mercoledì 5 settembre 2012

Orlando Baroncelli: "Su la testa, Argentina!"


Il testo "Su la testa, Argentina!" è stato adottato come testo universitario per l'anno accademico 2009/2010 dalla Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Pisa nel corso di Storia delle Americhe tenuto dal Prof. Maurizio Vernassa. 



Orlando Baroncelli
Titolo
"Su la testa,
Argentina!"
Desaparecidos e recupero
della memoria storica
Introduzione di
Luigi Lombardi Vallauri
Presentazione di
Bruno D’Avanzo
Formato
12 x 21
Pagine
240
Prezzo
18,00 euro
ISBN
978-88-8415-092-9





Esaurita la prima tiratura,
l’autore ha preparato questa
nuova edizione aggiornata
al 31 dicembre 2010: dai
desaparecidos al ritorno
alla democrazia, dalla
condanna dell’impunità al
recupero della memoria
storica ai grandi processi
contro i torturatori





IL LIBRO


Il libro affronta molti argomenti: analizza i meccanismi repressivi della dittatura più feroce della storia argentina, quella degli anni 1976-1983 (campi di concentramento clandestini, torture, desaparecidos); traccia un profilo storico dell’atteggiamento tenuto da società civile e istituzioni nei confronti dei desaparecidos, dal ritorno della democrazia nel 1983 fino ai giorni nostri; documenta la situazione in corso in Argentina per quanto riguarda la tutela dei diritti umani, la lotta contro l’impunità e il recupero della memoria storica. Esplora, inoltre, un fenomeno del tutto dimenticato della storia italiana: la tragedia di migliaia di nostri connazionali desaparecidos in Argentina negli anni della dittatura militare, tra il silenzio indifferente di società e Stato italiani e i collegamenti con la Loggia P2. Focalizza l’attenzione su questo dramma italiano, anche tramite le testimonianze dirette dei familiari e di alcuni sopravvissuti e analizzando i tre processi svolti dalla magistratura italiana tra il 1997 e il 2010. Esaurita la prima tiratura, l’autore ha preparato questa nuova edizione aggiornata al 31 dicembre 2010: dai desaparecidos al ritorno alla democrazia, dalla condanna dell’impunità al recupero della memoria storica ai grandi processi contro i torturatori.


Autori

Orlando Baroncelli
Titolo: "Su la testa, Argentina!"
Desaparecidos e recupero della memoria storica.
Introduzione di Luigi Lombardi Vallauri.
Presentazione di Bruno D’Avanzo.
Formato 12 x 21.
Pagine 240
Prezzo 18,00 euro
ISBN 978-88-8415-092-9


L’AUTORE


ORLANDO BARONCELLI, laureato in Giurisprudenza, è redattore di «Testimonianze», per cui scrive di politica estera e diritti umani, e collaboratore di «Diario»: per entrambe le riviste ha seguito soprattutto le storie dei desaparecidos italoargentini e la lunga lotta dei familiares per scoprire la verità e ottenere giustizia. Su questi argomenti è stato relatore in numerose conferenze e convegni. Docente di diritti umani e diritti dei popoli nel progetto Scuola-Territorio della Provincia di Firenze rivolto alle medie superiori, nel 2004 è stato curatore del libro Percorsi per minori stranieri. Problemi e prospettive edito dal Comune di Firenze. Dal 1996 è il responsabile dell’Argentina per il “Centro Studi e Iniziative America Latina” di Firenze. (Nuova edizione aggiornata)





