domenica 14 gennaio 2018

N. PARDINI LEGGE: "STARE QUI" DI GIUSY FRISINA


Giusy Frisina,
collaboratrice di Lèucade

Lo stare quieti a vivere una realtà che tanto sa di te; restare a meditare, remota e persa, nel mare deserto; cercare la  nostra solitudine trasportati da una musica che ti calma equivale ad un gioco di amplessi esistenziali che dicono del tuo esistere; del tuo esserci. Una fuga da noi verso le melodie del creato e un ritorno dentro le note della nostra complessià umana. Poesia intensa, ontologicamente intricante, spiritualmente ascetica, che fa della realtà un trampolino di lancio verso mete di superlativa quietudine, dove l’animo trova l’alcova giusta per un riposo di simbiotica fusione con ciò che ci circonda; con il mare che la Poetessa ama e al quale si concede con erotico stupore, oltre il fischiare del treno, il tremolio del vento, il profumo della pioggia nella crepa di fine estate.


STARE QUI

Stare qui
remota e persa
a guardare il mare deserto
sentire il vento tremare tra le corde
 e il treno fischiare alle tue spalle
e camminare a piedi nudi tra i sassi
annusare la  pioggia tra assi di  barche
immersa nella crepa di fine estate...
stare qui e voler guardare oltre
per sentire ciò che arriva da lontano …
non é qui non è qui  ti ripeti.
Ma é qui e ora invece
questa solitudine che ti solleva
questa musica   che ti calma
questo concerto di sensi da cui filtra
misteriosa e serena
la tua anima.


Giusy Frisina



Voglio stare


Voglio stare a guardare
il mare blu, stasera,
ma così, senza scopi,
senza problemi di melanconia.
Voglio stare a mirare quella vela,
il suo scivolare leggero,
l’incendio del suo scafo.
Voglio mirare in alto, là lontano
la sagoma di un’isola brumosa,
che vibra la sua immagine irrequieta,
alla mia vista bieca, di un povero mortale.
Eppure su quell’isola lontana…
Non fare scherzi memoria stasera,
non mi assediare, resta ferma e quieta,
dentro il tuo mare di malinconia.
Stasera non c’è pane per un’isola
che tenta di tornare alla ribalta.
Voglio solo guardare questo mare
così come si guarda senza un fine
la cosa di un reale
fotograficamente ferma, attuale.


Nazario Pardini    20/06/2017

4 commenti:

  1. Ho ritrovato questa poesia senza cercarla - l'avevo abbandonata nei miei ampi cassetti digitali - subito dopo aver letto nell' ultima silloge di Nazario Pardini la sua bellissima"Voglio stare", che proprio qualche giorno fa avevo letto agli studenti, nella "Notte dei Classici", insieme con un saluto affettuoso di Nazario "ai ragazzi di un Liceo" , pensiero che è stato molto apprezzato...
    Posso chiedergli, nel ringraziarlo del suo inatteso e graditissimo ulteriore omaggio, di pubblicare in questa pagina anche la sua poesia, per confermare la strana coincidenza? O sono incontentabile?
    Grazie infinite quanto le onde del mare, comune amore.
    Giusy

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  2. Non sei incontentabile; riporto con piacere la mia poesia vicina alla tua in un afflato di comune amore per il mistero del mare.
    Nazario

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  3. Bella questa comunione tra i due poeti.
    Giusy Frisina e Nazario Pardini s'incontrano "senza essersi dati appuntamento".
    Succede così quando è la poesia a decidere, quando è il mare il luogo predestinato.
    Permettetemi di congratularmi con tutti e due per il grande servizio che rendete all'arte di Calliope: questo significa lavorare per una giusta causa.
    Lo ha fatto Giusy leggendo agli studenti del Liceo i versi di Nazario e lo ha fatto Nazario facendoci conoscere quelli di Giusy.
    Grazie. Altro che scuole di poesia...

    Sandro Angelucci

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  4. Vera "scuola" è quella in cui, ascoltando il maestro, l'allievo - maieuticamente - ha la sensazione di ascoltare la propria voce interna e viene sospinto a "ricordare" se stesso, ad estrarre se stesso dal proprio oblio. Niente a che fare con i tanti "laboratori" che oggi vanno di moda (come del resto lo sono sempre andati) dove si dettano regole (tanto più sciocche quanto più inflessibili) per la "buona" poesia. Questi versi di Giusy toccano il punto cruciale dell'anima, il suo stare in bilico e in equilibrio instabile tra l'attrazione per l'immenso, per quel mare simbolo maestoso dell'assoluto, e l'amore per il relativo, per i propri scogli e per i propri limiti esistenziali. Un moto dell'anima del tutto autonomo, splendidamente convergente con i noti versi, struggenti, di Nazario Pardini.
    Franco Campegiani

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