venerdì 3 febbraio 2017

BALESTRIERE, PARDINI: "PREMIO RABELAIS '97"



PREMIO RABELAIS 1997

Sono pervenuti n° 198 testi di autori in rappresentanza di diciotto Regioni d’Italia e due Stati esteri (Germania e Slovenia).
La Giuria ha dichiarato vincitori, a pari merito, in ordine alfabetico, i poeti:

Pasquale Balestriere
Enzo Calcaterra
Gennaro Grieco
Domenico Ienna
Dante Maffia
Bruna Milani
Renzo Nanni
Nazario Pardini
Paolo Polvani
Paolo Sangiovanni


I TESTI DI BALESTRIERE E DI PARDINI










Testamento di... vino

Mio padre mi guidava tra i filari
di grappoli opulenti, e con amore
ne notava la forma e il colore;
parlava di raccolti spesso avari,

di patimenti, di fame, di lune.
Poi brillò l’uva nei ricchi palmenti
-sommesso clamore di perla-. “Senti,”
diceva, “da ogni luce resti immune

il mosto e da molesti soffi ghiacci.
E pace abbia per tutto l’inverno.
Ma, divenuto vino, con paterno
governo, quando il tempo non minacci,

travasa all’ultimo quarto di luna.”
Mio padre mi guidava tra le botti,
sfiorava cerchi e doghe. “Anche le notti
devi vegliar se vuoi aver fortuna.

Del vino, tu vedrai, niente ti rende
più sazio: tanto in sé somma d’odore,
di colore, sapore e di vigore.”
Così diceva a me fanciullo. (Accende

lumi la sera che rattrista.) E venne
poi il tempo del “Nunc est bibendum”, “vina
liques”, della letteraria cantina.
La vita più mio padre non sostenne.
                                                                   
 Ora egli parla con bocca di vento:
lievi parole che graffiano il cuore.
Tra filari di stelle, dio minore,
ancora scruta il tempo, ancor l’avvento

attende ansioso della pioggia: solo,
spirito dolce e mesto, dopo il volo.

Pasquale Balestriere





Le vendemmie di Delia                  


Andiamo insieme Delia per la strada
che ci portava un tempo alla tua vigna,
mi piace rievocare al solatìo
dei chicchi il biondeggiare di trebbiano
o il moreggiare rosso sangiovese.
Seguiamo il corso per le dritte fratte
solcate nella strada abbandonata
dai carri che aggiogavano i tuoi buoi;
ed ora è là che la mia zolla tace             
ai piedi di una vigna ormai sepolta
d’erba gramigna sopra terra incolta.

Rivedo i tini e lo schioccare ferri
odo ancora tra i pampini invecchiati
ed il frusciare di procaci pigne.
Il battere dei pigi e i canti antichi
di voci seminate per i colli
e le leggere vesti sul tuo dorso
che la brezza brunastra svolazzava
nell’aria pregna d’umida dolcezza.
Quante volte le mani sfioravamo
nel recidere il tralcio
e un bacio di nascosto ed un abbraccio
tra le foglie amarognole di viti
e poi fuggivi.
Sente il mio seno ancora
l’acre sapor di vino
dall’afrore del tino,
lampi di luce rossa sulla tua smossa chioma.

E i sorsi di dicembre
del giovanile nettare brioso
contenente d’agosto il sol fulgente
e i canti e i suoni
sul tavolo di quercio:
era Natale,
dal davanzale un tralcio ormai sguarnito,
ma noi levando il dito in alto
festeggiavamo  uniti le vendemmie
a brindisi di calici d’amore
da noi raccolti tra l’estive gemme.


Nazario Pardini



2 commenti:

  1. Atmosfere magiche ricamano un tessuto di versi che arrivano a noi carichi della memoria emotiva di cui sono interpreti. E qui parliamo di Poeti.

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  2. Un magnifico dittico a due voci, un dialogo poetico con le figure più importanti della vita dei Nostri, che li accompagnano tra i filari della vigna con tutti gli elementi suggestivi che l'arte del fare contadino regala alla memoria. Ecco due esempi impareggiabili di poesia, che si alimentano vicendevolmente con il loro sapore classico, alla cui cantina noi attingiamo e beviamo il prelibato nettare poetico.
    Vi leggo e resto in ascolto.

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