Leucade

2 commenti:

  1. un vero capolavoro di sensibilità e di vivacità esegetica. L'amore mio per Delia esce fuori con parole di verace armonia e il ritmo del dettato si fa incalzante e avvolgente: emozioni da vendere espande a larghe mani il tuo scritto. Mi ha conquistato! mi ha preso scatenando in me vibrazioni emotive che non provavo da tempo. Bella pagina critica! Ne terrò di grande conto dacché segna una tappa importante del mio percorso poetico. Non ti ringrazio, perché sarebbe poca cosa; non posso fare altro che abbracciarti con affetto e riconoscenza.

    Nazario

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  2. Grazie, gentile Nazario, per il commento benevolo e per la pubblicazione sul tuo prestigioso Blog. Mi sono appassionata alla lettura deiie tue liriche: sono stata subito avvolta nelle ariose atmosfere tra Amore e Natura, in un intreccio magico. Avrei voluto ancor più intensamente penetrare la meraviglia dei versi e la fluidità della scrittura poetica; mi riservo di farlo in una prossima nota. Un caro saluto.
    Marisa

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