sabato 27 giugno 2020

GIUSY FRISINA LEGGE: "IL MARE INVISIBILE" DI MARIA RIZZI


Giusy Frisina,
collaboratrice di Lèucade

RECENSIONE A “IL MARE INVISIBILE “DI MARIA RIZZI


Quando ho detto a Maria Rizzi che avevo comprato il suo nuovo libro con il faro in copertina, convinta che lo avesse scritto per me, lei mi ha risposto schermendosi e dicendo che probabilmente la lettura mi avrebbe delusa perché in realtà il mare non c’era e si trattava semplicemente di un giallo.  Ma il mare invece non era poi così invisibile, e io ne ho sentito lo sciabordio e il profumo per tutto il tempo.
Fatto sta che il mare è così essenziale per la nostra anima, essendone così lo straripante simbolo, in particolare per me e per Maria, mia antica amica da poco incontrata, che in qualche modo abbiamo bisogno di tenerlo  "a distanza”. E dato che in questi tempi di contagio si è fatto tanto uso di questa parola, stavolta la userò in modo diverso. Il mare è ossimorico incontro di gioia e dolore, di amore e morte, e ne è più che mai prova tangibile quanto accade da sempre e più che mai oggi nel nostro Mediterraneo, regno di bellezza e di sofferti naufragi.
Ma tornando in particolare alla simbologia del mare, secondo Jung archetipo dell’inconscio collettivo, non sempre siamo in grado di reggere questa totalità che abbiamo dentro, e siamo costretti a distanziarcene per poterci adattare alla realtà e non essere del tutto preda della sua "sacra follia”, che tuttavia trova la migliore espressione nell’arte, e nella poesia in particolare. Ma come pensava Nietzsche, di cui non a caso Maria ha citato un famoso aforisma all’inizio del libro, la vera opera d’arte deve potersi richiamare alla tragedia attica, dove felicemente si incontravano l’apollineo e il dionisiaco, che invece la cultura occidentale ha fatto di tutto per separare. Ecco perché abbiamo dovuto prendere le distanze dal mare, costruendo non solo case e strade ma anche logiche che spesso si sono capovolte allontanandoci anche dall’idea globale del bene, come la legge umana talvolta può fare, costruendo differenze e distinzioni proprio quando crede di salvaguardare i principi.
Ma il libro di Maria, e mi piace dover contraddire la sua modestia, non è solo “giallo”, ma è intriso di una miriade di sfumature di colori e di poesia, mondo da cui lei peraltro proviene, attraversato com’è da magiche pennellate che disegnano toccanti immagini naturali, e con il mare che fa comunque capolino sullo sfondo, e in una pagina addirittura irrompe. Il mare che ci ricorda chi siamo e da dove veniamo, quella natura ferita con cui dobbiamo fare sempre i conti per riuscire a riconciliarci con noi stessi e curare le nostre stesse ferite. Quel mare da cui all’inizio del romanzo viene ripescato un morto che improvvisamente ci riporta alla nostra storia terribile da non dimenticare, soprattutto quando è vecchia ma non troppo, visto che i sopravvissuti sono ancora vivi, e non sempre sono le vittime.
Consola infine il pensiero che la verità, malgrado tutto, riesca a trionfare, e che piano piano anche l’amore autentico possa sbocciare, proprio tra le macere di un’umanità dimentica della propria costituzione morale, e schiava spesso del denaro e dell’odio fine a se stesso, o nel disprezzo dell’altro solo perché più debole e diverso. Mentre il passato torna a farsi presente oscurandosi di nuove violenze e perversioni in cui occhieggia il male assoluto.
Eppure un faro brilla nella notte, proprio quel faro che avevo visto in copertina. Ed è quell’idea di giustizia e di bene che infine sempre alberga e non tramonta nel cuore dell’uomo, ma che a volte arriva proprio da chi proviene dal disagio e dalla sconfitta, e a volte si riaccende con uno sguardo di profonda complicità dopo una giovinezza tormentata e permette ancora di andare avanti nella vita e nella sua bellezza.
Questo è dunque il messaggio intenso trasmesso da questa storia che definirei affrescata nel giallo, in un libro letto quasi tutto d’un fiato e un po’ in ritardo, ma dove scopro che per fortuna la scrittura riesce a svolgere ancora un compito umanitario. Ed è un monito delicato e forte insieme, quello di Maria Rizzi, che invita a non mollare mai la guardia e a continuare a credere sempre nella fratellanza e nell’ accoglienza per tentare di costruire insieme un mondo migliore.    

