lunedì 1 aprile 2013

P. BALESTRIERE IN MEMORIA DI ARISTIDE LA ROCCA

 Il 18 ottobre 2006, moriva a Nola Aristide La Rocca, dottore emerito e poeta conosciuto in campo nazionale. Direttore della rivista “Hyria” di saggistica, poesia, critica letteraria e meridionalismo, Aristide La Rocca ha scritto sia nel campo della divulgazione medica che in quello poetico e teatrale. Famosi i suoi “Frammenti”. Questo scrittore di grande spessore culturale ha anche il merito di aver approfondito la poesia mediterranea e i grandi poeti del Sud, come Rocco Scotellaro.
Significativo canto, quello che segue, e che Pasquale Balestriere gli ha dedicato. Un canto dove l'equivalenza fra cose e parole, fra sentimento e dire è l'arma vincente del poeta di Barano D'Ischia; dove la traduzione dell'anima è sorretta dalla storia di un uomo di terra e di lavoro, di onestà e forza creativa, di amore e dedizione a questa antica arte; di un uomo che sa fare dell'amicizia, della semplicità, e della cultura il focolare della fiamma di Euterpe: Poesia come passione, musica, linguaggio, e memoria.  E miglior poeta non poteva essere scelto per omaggiare l'amico Aristide La Rocca.

Nazario Pardini





Pasquale Balestriere


F…L…A…T…U…S….          V…O…C…I…S…

                                                        

          Ad Aristide  La Rocca, in memoria

       

         Accanto all’uscio è sdraiata la notte.

       Ha voce ampia la lampada che irrora

       a giorno per le mie pupille stanche

       la parte del giornale in cui ti scopro

       oltre la vita  da due mesi ormai,

       poeta e amico,  magnanimo di lodi.

       Ormai è muta la tua bella penna

       che non più scrolla il puro oro del sole

       né più canta poemi il generoso

       c          u          o          r          e .

      

              F…l…a…t…u…s…   v…o…c…i…s…

                      alita  brezza leziosa di mezza 

                      notte sinuosa, investendo la luce

                      fulgido scudo alle tenebre edaci. 

 

       Sul balcone dell’anima piegato

       ti seguo, amico mio, tra i meandri

       del cielo  e tendo agguati alla tua fuga,

       per ritardarla con lirici vezzi,

       con cuore antico farla far dimora.

       Ma tu che hai già preso la bisaccia

       non vuoi (forse non puoi)  voltarti indietro.

                     

             F…l…a…t…u…s…    v…o…c…i…s…     

                       breve soffio vocale, alido verbo,

                       labile segno, sul mare del tempo

                       che non fa onda illusi scivoliamo,

                       a rami di vento sospesi, a corse

                       d’aria, al sole precario condannati. 

      

        Vai su  per l’erta via delle stelle

         con passo lieve e lieto portamento,

         la mano alzata in cenno di saluto.

 
         Pasquale Balestriere

                                                                           
 

 

 

 

                                                            

                                                                        

 

 

 

2 commenti:

  1. Complimenti al poeta Balestriere che ha saputo cogliere, nelle sue poesie, una mozione d'incanto "res" da dedicare all'amico scomparso (che non più scrolla il puro oro del sole!) Una dedica generosa e poetica.
    Miriam

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