LA PAROLA ALATA
o
forse gli occhi miei per sempre spenti.
Non potrò
più vedere
le
timide violette tra le foglie
sulle
prode virenti
e
il vivo bianco delle pratelline
che
nel verde sorridono
come
stelle nel buio della notte.
Non
vedo più, ma canto
il
viola profumato delle morbide
corolle
che cingevano
il
capo della dolce e bella Saffo.
Libero il
canto mio, anche se spente
son le pupille. Vivono,
ancor
più vive che nei verdi prati,
le
candide stelline.
Oltre la cecità, oltre le sbarre
d’un tenebroso carcere
libera vola la parola alata,
quasi gabbiano alto tra le nuvole
che navigano bianche nell’azzurro.
Libera
la poesia.
Libero il canto.
Si
libra il verso nell’immenso ètere,
supera
le barriere
dello
spazio, del tempo.
Dal
mitico passato misterioso
rapido
e lieve vola
nell’ignoto
futuro
e
il presente dilata in una plaga
illimitata,
senza giorni e luoghi,
ma
splendida in un sito fascinoso
nell’incanto
del giorno e della notte.
Libera
la parola creatrice,
anche
nel buio, di ciò che riluce
per
un soffio di bellezza divina.
Divina
la parola
che
vita rende ai morti, che l’effimero
eterna
con la forza del suo canto.»
ALLORA VIDI IL MARE
culla
di miti eterni,
di
visioni ideali che s’imprimono
per
sempre in fondo all’animo.
Allora
vidi il mare!
Immenso
lago senza fine azzurro
che
con l’azzurro del cielo s’abbraccia
nel
lontano orizzonte indistinguibile.
Vidi
a riva il miracolo dell’onda:
la
spuma citerèa
le
adornava la cresta e si scioglieva
nel
suo infrangersi dolce sulla rena
e
nel ritrarsi lento verso un’altra
piccola
cresta azzurra bianco-ornata.
Il
lago immenso respirava torpido
ansimando,
lentamente gonfiando
la
sua cèrula massa.
Nasceva
un dolce senso di vertigine
in
me, che solo i fiumi conoscevo
e i
laghi, di cui vedi l’altra sponda.
Nella
mia prima infanzia sognatrice
il
mare fu il più grande e sacro mito
che
s’imprimesse a fondo nella mente
e
nell’animo, pregno
per
sempre del suo fascino immortale.
Appresi
l’arte di fendere l’acqua,
di
lottare vincente contro l’onde,
d’allontanarmi
dalla riva, osando
nuotare
verso il mobile orizzonte.
Nacque
un amore profondo, perenne
per
l’amico, il fratello, il padre, il mostro
incattivito
di furia e marosi,
il
dio dei miti d’Odisseo, d’Enea,
di
Giàsone e dei nobili Argonauti,
la
culla della nostra civiltà.
SI SON SPENTE LE LUCCIOLE
Giovanni Pascoli
lontana e immaginifica
l’animo stringe nell’acerba morsa
del dolente rimpianto.
V’era una siepe candida e odorosa
se i rami degli spini
improvvisi apparivano canuti
d’impalpabili petali.
Il ruscello canoro tra le pietre
del greto e il sussurrare
degli alti frassini alla brezza docili
era patria serena.
I piedi scalzi immergere in quell’acqua
limpida e carezzevole
- piccoli pesci a branchi in trasparenza -
era gioia segreta.
E la notte pareva illuminata
da due sciami di stelle:
nella volta del cielo buio gli astri,
le lucciole nei prati.
E le piccole mani racchiudevano,
lievemente stringendola,
una vivace luce intermittente:
una magica lampada!
La misteriosa lucciola, nel buio
della mia notte,
l’anima
allora illuminava, nell’infanzia
che cede alle illusioni.
Ma nulla ho ritrovato nel ritorno.
Ora tutto è mutato.
Erano l’ombra d’un sogno le lucciole,
la mia lampada magica?
Più non le vedo nella notte scura
dei miei luoghi d’infanzia,
nell’oscura tristezza della vita
senza vaghe illusioni.
La campagna è più scialba e forse spoglia.
Si son spente le lucciole,
lievi creature della notte, spenti
i miei sogni infantili.
Echeggia ancora il sussurro dei frassini
presso il roco ruscello,
ma l’acqua scorre via viscida e torbida,
non più specchio di pesci.
Cerco invano la siepe dell’infanzia
- rammento ancora i graffi
sul braccio e qualche strappo nella veste -.
Il biancospino è morto.
Giorgina Busca Gernetti è nata a Piacenza ma vive a Gallarate (Va), dove si è
trasferita con il matrimonio. Laureata con lode in lettere classiche presso
l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha insegnato per molti anni
lettere italiane e latine nel liceo classico della città in cui risiede
tuttora.
