Lorena Turri nel Teatro dei Servi di Massa dove ho ricevuto il riconoscimento per il sonetto |
Umberto Cerio collaboratore di Lèucade |
Interessanti queste liriche di Lorena Turri, soprattutto “Palla di vetro”, composta in endecasillabi sciolti che, se pure costretti ad una metrica fissa, danno però il senso di una libertà compositiva in cui prevale una mirabile sintesi di espressività definita ben strutturata e profonda. I versi sono quasi sempre ritmicamente sottoposti ai canoni tradizionali, con qualche isolato azzardo, che diventa un “bel fiore” fuori stagione. Essi si arricchiscono di qualche enjambement e di assonanze che aggiungono armonia alla profondità del sentire. Interessanti, poi, i due sonetti, “marotique” il secondo, impreziosito dall’ ”inventio” e dalla rarità di aver posto il distico tra la terza e la quarta strofe e dal conio certamente personale dell’autrice del “cinciallegrando”, nonché dal dono offerto ai passeri -anche per loro è Natale- di un pensiero e di un sentire (molto umano): la delusione per la tristezza degli uomini che non capiscono il loro volo e il loro gioco. E poi “NON COLORE”, fatta di ripetute rime e assonanze tali da creare un gioco verbale di grande effetto compositivo, dove serpeggia una tristezza sommessa per tutti i quattordici versi del sonetto di classica fattura. Il non colore delle vita che caratterizza la prima quartina si diffonde attraverso tutto il componimento fina alla disperata assenza della speranza:”Buio pesto./ Anche oggi che è Natale, se ci penso”. Ci troviamo si di fronte ad un pessimismo carico di malumore, ma composto e sereno. Non a caso questo sonetto ha vinto un premio prestigioso a Carrara. Brava, Lorena, e complimenti non di occasione.
Umberto Cerio
DIAMOCI DEL TU
Mi rifiuto di unirmi alla sfilata
sotto luci incendiate dal Natale,
con bocche serpeggianti di sorrisi
nel dirsi frasi sempre più cortesi,
nel darsi sempre un rigoroso “Lei”.
L’amore, quello vero che all’Io manca
è il “Tu”, anche sfacciato, come un bacio
che sa, con labbra accese, dire “t’amo”
persino sotto l’albero più
brullo
NATALE PERSO
Su esili corpi sono più grandi gli occhi
così scuri e profondi
che ad entrarci dentro c’è da smarrirsi
così scuri e profondi
che ad entrarci dentro c’è da smarrirsi
in mille ossicini fragili.
Chi colmerà la fame antica?
Ogni Natale è perso nel dolore degli sguardi
che implorano la Vita con tanta fissità.
ALMENO
OGGI
Porto sogni annodati
lungo una scia di stelle polverose;
pesanti i passi sui miei viali
tra alberi luccicanti di stille.
Ma non sono sola.
Compagno m’è il coro
di una cheta solitudine.
Rare volte candidi fiocchi
spiegano un sorriso
e dimentico.
Prego - anche -
come oggi che è Natale.
Almeno oggi - per davvero -
IL NATALE DEI
PASSERI
I passeri banchettano nel prato,
sotto le rosse bacche d’agrifoglio.
Un cinguettio soave e spensierato
mi dice: - Ecco, il Natale è sopra il soglio!
-
Quanto li invidio, quei pennuti buffi
che delle pozze d’acqua fan bacile,
cinciallegrando e poi, d’un tratto… fuffif…
spariti tutti, sopra i tetti in file!
E da lassù ci guardano confusi
senza capir perché siamo delusi.
Oh, miei cari volatili piccini,
noi siamo umani tristi, e senza “l’ale”:
le pozze e bacche rosse, a noi meschini,
non danno un bagno e un pranzo di Natale!
NON COLORE
Ed ecco un’altra
sera che dispera,
dietro un umido
vetro di squallore
asserragliata e
dentro una bufera
di pensieri
confusi. Non colore
di vita che non
trova la maniera
di ricomporsi,
immobile nelle ore
e negli spazi
eterni di una sfera.
Non colore di
un’anima che muore.
Non c’è
consolazione, nessun senso,
né mai il
significante, come il gesto.
Non colore in
sostanza di condensa.
E dispera la sera
sulla mensa
deserta di
speranza. Buio pesto.
Anche oggi che è
Natale, se ci penso.
