lunedì 27 febbraio 2023

Antonio Spagnuolo :"La parola in ascolto"

 

Lucianna Argentino: “La parola in ascolto” ed. Manni 2021- pagg. 78 - € 12,00 //

 

Se desideriamo indagare sulle origini dell’atto poetico credo che dobbiamo scavare nei meandri del sub conscio, dove la fantasia trova il pabulum necessario per evidenziare l’integrità dei rapporti interpersonali, basati sulla comprensione del significato della parola stessa, quella parola che riesce a creare metafore e simboli nel ritmo del verso. Il bagaglio della psiche sfuma nell’imprevedibile e diviene di volta in volta la lente rifrangente del pensiero e di tutta l’esperienza culturale, di fondamentale importanza per il vettore trainante dell’arte.

Questo per introdurre alla lettura di un volume di particolare intensità e coerenza con l’incontro / scontro della interpretazione, perché qui ci troviamo per la poesia innanzi ad un corposo saggio, che come indicato prende spunto dalla parola “Silenzio”.

La scrittura di Lucianna Argentino apre, con chi la sa ascoltare attentamente, profonde consonanze armoniche. Le sue parole all’apparenza semplici, ben disposte sulla pagina, chiare e allo stesso tempo quasi ondeggianti, risuonano a lungo, internamente, e continuano a creare fecondi echi con l’esperienza del lettore.

Le immagini e spesso anche le situazioni non disdegnano passi di una prosa breve e lirica, conservano le impronte della complessità di una esistenza concreta, ma rivelando anche una sorta di alone mistico, austero e rilucente di una propria forza vitale. Ella cerca di realizzare un approfondimento che sembra nascere dalla filosofia e con essa si addentra nel reticolo del subconscio per svelare gli accenti  culturali che accarezzano la pagina nel segno della ricerca e della durezza del pensiero.

Una lettura piana e lineare qui è a portata di mano. La poetessa si abbandona ad una scrittura densa e pregnante, palpitante e suggestiva e, pur non trascurando di annotare momenti della realtà quotidiana, affonda in un lirismo che ha la saggezza del dire contemporaneo e la voce della grande tradizione. Lo dimostra anche il fatto che ricorre l’immagine impalpabile dell’indagare e che ricorrono le stagioni del immersione metaforica, nel compiere il senso dello scorrere del tempo, e ricorrere il colore , la folgorazione che illumina e converte in promessa ogni sillaba.

 

L’invito ad abituarsi al “silenzio” diviene gioco indiscutibile di probabili allucinazioni, o addirittura di improbabili lampeggi che avvolgono il nostro sub conscio, per avviarci alle immaginazioni policromatiche dell’irreale. Un fantasticare sottoposto al flusso irrefrenabile del quotidiano e alle armonie di un dettato impaziente che punta a dei cardini irrinunciabili della mente.

Dobbiamo quindi arrischiare, osare una intuizione momentanea che in fondo è libero fluido di più contese del simbolo, nutrito da ansie erratiche, da controlli dell’ora, da sorvegliate incertezze della emotività, da sottaciute cicatrici.

L’argomento di derivazione analitica è ineccepibile: il bello estetico, comunque sia realizzato, magari anche in controcanto, ossia autonegandosi nello stesso momento in cui si crea, attenua o addirittura oblitera gli orrori degli eventi storici se ve ne siano, dal momento che il bello estetico è quanto di più umano vi sia. La stilizzazione poetica di un dolore lo rende funzionale a un piacere, ossia al suo contrario, alla sua negazione. Non solo quello estetico ma qualsiasi discorso sull’indicibile produce un’analoga contraddizione, ed è certamente la consapevolezza della parola che cerca gli abissi dell’anima.

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Parlare di questo lavoro risulta alquanto difficile, complicato, proprio perché più che un saggio completo esso è come un trattato di ermeneutica, nel quale trovare, salvare e studiare il tomo che viene dedicato alla parola silenzio.

