MOTIVAZIONE
ALLA SILLOGE I CLASSIFICATA
AL PREMIO "IL PORTONE 2016"
"PAESAGGI"
DI
MARIA TERESA LANDI
Silloge densa, fitta, di simbolico
esistenzialismo, di ricchezza paesaggistica, che, con il suo percorso
strutturale, abbraccia e dà corpo ad un ontologico senso dell’esistere; a
quello di una vita che trova nella realtà contingente i riflessi di un epigrammatica
storia: “Paesaggi è il titolo di questa silloge; paesaggi reali e sognati,
richiamati dal passato o parti del presente. Le immagini sfilano davanti agli
occhi e nel cuore, si accavallano una dopo l’altra, spesso limpide, altre volte
confuse…”, scrive la poetessa nella sua presentazione. E si sa che la vita è
fatta di turbamenti, riflessioni, illusioni, delusioni, amori, sogni,
memorie… Sta nel trovare il coraggio di
raccontarla “ la mia storia,/ senza fuggire ogni volta/ a cercare chissà cosa e
perché […]”; sta nella complessità dei subbugli intimi il cuore di questo
“poema”; nella sua scioltezza, nella sua euritmica fusione, nell’abbraccio che
la natura volge al tutto, consapevole di dover rendere alla penna le immagini
rivestite di pathos e di energia poetica. E anche se giochi di sotterranee
malinconie ne pervadono gli intrecci effusivi, al fin fine quello che domina è
uno straripante amore per la vita; per le rievocazioni cariche di sostanza
umana, ri-vissute nei silenzi, quando “tutto hai già detto e non servon parole”.
È lì che la poetessa trova la sua serenità.
Nazario
Pardini
DAL TESTO
Il vento
s’insinuò
tra le
vecchie fessure dei muri.
Portava
con sé la sabbia rossa
del deserto
africano, prepotente,
scabra
carta vetrata sul viso
e le
braccia.
Più tardi
ecco la pioggia
dal mare,
a
tratti violenta, poi più calma,
leggiadra.
Le labbra
crepate l’accolsero
grate a placare le tante ferite
tracciate
dal segno ingrato del tempo.
M. Teresa Landi
Teresa Landi in questo “paesaggio” cattura, con acuta sensibilità di un lirismo direi materico, i ritmi temporali della Natura.
RispondiEliminaAscendendo e incidendo (v. s'insinuò... l'accolsero...) una progressione condizionata dal Tempo, la poetessa “personalizza” i muri, la sabbia, la pioggia, le labbra, il viso, il deserto, il flusso stesso del Tempo...
Il Tempo (supremo giudice dell'esistere di esseri e cose) nei versi si trasforma anche in tracciato ingrato, denso di feritoie per labbra crepate e placate.
Peraltro il realizzo di un'immagine poetica vissuta sostanzia un “tutto” esistenziale comprensivo della Natura che circonda l'essere umano a sanare lutti e dolori. (… pioggia del mare... leggiadra...) Marco dei Ferrari