martedì 29 luglio 2014

DINO CAMPANA: "IN UN MOMENTO"


Maria Grazia Ferraris collaboratrice di Lèucade

Nel ’16 a Firenze la lettura dei Canti Orfici avvicina Sibilla Aleramo a D. Campana ; ne nasce un difficile rapporto - di cui è rimasto un pregevole ed illuminante epistolario - S. ALERAMO- D. CAMPANA- Un viaggio chiamato amore, lettere 1916-1918. a cura di Bruna Conti, ed. Feltrinelli - che finirà nel ’17, quando il poeta sarà internato nel manicomio di Castel Pulci. 
In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
… (1917): è lo struggente addio di Campana.
Ancora più doloroso e dilaniante l’ultima lettera.
Da Livorno, 4-1-1917:

Rina mia,
…io potrei rinunciare a te, ma per sempre. Così bella come un rêve potrei dimenticarti solo per andare molto lontano e non tornare più.
Davanti alle cose troppo grandi sento l’inutilità della vita…..pensa che per vivere l’assurdità del nostro amore hai bisogno di tutta la tua grazia.
Quando sempre mai forse parole giravano nel soffitto del mio cervello. La città è una serie di cassoni balordi. Appiccicato alla spallina del passeggio guardo il mare senza parole come io sono senza pensiero.…dovremmo ancora vedere le Alpi. Nietzsche scendeva di là al mare colla sua sfida. Ahimè Rina perché non mi lasci morire? Là l’edelweis non è dannunziano e la Dora scende in tumulto e il più leggero dei baci crea ancora forse come quando dicevo come delle torri d’acciaio
nel cuore bruno della sera il mio spirito ricrea per un bacio taciturno.
Ah miseria di questi ritorni. Puoi amarmi? Ancora? Ancora? Ancora? Non ti scriverò.
Le mie lettere sono fatte per essere bruciate.

Dino verrà ricoverato definitivamente nel cronicario di Castel Pulci, dove morirà nel 1932.
In tutti quegli anni Sibilla non si farà viva, riprenderà la sua vita e intreccerà, nevroticamente innamorata dell’amore, altre storie.

Maria GraziaFerraris 



Dino Campana
In un momento

In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose

P. S. E così dimenticammo le rose.

(per Sibilla Aleramo)


1 commento:

  1. Nel ’16 a Firenze la lettura dei Canti Orfici avvicina Sibilla Aleramo a D. Campana ; ne nasce un difficile rapporto- di cui è rimasto un pregevole ed illuminante epistolario - S. ALERAMO- D. CAMPANA- Un viaggio chiamato amore, lettere 1916-1918. a cura di Bruna Conti, ed. Feltrinelli - che finirà
    nel ’17, quando il poeta sarà internato nel manicomio di Castel Pulci.

    “In un momento
    Sono sfiorite le rose
    I petali caduti… (1917) : è lo struggente addio di Campana.
    Ancora più doloroso e dilaniante l’ultima lettera
    Da Livorno, 4-1-1917.
    Rina mia,
    …io potrei rinunciare a te, ma per sempre. Così bella comme un rêve potrei dimenticarti solo
    per andare molto lontano e non tornare più.
    Davanti alle cose troppo grandi sento l’inutilità della vita…..pensa che per vivere l’assurdità del nostro amore hai bisogno di tutta la tua grazia.
    Quando sempre mai forse parole giravano nel soffitto del mio cervello. La città è una serie di cassoni balordi. Appiccicato alla spallina del passeggio guardo il mare senza parole come io sono senza pensiero.
    …dovremmo ancora vedere le Alpi. Nietzsche scendeva di là al mare colla sua sfida. Ahimè Rina perché non mi lasci morire? Là l’edelweis non è dannunziano e la Dora scende in tumulto e il più leggero dei baci crea ancora forse come quando dicevo

    come delle torri d’acciaio
    nel cuore bruno della sera
    il mio spirito ricrea
    per un bacio taciturno
    Ah miseria di questi ritorni. Puoi amarmi? Ancora? Ancora? Ancora? Non ti scriverò.
    Le mie lettere sono fatte per essere bruciate.

    Dino verrà ricoverato definitivamente nel cronicario di Castel Pulci, dove morirà nel 1932.
    In tutti quegli anni Sibilla non si farà viva, riprenderà la sua vita e intreccerà, nevroticamente innamorata dell’amore, altre storie.
    M.G.Ferraris

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