Ed ella stessa ci avverte in prefazione:                  

“Da tempo sentivo il desiderio di esprimere i miei pensieri sul silenzio come atto creativo, quello che precede, accompagna e segue la poesia, ossia il silenzio che assieme alla parola poetica continua a vibrare e a creare nell’animo del lettore. Il silenzio, infatti, è parte della poesia e quindi, da poeta, frequento entrambi da molti anni. Certo, non si può parlare di poesia senza parlare di silenzio, così come, in questo piccolo saggio, parlando di silenzio, ho necessariamente parlato di poesia. Il punto di partenza è stato, tuttavia, il silenzio a cui volevo dedicare delle riflessioni approfondite. È, dunque, un saggio poetico-spirituale, in cui ho cercato di scandagliare il potere del silenzio attraverso suggestioni e ispirazioni nate dal mio percorso umano, quindi dagli studi, dalle letture, dalla musica, dall’arte. Quello che si snoda tra le pagine di questo libro è, pertanto, un distillato delle mie molteplici esperienze”.                                                           

L’impeto di un approccio dà origine a un codice simbolico personalissimo che va da mutamenti del colore, verso il bruno o verso l’azzurro, alla febbre, al diffondersi di un incendio, alla perdita di una visone, al trascorrere di nubi, alla traversata del mare, all’imbandire di una tavola cibarsi o bere, al progredire di una stagione fino alla pienezza dell’autunno, al vuotare un’urna che la pioggia ha riempito, al remare incontro alla notte. Una funzione di cerniera e di centralità, una certa percezione elegiaca del ricordo, che si forma e scorre nel senso nostalgico del tempo in pagine che attanagliano per la loro limpida scorrevolezza e per la loro delicata fattura, degna di una penna carica sino al massimo di un bagaglio culturale di tutto rispetto.

Dunque “il silenzio”, quella pausa che avvolge ogni pensiero e ne determina la sospensione quasi per realizzare il vuoto che prepara accuratamente la sorpresa del dire o della involontaria illusione. Una stanza vuota nella quale accogliere lo spirito eletto che attende il nostro benvenuto per imbrigliare effusioni, per riscoprire i segni dell’arte, anche quando sembrano evaporare in preghiera, nella giusta voglia delle scelte di testarle degne o indegne dell’animazione, che giocano e si addestrano nella fantasia di un destino esistenziale.

Lucianna Argentino ci propone allora, in questo suo esprimersi da poeta, un’immersione policromatica nei flutti di una tempestosa mareggiata, nella quale scopriremo che il silenzio è qualcosa che diviene palpabile e raggiungibile nelle varie illuminazioni. Esso è ascolto perché da esso nasce la parola poetica, è una soglia perché  somiglia alle porte spaziotemporali della narrativa fantascientifica, è speranza perché dal silenzio emerge la parola del dire, è relazione perché consente una rete di influenze reciproche, è epifania, attenzione e libertà, scintilla, digiuno di purificazione e festivo, voce della memoria e memoria della voce, preghiera perché chiama a se l’illimitato, maternità perché deve nutrire la conca del cuore, il silenzio è lo spazio nel quale ci si abbandona allo spirito carnale della poesia, e così via proseguendo in una ricarica elegiaca simile alla sequenza numerica dei petali di una margherita.

Ricca di sorprese anche la spontaneità con la quale tra la parola e il silenzio vengono proposte sorprendenti inserimenti di dialoghi con autori incontrati quasi per caso.

Cosa dire della scrittura? Come suggerisce stesso Lucianna la scrittura assume in queste pagine l’equilibrio necessario per un percorso piuttosto acerbo affondando la penna anche nell’etimologia delle parole usate, per quella velatura multiforme che influenza il pensiero ed aiuta alla riflessione sul silenzio. La ricchezza delle metafore  si appaga nei riferimenti stratificati nel meraviglioso groviglio della frase.

L’attenzione offre anche osservazioni linguistiche sulla ricerca del simbolo, che risulta fatta di spartizioni di termini mai stravaganti e sempre aderenti al linguaggio attualmente in uso.

Semplicità ed approfondimento sono le cifre che alimentano questo simbolismo, nel declino delle diverse e numerose considerazioni che il silenzio partecipa.

Il progetto primario si realizza così nel rispetto dei valori che il palpabile sentimento del lettore riesce a ricamare anche sul piano dei confronti e dei consigli.

 

 

ANTONIO SPAGNUOLO

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