Motivazione Baroncelli

All’unanimità e senza esitazioni, la giuria del «Premio Firenze per le culture di pace dedicato a Tiziano Terzani» ha assegnato il premio per la sezione editi al saggio di Orlando Baroncelli Su la testa Argentina! Desaparecidos e recupero della memoria storica, pubblicato da Libri Liberi di Firenze. Baroncelli documenta attraverso un lavoro di ricostruzione e interpretazione dei fatti rigoroso ed imponente una realtà assolutamente inquietante, le cui implicazioni e le cui conseguenze giungono fino ai nostri giorni, delineando con chiarezza responsabilità politiche che investono anche il nostro paese: da collegamenti con la famigerata Loggia P2 a sconcertanti connivenze con le più alte sfere della gerarchia cattolica.
Ne deriva una testimonianza sicura ed avvincente, ineccepibile e inesorabile, delle vicende che hanno sconvolto la vita democratica dell’Argentina e del mondo: una testimonianza inconclusa e inarchiviabile, che induce a riflettere su come i pericoli per la democrazia siano anche oggi e dovunque, in forme anche diverse, continuamente in agguato, e come da parte di ogni cittadino sia necessaria una forte e partecipe attenzione. Piace segnalare infine, puntuale e profonda, l’introduzione a Su la testa, Argentina! scritta da Luigi Lombardi Vallauri.










Fonte: Orlando Baroncelli, Su la testa, Argentina! Desaparecidos e recupero della memoria storica, Libri Liberi, Firenze, 2011, nuova edizione aggiornata, pp. 180-184.
  

Testimonianze


Argentina: la lunga lotta per i diritti umani nel racconto dei protagonisti



Vera Vigevani Jarach è nata a Milano nel 1928. Di origine ebraica, nel 1939 è una bambina quando da Milano emigra insieme alla famiglia in Argentina per sfuggire alle leggi razziali emanate dal regime fascista. Suo nonno, Ettore Camerino, rimasto in Italia, fu deportato ed ucciso ad Auschwitz. Vera è stata per 40 anni giornalista dell’agenzia ANSA a Buenos Aires, e a lungo collaboratrice del supplemento letterario “Tuttolibri” del quotidiano La Stampa di Torino. E’ coautrice dei libri Tante voci, una storia. Italiani ebrei in Argentina 1938-1948 e Los chicos del exilio. Argentina (1975-1984). Il 25 giugno 1976 subisce l’immensa tragedia della scomparsa della figlia Franca che, diciottenne, viene sequestrata illegalmente dai militari del regime e portata all’ESMA, dove funzionava il più grande centro clandestino di detenzione della dittatura militare, da cui non tornerà più. Franca è una dei 30.000 desaparecidos, causati dal terrorismo di Stato operato dalla dittatura militare. Da allora Vera è entrata nell’associazione delle Madres e ha cominciato il suo impegno per scoprire la verità e ottenere giustizia. La lotta delle Madres non si è mai fermata nemmeno nel periodo più duro della dittatura, quando erano l’unica associazione che marciava, solitaria e ostinata, tutti i giovedì intorno all’obelisco di Plaza de Mayo a Buenos Aires, - circondata dai manganelli minacciosi della polizia- per manifestare pubblicamente il proprio dissenso nei confronti del regime militare. Nel 2005 Vera Vigevani Jarach è stata curatrice, insieme con Carla Tallone, del libro Il silenzio infranto. Il dramma dei desaparecidos italiani in Argentina, preziosa raccolta di testimonianze sui tragici avvenimenti che hanno coinvolto la comunità italiana in Argentina durante la dittatura. Oltre ad essere da molti anni una figura di spicco dell’associazione «Madres de Plaza de Mayo - Línea Fundadora», fa anche parte della Fondazione «Memoria storica e sociale argentina» e dell’associazione «Familiari dei desaparecidos ebrei». Oggi Vera Vigevani Jarach è molto impegnata nel testimoniare la sua vita nelle scuole (sia argentine sia italiane) per coltivare la memoria dei fatti realmente accaduti e trasmetterla alle nuove generazioni.

