PITTORE E
SCRITTORE DEL GOLFO
Testimonianza
di
Paolo Bassani
Conosco e sono in amicizia col pittore scrittore Carlo Alberto
Longaretti da decenni. In passato ho già avuto occasione di fare alcune
riflessioni sulla sua creatività pittorica, come quando espose alla Galleria
Vallardi. Di quella lontana mostra del 1978 custodisco un’opera significativa
(i giaggioli) che piacque particolarmente al Vescovo Siro Silvestri, venuto a visitare
la rassegna. Longaretti ed io abbiamo fatto lo stesso percorso professionale in
una grande azienda IRI.. L’impegno
lavorativo non ci ha però impedito di
dedicarci (naturalmente nel tempo libero) alle nostre passioni. Mi ricordo che
nella pausa meridiana (a fine pranzo) ci incontravamo con altri amici, anch’ essi
animati dalle medesime vocazioni. Era nato un gruppo artistico aziendale che
per diversi anni diede vita ad una intensa attività. Mi ricordo, per esempio,
le mostre di pittura e poesia, come quella tenuta alla Sala Dante della Spezia.
Ebbene, in questo ambito, la nostra amicizia nata sul lavoro, prese una
consistenza più intensa, più profonda. Ci sentivamo in perfetta sintonia
“spirituale”. La creatività, infatti, in qualunque forma si presenti, ha il
potere di avvicinare, di unire. Terminata la stagione del lavoro, Longaretti ha
continuato con la medesima passione a creare: all’attività pittorica ha unito
quella letteraria. Un impegno che dà motivazioni e soddisfazioni al suo tempo
libero, assicurandogli quella vitalità del pensiero che è estremamente importante,
come l’esercizio fisico, per mantenersi “giovani”. Ogni stagione ha i suoi
frutti, basta cercarli e saperli amare. Sì, anche quella del post lavoro,
soprattutto quando si ha il dono della creatività. Creatività che fu sintetizzata,
alcuni anni or sono, in tre momenti fondamentali a compimento della vita: fare
un figlio, scrivere un libro, piantare un albero. Sì, scrivere un libro, che
riporti pagine del proprio esistere, è un po’ il segreto sogno di ogni uomo.
Più ci s’ addentra nel cammino degli
anni, più si sente questo desiderio. Anch’io lo avverto. L’ho voluto ricordare
in alcuni versi di una mia composizione: “Le stagioni passano: va l’una e
l’altra subito s’appresta. Vanno gli uomini, gli eventi, le speranze e i
sogni. Resta solo la memoria e la paura di vederla scomparire nella
nebbia”. Penso che, proprio questo stato d’animo, sia la spinta propulsiva che
fa prendere la penna e scrivere le proprie pagine della memoria. La vita di
ogni uomo, è stato scritto, è sempre qualcosa di nuovo, di straordinario, di
irripetibile. Un frammento d’umanità che sarebbe bene potesse essere
conosciuto. Ognuno, letterato e non, in cuor suo sente il segreto desiderio di trasmettere
a chi gli sta vicino, soprattutto alle nuove generazioni, un pensiero, una
parola, la propria immagine interiore, che diventa un autentico ritratto
spirituale, la vera fotografia dell’anima. Pagine che possono diventare una
testimonianza, un frammento di storia. Una storia minore che forse non si
studierà mai sui libri di testo, ma che non è meno importante nella storia di
una comunità, perché ha il sigillo dell’ autenticità: è scritta, infatti, da
chi l’ha vissuta in prima persona. Questa verità è stata riconosciuta anche a
livello istituzionale. Non per nulla sono nate, anche qui alla Spezia,
iniziative in questo senso, come il Concorso letterario “Storie di quartiere”,
che invoglia il cittadino a scrivere le proprie pagine della memoria. E’ stato
detto, giustamente, che non esiste futuro senza memoria. Sì, la memoria è la
radice che unisce il passato al presente, e il presente al tempo che verrà. La
memoria è il segno della continuità nella storia dell’uomo. Sì, anche oggi,
anche nel tempo del computer, di Internet, di tecnologie sempre più
sorprendenti. Sì, anche oggi, perché l’ uomo, in fondo, nonostante i progressi
fatti sulla via della conoscenza, rimane pur sempre uomo, con la sua fragilità,
con i suoi limiti, le sue attese, le sue contraddizioni, ma anche con la sua
speranza, con la sua inesausta sofferta ricerca della verità. La scrittura di
Longaretti, si innesta in questo percorso della memoria, in cui prosa e poesia
si uniscono con le immagini di sue opere
grafiche significative. Sì, Carlo Alberto ama la magia del libro: il caro vecchio libro, con le sue pagine di
carta! Non si offendano le nuove tecnologie (il computer, Internet), certamente
utilissime, con cui, peraltro, intrattengo buoni rapporti. (Al computer ho dedicato
perfino una poesia). Non si offendano se adesso affermo che, invero, il libro
tradizionale è altra cosa; qualcosa di insostituibile. Uno strumento, il libro,
che non ha bisogno di fili, di batterie, che non ha paura di black out, di
virus, che non ha timore - come il computer e l’uomo - di smarrire la memoria e
tornare al nulla. Il libro è dunque uno strumento insostituibile, che consente
all’autore di sopravvivere. In fondo -come diceva Aldo Palazzeschi- “ogni
scrittore (anche se lo nega) cerca sempre un lettore: una mano amica
da stringere nell’ oscurità”.
Paolo Bassani
ALCUNE SUE OPERE RECENTI
Nessun commento:
Posta un commento