Giusy Frisina             
                                                                                                                                                                                                                                                                            

4 commenti:

  1. Cara Giusy, in molti abbiamo recensito il bellissimo libro di Maria Rizzi "Il mare invisibile " e mi piace molto leggere i vari punti di vista dei vari autori su un'opera cosi valida e particolare. E' vero che il mare è sullo sfondo per tutta la durata della lettura e sono d'accordo sull'importanza della citazione a Nietzsche all' inizio del libro, che assume un preciso significato nell' essenza della storia dove il " male" assoluto è drammaticamente reale. Maria pur facendoci attraversare uno scenario torbido, conclude la vicenda aprendo il sipario su un meraviglioso cielo stellato e ci invita, come giustamente sottolinei, a credere in un mondo migliore.
    Un carissimo saluto a te e un ringraziamento al "padrone di casa" che permette questi scambi e questi incontri.
    Loredana D'Alfonso

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  2. Giusy mia, dirti che sono rimasta confusa, stordita dal tuo Dono è davvero troppo poco! Hai scritto molto più di una recensione, tant'è che l'ho letta con le lacrime che scendevano copiose e libere. Lacrime di gioia e di amore, perchè sentirsi capiti così profondamente crea un legame non solo antico, ma inossidabile, come il materiale del faro che troneggia in copertina. Inoltre la tua esegesi ha carattere di lezione di vita per i vuoti di spirito, per coloro che si ostinano a marcare 'i muri invisibili' e a non mettere in risalto i ponti. Sei ricorsa a due Autori particolari, sottolineando quanto le nostre anime tendano a intrecciarsi: Jung, che ho introiettato da giovane e Nietzsche, che non posso dire di amare, ma che mi sembrava la giusta coscienza per questo testo. Inoltre hai percorso i sentieri del libro evitandone la connotazione. L'espressione 'affrescato di giallo' credo sia la più adatta a questo e agli due miei romanzi. La chiusa è lacerante, come sai esserlo tu, Amica di luci accecanti e di ombre dolcissime, é un tributo così grande che mi consente di credere di aver svolto qualcosa di valido anche in un periodo di fermo - vita come quello che abbiamo attraversato e attraversiamo. Ti stringo con tutta la mia grata ammirazione e con affetto immenso e unisco all'abbraccio la 'mia', 'nostra' Loredana e il Nume Tutelare, che ci protegge tutti più del faro...

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  3. In questa acuta e brillante nota critica, Giusy Frisina chiama in causa la nota simbologia junghiana del mare, quale archetipo dell'inconscio collettivo: "totalità che abbiamo dentro, e (da cui) siamo costretti a distanziarc(ene)i per poterci adattare alla realtà e non essere del tutto preda della sua ”sacra follia”. Sta qui il peccato di codardia e di presunzione dell'essere umano, spinto dalla sua arida e satanica razionalità ad uscire dalla totalità armoniosa del sacro. Sta qui l'origine di ogni sua depravazione, come
    quelle appunto descritte in questo atipico giallo di Maria Rizzi. Sta qui l'inizio del Male assoluto, che non è il Male in se stesso, bensì la separazione (questa si diabolica) del Bene dal Male. Sta qui l'inizio di ogni nostra sventura, in fuga perenne dalla comunione edenica, ossia da quel mare che "ci ricorda chi siamo e da dove veniamo... per riconciliarci con noi stessi e curare le nostre ferite". Ha ragione Giusy nel sottolineare che la cultura occidentale ha fatto di tutto per sponsorizzare le discriminazioni, e nella fattispecie quella tra la vita dei sensi e la vita spirituale, ma io inserirei nel processo, a pieno titolo, lo stesso Nietzsche, la cui riconciliazione dell'apollineo con il dionisiaco avviene nel segno della disperazione e del fallimento, anziché dell'armonia. Nel redigere questa nota, Giusy si rammarica di avere letto il libro "un po' in ritardo", ma che dovrei dire io, che ancora non l'ho fatto e che vengo scoprendo, con grave disappunto, di essere sempre meno padrone del mio tempo?
    Franco Campegiani

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  4. Franco adorato, tu dovevi ricevere il libro dalla sottoscritta il 28 febbraio, ma tutto si è fermato e non ho avuto modo di donartelo. Sei senza colpe e te l' assumi. Inoltre continui a commentare leggendolo 'al buio', cosa che ti conferma l'amico vero che mi cammina accanto da tanti e tanti anni. Giusy ha visitato la mia anima... ne possiede gli strumenti, tu hai aggiunto colori alla sua tela. Ti ringrazio con tutto il cuore e ti stringo.

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