Horacio Verbitsky è una delle personalità culturali più conosciute in Argentina e più impegnate nella lotta contro l’impunità. Giornalista ed editorialista di Página/12 (forse il quotidiano argentino più innovativo dell’ultimo decennio), scrittore, è autore di 18 libri tra cui Il volo (tradotto in tutto il mondo, contiene le confessioni del capitano di Marina Adolfo Scilingo dell’esistenza dei vuelos de la muerte con cui i militari eliminarono migliaia di oppositori desaparecidos durante la dittatura), Robo para la corona (Rubo per il potere) e Un mundo sin periodistas (Un mondo senza giornalisti), graffianti e lucide inchieste sulla corruzione imperante nel decennio di potere menemista. Il suo ultimo lavoro è L’isola del silenzio, che affronta le complicità della Chiesa argentina con il regime militare. Tra i molti premi internazionali ricevuti, spicca il Latin American Studies Association per le migliori inchieste giornalistiche in America Latina. È anche presidente del CELS, il Centro di studi legali e sociali (organizzazione per i diritti umani nata nel 1978), che più ha incentivato, con i propri studi giuridici, la riapertura dei processi in Argentina contro i repressori e contribuito alla decisione della Corte suprema di giustizia, emessa nel giugno del 2005, di incostituzionalità delle leggi di impunità.

 Ho incontrato Vera Vigevani Jarach e Horacio Verbitsky in occasione del convegno “Riapertura dei processi contro la dittatura militare in Argentina - Memoria e giustizia”, svoltosi il 23 ottobre 2008 nell’Aula Magna del Polo delle Scienze Sociali dell’Università di Firenze e organizzato dalla Fondazione internazionale «Lelio e Lisli Basso», in collaborazione con l’Università di Firenze e la Regione Toscana, per il 60° anniversario della Dichiarazione ONU dei Diritti dell’Uomo.

 In qui giorni era in tipografia la prima edizione di questo libro. Vera, in particolare, era molto contenta che finalmente in Italia uscisse un lavoro di questo tipo, che spiegava al pubblico dei lettori italiani la lunga lotta dei familiari dei desaparecidos italiani per scoprire la verità ed ottenere giustizia. Con Vera Vigevani Jarach ed Horacio Verbitsky avevo fatto il punto sulla stato attuale dei diritti umani in Argentina.
 Qui di seguito riporto il testo integrale della mia intervista (uscita nel n° 461 della rivista Testimonianze, “L’anno dei diritti umani”, settembre-ottobre 2008) a questi due testimoni e protagonisti - da decenni in prima fila- della faticosa lotta per i diritti umani e il riconoscimento della memoria storica in Argentina.



Intervista - colloquio con l’attivista italiana Vera Vigevani Jarach, “Madres de Plaza de Mayo- Línea Fundadora”