Ha
studiato pianoforte presso il Conservatorio Musicale “Giuseppe Nicolini” di
Piacenza.
La
vocazione poetica è nata in lei negli anni dell’infanzia, ma solo nel 1998 ha
deciso di non tenere più segreta questa sua passione. Sono usciti, infatti, per
i tipi della Genesi di Torino, i libri di poesia Asfodeli (1998), La
luna e la memoria (2000), Ombra della sera (2002) e Parole
d’ombraluce (2006), presentato alla Fiera del libro di Torino (2006),
al Centro “Pannunzio” di Torino (2007) e nel “Pianeta Poesia” di Firenze
(2010). Per le Edizioni del Leone di Spinea ha pubblicato il libro di poesia Onda
per onda (2007), con prefazione di Paolo Ruffilli.
Le
sono state inoltre pubblicate come premio, perché vincitrici di concorso,
quattro sillogi di poesie: Nell’isola dei miti, ALAPAF,
Bagheria (Pa) 1999, La luna e la memoria, Edizioni del Cenacolo, La
Spezia 2000 (poi confluita nell’omonimo libro), La memoria e la parola
(ETS, Pisa 2005) e L’anima e il lago, Pomezia-Notizie, Pomezia 2010, con prefazione
di Giuseppe Panella della Scuola Normale Superiore di Pisa, pubblicata in
seconda edizione con Nota dell’autrice e breve rassegna critica presso Yucanprint,
Lecce 2012.
È
in preparazione un nuovo libro di poesia.
Scrive
anche racconti, alcuni dei quali sono stati pubblicati con il titolo Sette
storie al femminile nell’annuario collettaneo Dedalus n. 1, Quaderno di prosa contemporanea a cura
di Ivano Mugnaini, Puntoacapo, Novi Ligure (Al) 2011.
È
inclusa in alcune storie della letteratura, opere di critica letteraria e
antologie di poeti contemporanei, anche destinate alle scuole superiori. Alcune
poesie sono state tradotte in inglese e in tedesco. Con le sue opere edite o
inedite ha conseguito il 1° premio in numerosissimi concorsi. Collabora a
riviste del settore, cartacee o informatiche, con scritti di vario genere,
saggi e recensioni.
È
socia di varie Accademie e Centri culturali tra cui l’“Elogio della Poesia” di
Torino, presieduta dall’editore e critico
prof. Sandro Gros-Pietro (fino al 2007), il Centro “Pannunzio” di Torino (fino
al 2011) e “Novecento Poesia”-“Pianeta poesia” di Firenze, presieduto dal prof.
Franco Manescalchi. È stata inclusa honoris
causa nella sezione-poeti dell’“Accademia d’Arte Moderna” di Roma.
Ha
partecipato ai Convegni di poeti e relatori, organizzati a Torino
dall’Associazione culturale “Elogio della Poesia”, , denominati “Nostalgia
dell’eterno” (2003), “Natura benigna / Natura matrigna” (2006) e “La gioventù
del mondo” (2006), articolato in vari “Incontri con l’Autore”.
A
Piacenza, sua città natale, nel 2004 le è stato organizzato un “Incontro con
l’Autore” presso la Fondazione di Piacenza e Vigevano. Nel 2007, sempre a Piacenza,
ha presentato tutti i suoi libri di poesia in un altro “Incontro con l’Autore”
presso l’Atelier d’Arte di Roberta
Braceschi.
A
Firenze, oltre alla già citata presentazione di Parole d’ombraluce nel
2010 da parte di eccellenti Relatori, tra cui il prof. Giuseppe Panella, nel 2012
il Centro Culturale Firenze Europa “Mario Conti, presieduto” dall’On. Marco
Cellai, le ha organizzato nel celebre Caffè Storico Letterario Le
Giubbe Rosse un incontro con l’Autore sul tema Classicità e modernità nella
poesia di Giorgina Busca Gernetti. Tra gli eccellenti Relatori spicca
il prof. Enrico Nistri per la sua acuta e profonda analisi critica di tutta la
produzione poetica dell’Autrice.
Giorgina
Busca Gernetti ha ottenuto lusinghieri giudizi di consenso dalla critica più
qualificata sia per lettera (Giorgio Bárberi Squarotti, Antonio Piromalli,
Vittoriano Esposito, Francesco d’Episcopo e altri), sia su riviste cartacee e
in siti informatici. Di questi critici o prefatori non si cita alcun nome nel
timore di spiacevoli dimenticanze. Si rimanda ai sottoscritti Siti e Blog di
riferimento.
http://www.literary.it/ (Autori on line)
http://antonio-spagnuolo-poetry.blogspot.it/ (archivio purtroppo andato perduto)
http://www.webalice.it/giorgina.busca/index.html/ (non completo)
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