(Premiata
“Campione del sonetto” 2014 al premio “Massa, Città fiabesca di mare e
marmo)
PALLA DI VETRO
Natale è quando il sole batte al vetro
rotondo della vita. Capovolta
la palla, non c’è
pioggia e non c’è neve
né madide, né gelide illusioni.
Tutto brulica dentro in armonia
con la natura e il volo degli uccelli.
L’abete, che troneggia alto e antico,
è un campanile a rintoccare pace
sull’eterno vagito d’alba. Luce
che al tramonto, pacato, scioglie il sonno
va balenando d’intenso nitore
sulle lancette esatte di una stella.
Lorena Turri
Mia, straordinaria Lorena,
RispondiEliminarecensita in modo eccelso dal caro Umberto. Non posso esimermi dal dedicarti due semplici parole. Ai miei occhi tu incarni la rivoluzione culturale, la capacità di andare controcorrente dando un senso reale, profondo agli eventi ai quali si continua, purtroppo, a dedicare solo versi insulsi e smielati. Il tuo lirismo è disamina forte, sanguigna dei giorni nella loro autenticità. Mi hai trafitta con la poesia è dedicata al Natale dei passeri:
"Oh, miei cari volatili piccini,
noi siamo umani tristi, e senza “l’ale”,
che afflato incredibile e quale paragone dal sapore di provocazione per noi 'forzati delle festività'... Il sonetto che vinse a Massa l'avevo letto, l'ho conservato in un 'cassetto' del computer e, rileggendolo nell'ambito di questa Silloge, ne ho subito ancora il fascino tormentato, l'impareggiabile capacità di denudare la realtà e di porgerla nella sua crudezza. Eppure non v'è traccia di rabbia, solo dolore, strappo, solitudine. Riesci a dare forma ai sentimenti più difficili:
"E dispera la sera sulla mensa
deserta di speranza. Buio pesto.
Anche oggi che è Natale, se ci penso".
Questa chiusa ruba l'anima. E cosa dirti della poesia che chiude il tuo canzoniere natalizio? "Palla di vetro" racchiude le sensazioni che si agitano dentro tutte le persone , che hanno subito sottrazioni, che non vedono il Natale nelle pagine dei riti fin troppo consumati, sullo spartito delle convenzioni. Inneggi alla 'rinascita', nell'accezione che condivido. Non sappiamo il giorno esatto in cui è nato Gesù, sappiamo solo che la tradizione è andata deteriorandosi, ha perso la sua valenza e non v'è concetto che risulti più mirato del tuo:
"Natale è quando il sole batte al vetro
rotondo della vita. Capovolta
la palla, non c’è pioggia e non c’è neve
né madide, né gelide illusioni".
Sei un autentico talento e una donna che dà l'Esempio. Conoscerti è stata una grande fonte di arricchimento e mi ha aiutato a perdere i fronzoli e acquisire le verità. Ti stringo forte.
Maria Rizzi
Ringrazio il professor Nazario Pardini, per il dono di questo spazio e il professor Cerio per la pregevole recensione che mi onora e gratifica.
RispondiEliminaAbbraccio la cara Maria Rizzi che ha sempre belle parole per me di entusiasmo e stima.
Auguro a voi e a coloro che passano e un poco sostano in quest'isola di cultura e di grande umanità un Natale sereno, con l'auspicio che il Nuovo Anno sia ancor più foriero di bellezza e di umanesimo.
Lorena Turri
Qui il Natale è innanzitutto (soprattutto?) un'occasione di canto, una lente attraverso la quale leggere una eccezionale quotidianità che trova nel lessico natalizio (stella, abete, neve, agrifoglio, bacche rosse, luci, fiocchi) il suo vestito della festa, la chiave che dà accesso a un'intimità trepida e pensosa, in qualche modo confortata dallo spirito del Natale.
RispondiEliminaPoesia d'impianto classico che, come ottimamente scrive l'amico Umberto Cerio, è connotata da " una libertà compositiva in cui prevale una mirabile sintesi di espressività definita ben strutturata e profonda". E perciò si offre a gradevole e pervasiva lettura.
Complimenti a Lorena Turri e a Umberto Cerio.
Pasquale Balestriere
Grata al professor Balestriere per aver sostato sulle mie liriche.
RispondiEliminaLe giungano i miei auguri per questo Natale e per l'Anno che verrà.
Lorena Turri