Domanda Vera Vigevani Jarach, le chiedo una sua impressione sul convegno “Riapertura dei processi contro la dittatura militare in Argentina - Memoria e giustizia ” e un suo commento sulla stato attuale dei diritti umani e la riapertura dei processi contro i repressori in Argentina.
Risposta Questo convegno è estremamente importante che ci sia stato e che si sia svolto in Italia, perché abbiamo avuto la possibilità e la fortuna che quando non si potevano fare i processi in Argentina, ce ne sono stati alcuni molto importanti in Italia [il primo è terminato nel 2000, l’altro nel 2007: si sono svolti in contumacia presso il tribunale di Roma ed entrambi si sono conclusi con le condanne all’ergastolo, nel dicembre 2000 per i generali Suarez Máson e Riveros, massimi organizzatori della repressione, e nel marzo 2007 per cinque ufficiali dell’ESMA, NdA] che per noi sono stati un passo fondamentale verso il recupero della giustizia. Quando si è aperta la possibilità di farli in Argentina, logicamente è stato un passo ancora più importante e che andrà avanti fino a quando sarà possibile chiarire completamente i crimini commessi dalla dittatura militare. Forse non è molto facile, perché ci vorrà tempo. In questo momento in Argentina, come associazione Madres de Plaza de Mayo - Línea Fundadora, stiamo lavorando affinché si riuniscano le cause giudiziarie: anche questo non è tanto semplice… Però, insomma, tutti stiamo lavorando per questo scopo. Mi pare che questo convegno sia stato ben organizzato, ha tre tappe: io ho avuto la fortuna di partecipare alla prima di Roma, oggi alla seconda di Firenze e parteciperò pure alla terza di Torino(1). Quindi, alla fine, avrò una visione completa di questo percorso.
Domanda Qual è il sentimento della popolazione argentina relativamente alla riapertura dei processi nel paese?
Risposta Questa è una bella domanda. In questi ultimi anni la società argentina è diventata più consapevole, grazie alla riapertura dei processi si è assistito a una forte presa di coscienza tra la popolazione. Ovviamente non tutti sono d’accordo. Ci sono ancora coloro che negano i fatti storici del terrorismo di Stato e addirittura rivendicano l’operato della dittatura.
Domanda Quindi, il ruolo che ora sta svolgendo la magistratura argentina è importante?
Risposta Il ruolo della giustizia è molto importante. Con l’andar del tempo abbiamo visto gradualmente una presa di coscienza, che è cresciuta molto tra la popolazione e nella società argentine. Oggi il clima è molto diverso da trenta anni fa, si è lavorato molto per trasmettere la memoria. L’apertura dell’ESMA e quello che si farà in questo contesto [nella sede dell’ex ESMA a Buenos Aires, oltre al Museo della Memoria, istituito da Kirchner nel marzo 2004, sono previsti l’apertura di un centro studi sui diritti umani, Archivi per la Memoria, mostre, seminari ed altre attività a favore dei diritti umani e per la trasmissione della memoria storica, NdA] apporterà ulteriori elementi per questa presa di coscienza tra la popolazione.
Domanda A partire dalla costituzione dell’Archivio nazionale della Memoria ad opera del presidente Kirchner nel dicembre 2003, si sta assistendo alla fioritura di questi Archivi in tutto il paese. Al riguardo, nel suo intervento lei ha detto che ora in Argentina è il momento degli Archivi. Dunque, anche l’apertura degli Archivi per la Memoria sta svolgendo un ruolo fondamentale per la presa di coscienza?
Risposta Si, certamente. L’apertura degli Archivi per la Memoria costituisce un altro elemento che confluirà insieme agli altri, affinché la società prenda sempre più coscienza di ciò che è realmente accaduto in Argentina durante la dittatura. In questa direzione, gli Archivi per la Memoria avranno un ruolo fondamentale per fornire prove storiche incontrovertibili di ciò che è accaduto, senza possibilità di smentite. Noi stiamo lavorando anche  per raggiungere questo obiettivo.
Domanda Un’ultima domanda, relativa alla sua esperienza di testimone al processo ESMA svoltosi in Italia e più in generale alla sua esperienza di testimone come familiare, come madre di desaparecidos. Ricordo per i lettori italiani che lei ha avuto una figlia, Franca, desaparecida nel 1978, a diciotto anni, in uno dei quattrocento centri di detenzione clandestini della dittatura militare da cui 30.000 persone non hanno più fatto ritorno.
Risposta Qui, ovviamente, è il fatto personale quello che ti spinge, quello che mi ha spinto a chiedere, quello che mi ha fatto affrontare i silenzi, quello che mi ha unito alle altre madri di Plaza de Mayo, quello che da molti anni mi unisce a questa lotta comune. Quindi, la storia mia personale legata alla scomparsa di mia figlia, anzi le due storie che io ricordo sempre quando vado tra i giovani a trasmettere la memoria nelle scuole - cioè quella di mia mamma scomparsa ad Auschwitz e quella di mia figlia scomparsa in un altro campo di concentramento clandestino, stavolta argentino - fanno sì che io abbia un impegno particolare. Però quest’impegno particolare non andrebbe avanti se non ci fosse la solidarietà, se non ci fosse l’unione e quindi si va avanti così, tutti insieme. Solamente così si può andare avanti. Questo dà forza, ci ha dato coraggio nel momento in cui avevamo paura e oggi ci dà ancora più forza e speranza di far sì che non solo in Argentina, ma nel mondo intero queste cose non abbiano a ripetersi Nunca más!




(1) Il Convegno di Roma si intitolava “Memoria e verità”; quello di Firenze appunto “Memoria e giustizia”; il terzo “Memoria e desaparición” e si è tenuto a Torino il 13 novembre 2008. Tutti e tre i convegni sono stati organizzati dalla Fondazione internazionale «Lelio e Lisli Basso».



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